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→  luglio 1, 1994


La rivoluzione nei servizi offerti dal­la pubblica amministrazione: que­sto dovrebbe essere il tema cen­trale del programma politico dell’opposizione, così come lo è nell’Ame­rica di Clinton nelle laburiste Australia e Nuova Zelanda, nella patria della so­cialdemocrazia, la Svezia. Anche dall’i­niziativa che l’opposizione saprà pren­dere, dalla qualità delle risposte che sa­prà dare dipenderà se essa potrà risulta­re vincente al prossimo confronto elettorale, o se conoscerà la sorte del laburi­smo inglese, alla sua quarta sconfitta con­secutiva.

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Pubblicato In: Varie
→  giugno 22, 1994


E’ noto da tempo che le preferenze politiche non si dispongono lungo una linea, ma che occupano uno spazio che contiene anche altre direttrici: con qualche rozzezza semplificatoria possiamo immaginare un asse innovazione-conservazione in tradizionale destra-sinistra. La prima polarità è dotata oggi di un potenziale di attrazione assai maggiore dell’altra. Le forze progressiste apparivano ancora a dicembre ’93 posizionate sull’asse dell’innovazione: è successo che con la famosa ‘discesa in campo’ di Berlusconi, in pochi mesi il cosiddetto polo delle libertà è riuscito a occupare prepotentemente il quadrante dello spazio delle preferenze politiche. Questa, e non l’alleanza con Rifondazione, è la vera causa della sconfitta elettorale dei progressisti.

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Pubblicato In: Varie
→  giugno 21, 1994


Lettera al Direttore

Giovedì scorso, in Commissione Industria, ho votato contro gli emendamenti al decreto sulla privatizzazione dell’Ina, a favore della tesi del Governo ed in modo difforme da Lega, Pds e Rifondazione. Credo di dovere spiegare a chi ha contribuito alla mia elezione la logica di tale  comportamento.

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Pubblicato In: Giornali, La Repubblica
→  giugno 1, 1994


I temi su cui la maggioranza ha vinto le elezioni (introdurre nel paese la mentalità di mercato, liberare le forze produttive, ammodernare il mercato finanziario) non sono esclusività della destra, ma sono condivisi da gran parte del Paese, sono di grande interesse anche per l’opposizione, almeno per una sua parte. Si rilevano però numerose contraddizioni interne. Questo governo ci è costato in Europa una perdita di credibilità. I nostri alleati temono i germi del fascismo (senza prefisso) e del razzismo. Della fiducia espressa con il voto, la maggioranza sembra voler fare un uso estensivo, pretendendo di godere di un avallo a priori su ogni questione.

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Pubblicato In: Varie
→  giugno 1, 1994


Con sempre maggiore frequenza, la formazione di un governo ombra viene proposta sia come generico ricostituente per l’astenia e la sindrome depressiva della sinistra, sia come specifico rimedio polivalente: per dotarla di una cultura di opposizione, per far nascere un nuovo soggetto politico, per fare emergere una nuova leadership. Governo ombra nella accezione classica derivata dal mondo politico inglese, è tale perché segue come un’ombra i passi del governo vero, tallonandolo con controproposte in ogni sua mossa. Alla parola governo si associa l’idea di una struttura organizzata, stabile, visibile: dar vita a un governo ombra è quindi cosa diversa dall’individuare specializzazioni e competenze su argomenti specifici, quali già si formano nei lavori delle commissioni parlamentari.

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Pubblicato In: Varie
→  maggio 9, 1994


Nelle privatizzazioni «il governo, ha scritto su «La Stampa» l’ex ministro dell’Industria Paolo Savona nella sua intervista alla Stampa, aveva deciso di valutare caso per caso quale dei tre obbiettivi (sviluppo, governabilità, diffu­sione dell’azionariato) dovesse essere privilegiato nell’interesse generale del Paese». Non sembra trattarsi di alternative diverse: il governo si legittima anche in ragione dello sviluppo che riesce, a promuovere, e la diffusione, dell’azionariato non è un bene in sé, ma solo se serve ad evitare intrecci di interessi che frenino lo sviluppo e vendichino il con­trollo. In realtà la vera scelta è tra il massimizzare i proventi per i venditori (l’Iri o il Tesoro) e il cogliere l’occasione delle pri­vatizzazioni per ridisegnare la mappa delle attività imprenditoriali nel Paese: nel senso, si sperava, della modernizzazione e dell’allargamento.

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Pubblicato In: Giornali, La Stampa