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→  luglio 3, 2025

 

 

Al Direttore.

“Gli Usa attaccano l’Iran: cosa succede ora?” è il titolo dell’incontro promosso dall’Ispi il 23 giugno acui partecipavano Alessandro Colombo, professore di Relazioni internazionali all’Università di Milano, Paolo Magri,presidente del comitato scientifi co dell’Ispi e, in remoto, Lucia Annunziata, membro della commissione Esteri delParlamento europeo. Moderava Simone Sabattini del Corriere della Sera. Finite le relazioni, chiesi di parlare, perosservare: prima di tutto che “attaccare” non mi sembrava il verbo adatto a descrivere il lancio di 4 bombe, troppopesanti perché potessero essere trasportate dagli aerei di cui dispone Israele. E poi per manifestare il mio stupore chein tutto il convegno, da nessun relatore fosse stata detta una solo parola che contenesse le radici “atomica” “nucleare”e analoghe. Non già per addebitare all’Iran l’intenzione di costruire la Bomba, men che meno di minacciare di usarla,ma almeno per contestualizzare il presunto “attacco”, e avere qualche speranza di prevedere “cosa succede ora”. Unacosa la seppi praticamente in tempo reale: avendo io accennato all’orologio che a Teheran scandisce il tempo entro cuideve esser distrutta“l’entità sionista”, un relatore mi disse che l’orologio era stato distrutto.

 


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  giugno 6, 2025

Al Direttore.

Nella mia prima campagna elettorale, quella del 1994, andai a parlare, tra l’altro, anche in alcune sezioni di Rifondazione comunista. Il mio argomento preferito era spiegare perché l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori (Legge 300/1970), che riguarda il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, non era nell’interesse del lavoratore. Fui eletto.

Incontrai Pietro Ichino, che mi confermò nelle mie convinzioni, e mi passò l’articolato che aveva previsto per riformare quelle norme. Nella successiva XIII legislatura presentai la proposta di legge S 2075, “Disciplina del recesso del datore dal rapporto di lavoro”. Non passò, ma io continuai a occuparmi con passione della materia, fino al Jobs Act.

I referendum dell’8 giugno propongano l’abolizione proprio di quel che resta del Jobs Act. Per trentennale coerenza non andrò a votare e invito quanti simpatizzarono con la mia attività politica a fare altrettanto.

 

 


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  maggio 17, 2025

Al Direttore.

La conferma della condanna in appello decisa dalla Cassazione per l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia e di Atlantia Castellucci ha sollevato forti dubbi. Dubbi innanzitutto per la sproporzione tra le attività che Castellucci svolgeva e la causa del gravissimo incidente presso Avellino per il quale è stato condannato. Castellucci è stato l’artefice, dal 2005 al 2019, della trasformazione di Autostrade da monopolista italiano pubblico e inefficiente a leader mondiale nel settore delle infrastrutture, con attività nel settore delle autostrade, degli aeroporti e dei sistemi di pagamento in quattro continenti. Artefice del risanamento dell’aeroporto di Fiumicino passato in pochi anni, sotto la sua gestione, da essere il peggior aeroporto europeo a modello per qualità del servizio ed efficienza. E anche artefice del netto miglioramento della sicurezza sulle autostrade italiane: l’asfalto drenante e il Tutor sono invenzioni tutte italiane. Azionista di riferimento del Tunnel sotto la Manica, delle principali reti autostradali in Italia, Spagna, Francia, Argentina, Brasile, Cile.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  aprile 9, 2025


Mi racconta mio nipote che nella sezione della prima media della scuola che frequenta nel centro di Milano, finita la lezione alcuni ragazzi, col braccio teso nel saluto romano, fanno suonare sui telefonini a pieno volume una canzone d’altri tempi, «Faccetta nera». Perché è l’inno mussoliniano, avrebbe spiegato un ragazzo. Il fatto è stato confermato da diversi ragazzi e dai loro genitori. La preside sta studiando che provvedimenti prendere. Ai miei tempi sarebbe stato il 6 in condotta, che implicava ripetere l’anno.
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Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  marzo 27, 2025


Al Direttore.

Grazie a Dario Franceschini: non se ne poteva più. De Benedetti o Debenedetti, con le varianti del minuscolo maiuscolo. E sempre a chiedere, a precisare, a correggere… Peccato che il nome da signorina che ha poi sposato Benaja non siamo riusciti a trovarlo. Era nato nel 1540, morto nel 1607, scappati, probabilmente entrambi da Isabella la Cattolica. Attraverso la Francia fino a Cherasco.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  febbraio 3, 2025


di Aldo Cazzullo e Roberta Scorranese
Franco Debenedetti: «Il caso dell’eredità di Vattimo? Caminada è innocente. Io a 92 anni non smetto di sciare»

Franco Debenedetti, è vero che a 92 anni va a sciare?
«Certo. Sulle Tofane. E a Dobbiaco».

Come si arriva alla sua età in piena forma?
«Mio padre è morto a 99 anni: una piccola beffa per uno come lui, che voleva arrivare a cento a tutti i costi».

Genetica, dunque?
«Non so. Posso però dirvi che bevo un bicchiere di rosso a pasto e mangio di tutto, tranne la testina. E ho sempre coltivato il piacere di scivolare nel sonno accompagnato da un bel libro».

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Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali