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→  marzo 14, 2024


“Crimini contro l’umanità”, “genocidio” sono termini che ricorrono sovente nei resoconti delle guerre di Ucraina e di Gaza: di solito a sproposito, comunque senza riferimento al contesto in cui i due termini vennero creati. Sono termini giuridici, comprensibili però solo avendo ben presente le vicende vissute e le sofferenze patite: per questo se ne sentì la necessità. “La strada verso est” di Philippe Sands descrive la ricerca minuziosa di tracce e di indizi con cui ricostruire le vite dei personaggi e delle loro famiglie: singole storie nelle immense tragedie per cui furono creati gli strumenti atti a condannare i capi nazisti al processo di Norimberga, e che poi entrarono nel diritto internazionale.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  marzo 13, 2024


Caro Direttore,

il 9 marzo sul palcoscenico della Scala in tutta la sua larghezza appariva uno striscione su cui era scritto a lettere cubitali «Cessate il fuoco».

Sarebbe auspicabile che alla prima occasione, sul palcoscenico del nostro Teatro, apparisse uno striscione uguale a quello del 9 Marzo, ma con una scritta diversa: «Liberate gli ostaggi».

Infatti prendere ostaggi è, nel diritto internazionale, un crimine contro l’umanità. Non è invece considerato criminale che un Paese combatta un’organizzazione terroristica che da anni bombarda di missili le sue città; che lo ha recentemente invaso, commettendo inenarrabili orrori.

Il Sindaco di Milano è d’ufficio Presidente della Fondazione del Teatro alla Scala. In quanto tale mi rivolgo a lui: si adoperi affinché dal nostro Teatro arrivi un messaggio più coerente e, quindi, più utile.

Mi permetto anche di fargli arrivare una copia di «Sabato nero», il libro di Giulio Meotti in cui quelle nequizie sono enumerate.


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  marzo 11, 2024


Caro Aldo,
al liceo ho letto «Perché non possiamo non dirci cristiani», e sono cresciuto col «Breviario di estetica»: Benedetto Croce! Abolirlo (la) sarebbe imperdonabile.

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Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  marzo 4, 2024


di Franco Debenedetti e Carlo Stagnaro

Il piano del governo Meloni non è una rivoluzione ma un aggiustamento marginale delle partecipazioni pubbliche. In questo contesto le privatizzazioni possono diventare un’occasione per aumentare la concorrenza

Le polemiche sull’ingresso dello stato nel capitale di Stellantis hanno fatto perdere di vista la polemica precedente: quella sulla “svendita” di asset pubblici. D’altronde, le stesse imprese italiane – come ha notato Ferruccio De Bortoli sull’Economia del Corriere della sera di lunedì 19 febbraio – sembrano ben poco interessate alle privatizzazioni, diversamente dal passato. Forse la ragione è che in ballo non c’è una scelta (verrebbe da dire) di politica industriale, ma una mera riorganizzazione delle partecipazioni finanziarie dello stato. Sul quotidiano di via Solferino, Francesco Giavazzi aveva a sua volta notato che ciò “significa che [Giorgia Meloni] vuol continuare a controllarle e usarle come strumento di intervento sui mercati” (3 febbraio). A noi sembra che possa essere vero anche il contrario: le privatizzazioni possono diventare un’occasione per aumentare la concorrenza.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  febbraio 29, 2024


Al direttore.
Prendere ostaggi in un contesto di conflitto armato è considerato un crimine contro l’umanità. Non è invece un crimine fare prigionieri, purché essi siano trattati umanamente, in modi definiti da accordi internazionali. C’è quindi una insanabile contraddizione alla radice delle trattative fra Hamas e Israele per scambiare cittadini israeliani presi come ostaggi con prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane: nessun moltiplicatore numerico può eguagliare un crimine contro l’umanità a fatti leciti purché nel rispetto di determinate condizioni.


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  febbraio 23, 2024


Al direttore.
Martedì 20 febbraio, nella Sala Buzzati del Corriere si presentava “Giacomo Matteotti, il nemico di Mussolini” di Marzio Breda e di Stefano Caretti. Matteotti fu assassinato nel 1924, cent’anni giusti prima che la stessa sorte toccasse ad Alexei Navalny, “il nemico di Putin”, anch’egli in modi ancora da chiarire, anche la sua salma brutalmente offesa. Ma quando uno spettatore fece notare la singolare e pur non insignificante coincidenza, nessuno, né dal palco né dalla sala, accennò a un applauso di solidarietà.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio