Al direttore.
Se sull’invio di armi all’Ucraina la Schlein dovesse prendere un’ambigua posizione malpacifista, allora sarebbe Schluss. Con lei di certo, ma anche con il Pd e mezzo secolo della sua storia.
Al direttore.
Se sull’invio di armi all’Ucraina la Schlein dovesse prendere un’ambigua posizione malpacifista, allora sarebbe Schluss. Con lei di certo, ma anche con il Pd e mezzo secolo della sua storia.
Franco Debenedetti a proposito di “Radicalità” di Carlo De Benedetti: sì, c’è bisogno di scelte decise, ma si deve anche rimettere l’istruzione in testa a un programma di riforme. Con la giusta fiducia nell’Italia e negli italiani
Anticipandomi l’invio del suo ultimo libro, mio fratello tenne a premunirsi, avvertendomi che non sarei stato d’accordo con quanto aveva scritto. Ma è lui a ricordare che in famiglia ero noto come un bastian contrario: e quindi proprio qui lo smentisco. Condivido infatti, prima di tutto, il titolo: in quel “radicalità”, rosso al centro della copertina, riconosco il suo carattere e concordo che sia l’approccio necessario per attuare ciò di cui ha bisogno questo paese. Senza dover andare fino a pagina 103 per trovare “non credo, sotto alcuna forma, alle imprese di stato e non possono essere i governi a presidiare l’innovazione”, frase che ovviamente condivido in toto. Non sono d’accordo invece su quello che non ha scritto, cioè mettere la scuola in testa al programma di riforme. Che i risultati del nostro sistema educativo, confrontati a quelli di altri stati, siano imbarazzanti, è noto; noto che la scuola è il più sicuro strumento per favorire la crescita, e con quella abbattere un po’ per volta il nostro 156 per cento di debito in rapporto al pil. e per attivare l’ascensore sociale. Ma la nostra scuola, renitente a giudicare, rifiuta di essere giudicata: hanno messo la parola “merito” nel nome del dicastero della Pubblica istruzione, ma per superare le reazioni degli insegnanti e dei loro sindacati al solo nominare la prospettiva di introdurre criteri di valutazione del merito, sarà necessario mobilitare tutta la radicalità disponibile.
leggi il resto ›
Le Iene intervistano Gianni Vattimo e Simone Caminada
Simone Caminada, assistente e compagno di vita del filosofo Gianni Vattimo, è stato appena condannato a due anni per circonvenzione di incapace. La sentenza ha bloccato anche le loro nozze civili già programmate. A Le Iene raccontano una storia molto diversa.
leggi il resto ›
Caro Direttore,
che peso sul cuore oggi. I milioni di sofferenze atroci, una per una, giorno dopo giorno, ora dopo ora. E il debito contratto per averle, grazie alla fortuità del caso, scampata. I criminali di Auschwitz, i pazzi del Wannsee non sono nati dal nulla: nel giorno del ricordo rileggiamo Poliakoff.
Intervista di Christian Benna a franco Debenedetti
Franco Debenedetti: «Badiamo piuttosto alle eccellenze piemontesi»
«Si può anche sognare ma è pericoloso vivere fuori dalla realtà. L’Olivetti ha lasciato in eredità nel nostro territorio rilevanti risorse di capitale umano e un’immagine che poche altre imprese al mondo possono vantare. Ma quale vantaggio strategico possono apportare a chi vuole fare batterie di nuova generazione?». Franco Debenedetti, già vice presidente e poi ad di Olivetti negli anni d’oro dell’Olivetti, ha compiuto 90 anni il 7 gennaio. «Il regalo più bello — racconta l’imprenditore, politico e saggista torinese — mi è stato fatto dall’Istituto Bruno Leoni, di cui sono presidente, con un libro che raccoglie saggi sull’attività che ho svolto dopo quella imprenditoriale, da politico e da editorialista soprattutto in temi di economia».
leggi il resto ›
di Michele Masneri
Contro il logorio della città industriale negli anni Sessanta nasceva il design notturno e pop di Strum e Studio 65. Tutto parte dal Piper
Nei fatali Sessanta, mentre a Milano si muovevano i soliti dioscuri del design, da Magistretti a Castiglioni a tutti gli altri, a Firenze nasceva il design radicale, a Roma nel design non è mai successo niente, a Torino succedeva qualcosa di eccezionale. Come a Firenze, la molla fu la noia. Nel ’64 Un articolo su Casabella intitolato “Torino. Monopolio e depressione culturale ” a firma di Riccardo Rosso, sconosciuto studente di Architettura ma futuro socio di Pietro Derossi (allievo di Mollino) e del costituendo gruppo Strum, che stava per “architettura strumentale” e aveva come obiettivo principale quello di utilizzare l’architettura come uno strumento di partecipazione alle lotte sociali e politiche, rompe il grigiore esistenzial-architettonico.
leggi il resto ›