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→  ottobre 27, 2023


Al direttore.

Commentando le recenti “Nozze” in scena alla Scala con la storica regia di Strehler, Alberto Mattioli scrive sul Foglio che “se la Scala crede davvero che Mozart, nel 2023, si faccia così allora abbiamo un problema”. Certo che non esistono le “Nozze di Figaro” “giuste” o “corrette”, men che mai “come le voleva Mozart”. Solo gli storici possono (forse) divertirsi a ricostruire i Rigoletti come li voleva Verdi o le Salome come le voleva Strauss: per noi, nove volte su dieci le regie di un Michieletto (tanto per fare un esempio) consentono di scoprire accordi nascosti e attualità insospettate.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  ottobre 10, 2023


La tragedia di Mestre, con 21 morti, passeggeri di un bus che ha sfondato le barriere del viadotto che passava lungo la ferrovia è solo una delle tante stragi che vedono implicati degli autobus. La mente va a quanto avvenuto dieci anni fa, il 28 luglio 2013, in provincia di Avellino, quando un autobus finiva una discesa piombando senza freni sulla barriera, sfondandola e precipitando dal viadotto di Acqualonga: morirono 40 persone.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  settembre 21, 2023


Intervista di Ludovico Poletto

Il dolore dell’amico: “Era capace di partecipare al dolore di tutti, si sentiva in colpa per la ricchezza e voleva dividerla con chi gli era vicino”

«Nel giro di un anno ho vissuto due dolori. Prima la morte di mia moglie, Barbara, e adesso quella del mio amico Gianni Vattimo. Li ho visti entrambi sul letto di morte: avevano posizioni identiche. Ed è una sofferenza ed una commozione fortissima quella che adesso mi assale».

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Pubblicato In: Giornali, La Stampa
→  settembre 7, 2023


“Se i figli non vanno a scuola pene più severe ai genitori”. L’ha detto Giorgia Meloni a Caivano: e Claudio Cerasa ha replicato: ”Dacci oggi il nostro populismo quotidiano”.
Subito accontentato: il Consiglio dei Ministri sta preparando un provvedimento sul contrasto al disagio giovanile, in cui è prevista una pena fino a due anni di reclusione per i genitori che non mandano a scuola i figli.
Son oltre due secoli che si ragiona di delitti e di pene. Quando leggo di omicidi premeditati, perpetrati da chi poi non fa nulla per sfuggire alle proprie responsabilità, mi chiedo quale sentimento riesca a prevalere sulla certezza di passare in carcere quel che resta di vita. Certamente non c’è più nessuno (in Italia) che pensi che questo sentimento non prevarrebbe se il delitto prevedesse la pena di morte.
La relazione tra gravità del delitto compiuto ed entità della pena che esso comporta definisce una società. Ritenere che esista una relazione diretta tra numerosità del delitto e afflizione della pena è una fallacia populista, a cui ricorrono sovente i governi per guadagnarsi un facile ma inefficace consenso. E’ invece utile, e non solo nel caso dei macabri delitti da cui ho preso spunto, approfondire il rapporto tra la forza del sentimento che induce a compiere atti che infrangono la legge e la coscienza delle conseguenze che potrebbero convincerli a non farlo.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  settembre 6, 2023


Le morti sul lavoro hanno sempre in sé qualcosa di raccapricciante. Intanto per le circostanze tremende in cui sovente hanno luogo. Poi per la contraddizione tra l’esito funesto (perder la vita) e lo scopo che con il lavoro si vuole raggiungere (guadagnarsi da vivere). Infine perché, a differenza di quelle per malattie incurabili o per eventi naturali, queste morti non sono inevitabili . Ci ripugna “che la morte sul lavoro [sia] un’eventualità a cui nessuno può sfuggire” come scrive Maurizio Molinari su Repubblica: con 3 morti al giorno fra chi lavora, la “morte sul lavoro” diventa “la morte del lavoro”. Fino a smarrire, come scrive Ezio Mauro, “l’identità della cultura sociale europea, costruita nell’alleanza tra impiego, capitale, welfare e democrazia”. In questo senso ogni morte sul lavoro è un lutto per il paese . Per l’importanza dei valori che il disastro di Brandizzo mette in gioco, è necessario fare quel che si può di chiarezza sulle circostanze che hanno portato a questo disastro.

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Pubblicato In: Giornali, La Repubblica
→  agosto 27, 2023


Intervista di Aldo Torchiaro

Debenedetti ricorda Colaninno: “Seppe vincere la sfida all’impossibile”

A una settimana dalla scomparsa di Roberto Colaninno abbiamo intervistato Franco Debenedetti , manager, economista e più volte Senatore che accompagnò Colaninno dagli esordi lungo tutta una sfolgorante carriera.

Come definirebbe Roberto Colaninno?
«Uno dei protagonisti dell’economia italiana degli ultimi decenni: ma con la particolarità di essersi dato, e superato, obbiettivi ambiziosissimi, al limite dell’impossibile».

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Pubblicato In: Giornali, Il Riformista