Lezione di Franco Debenedetti, Presidente Fondazione IBL, e Carlo Stagnaro, Direttore Ricerche e Studi.
Lezione di Franco Debenedetti, Presidente Fondazione IBL, e Carlo Stagnaro, Direttore Ricerche e Studi.
Caro Aldo,
il 25 aprile risalendo il corteo per raggiungere la brigata ebraica (ero arrivato un po’ in ritardo), era veramente fastidioso doversi sorbire gli insulti e le grida antisioniste inneggianti ai nipoti e posnipoti di quelli che, seguendo il Gran Mufti, combatterono fianco a fianco delle SS.
La necessità di adottare dispositivi idonei a tutelare la stabilità del governo era evidente fin dalla nascita della nostra Costituzione: anche Paesi di antica tradizione parlamentare si sono orientati per rafforzare i poteri del Primo Ministro. L’obbiettivo che si è posto il Governo Meloni è quindi condividibile, e l’occasione è da cogliere. Ragionevole è anche lo strumento caratterizzante della proposta Meloni, l’elezione diretta del Capo del Governo.
I problemi vengono dalla pratica attuazione: legge elettorale, scheda elettorale, nuova distribuzione dei poteri tra parlamento, capo dello Stato, capo del Governo, gestione delle crisi di Governo. Attorno ad essi si esercitano costituzionalisti, fondazioni politiche, think tank: anche L’Istituto Bruno Leoni ha dato il proprio contributo.
La nascita della “costituzione più bella del mondo” fu accompagnata dal celebre ordine del giorno Perassi: la seconda Commissione, recita il testo presentato il 4 settembre 1946, «ritenuto che né il tipo del governo presidenziale, né quello del governo direttoriale risponderebbero alle condizioni della società italiana, si pronuncia per l’adozione del sistema parlamentare da disciplinarsi, tuttavia, con dispositivi costituzionali idonei a tutelare le esigenze di stabilità dell’azione di Governo e ad evitare le degenerazioni del parlamentarismo». La storia politica e le vicende economiche dimostrano quanto perspicace fosse la preoccupazione di Perassi per una razionalizzazione della forma di governo parlamentare. Un dato per tutti: 68 governi nei 76 anni d vita della Repubblica, con una media di 13 mesi e mezzo ciascuno. «Tuttavia», per ricordare Perassi, di mettere mano alla forma di governo, per rendere gli esecutivi più stabili, se ne parla, come noto, da quasi quaranta anni (e da tre commissioni bicamerali e due referendum).
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Per Albert Einstein, «insanity is doing the same thing over and over again and expecting different results». Se è così, e cioè questa è la definizione della follia, allora il nostro approccio a Israele e Palestina è folle. Dal 1967 almeno, il mondo si è comportato come se trovare una soluzione alla mancanza di uno stato palestinese e quindi finire il conflitto tra palestinesi ed israeliani richiedesse una pressione costante e crescente su Israele. Non è questo che dobbiamo fare, perché Israele ha offerto tutto quello che può. e tutto quello che osservatori e attivisti europei pensano che i palestinesi vogliano. È la tesi di un lungo articolo di Pat Johnson pubblicato da «Medium» nell’Aprile 2024, e del titolo che gli ha apposto il giornale: «Il problema è. Israele non è il problema». L’articolo fa la storia dei rapporti tra Israele e i suoi vicini. Mi sembra un documento interessante, e soprattutto utile.
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Insanity is doing the same thing over and over again and expecting different results.
– Albert Einstein
If the definition of insanity is doing the same thing again and again while anticipating a different result, our approach to Israel and Palestine is crazy.
Since 1967, at least, the world has behaved as though finding a resolution to the statelessness of Palestinians, and therefore ending the conflict between Palestinians and Israelis, demands constant and increasing pressure on Israel.
This approach has been enthusiastically adopted by the United Nations and European foreign ministers, by nongovernmental organizations like Amnesty International, by leftist and centrist political parties across Europe and North America, by trade unions and progressive activists, by writers and thinkers, and by the majority of individuals who make up the diffuse entity we call the left.
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