→ marzo 24, 1994

Chi mi conosce avrà avuto qualche perplessità leggendo la frase: «Non sarò certo io a chiedere l’esclusione di Bertinotti dal governo»: ho tanti difetti ma non quello di una cotal luciferina presunzione: in quella frase non mi ci ritrovo proprio. Penso che se vinceremo le elezioni ed il programma di governo non risulterà accettabile per Bertinotti, ciò corrisponderà ad una sua scelta.
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→ marzo 23, 1994
Intervista
Per l’ingegner Franco De Benedetti, fratello di Carlo e candidato al Senato, Alleanza democratica è «il sale del polo progressista».
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→ marzo 23, 1994

intervista di Loris Campetti
«La disturba il fumo? Questo è un sigaro più che progressista: è un sigaro cubano». Non sarà il fumo a dividerci dall’ingegner Franco De Benedetti, candidato per il polo progressista nel collegio Torino 1 (centro). Fedele al suo cognome, di mestiere fa l’imprenditore e candidandosi si è dimesso dalle cariche che ricopriva, presidente della Sasib e vicepresidente della Sogefi: «Non per incompatibilità di ruoli ma per evitare possibili incompatibilità di tempo e impegni». Cita Pannunzio, ricorda Adriano Olivetti e il laboratorio degli anni Sessanta.
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→ marzo 20, 1994

La lettera di Giovanni Paolo II ai vescovi italiani per un’Italia nuova, contiene richiami morali e politici che si rivolgono a tutti gli italiani. Non solo ai cattolici praticanti e, soprattutto, non solo a formazioni politiche le quali rivendichino (del resto ormai in maniera molto problematica) la patente di «partito cattolico».
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→ marzo 16, 1994

intervista di Alessandro Gilioli
Che cos’hanno in comune Gianni Agnelli, Carlo De Benedetti e l’arcivescovo di Torino Giovanni Saldarini? Il collegio senatoriale. Il 27 Marzo voteranno tutti e tre nel «Torino 1», quello in cui si confronteranno il leghista Gipo Farassino, il centrista Valerio Zanone e il progressista Franco Debenedetti.
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→ marzo 8, 1994

intervista di Riccardo Chiaberge
Non è un buon vento quello che ha spinto fin qui Umberto Eco, per dare man forte all’amico Franco Debenedetti, candidato al Senato per i Progressisti. Un vento maligno, vento di destra. Ma niente paura, assicura il semiologo: il futuro è nostro, non della Finivest. «Quando potremo fare lo zapping tra 150 canali, tutti gratuiti, Berlusconi dovrà cercarsi un altro impiego». L’ingegnere annuisce, compiaciuto. E il suo sorriso si allarga ancora di più quando sente dire al divino Eco che presto ogni banco di scuola dovrà essere munito di computer. Anche se la sala, alla Galleria d’Arte Moderna, è semivuota, là fuori già albeggia il «video dell’avvenire». I due oratori arrotano la erre, scherzano, divagano. L’atmosfera è salottiera. Più da «Venerdì letterari» che da comizio. «Voglio rendere utile la mia campagna elettorale — spiega Debenedetti. — Che sia un’occasione non soltanto per parlare ma per ascoltare e per fare cultura. Mi considero un candidato in ascolto».
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