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→  maggio 1, 2003

il_riformista
Boicottaggi – Perché rifiutare il referendum non è una scelta tattica

Caro Direttore,

“i più tattici, ha scritto ieri a proposito del referendum di Bertinotti, si asterranno”. Io propongo l’astensione, e vorrei spiegare perché. Se alla fine mi dovesse dar del tattico, sarebbe per me la prima volta: e quasi lo prenderei come un complimento.

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→  aprile 1, 2003

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La quercia spaccata

Se è vero che un programma, un’organizzazione, una leadership costituiscono una forza politica, allora bisogna riconoscere che con l’intronamento di Sergio Cofferati nel “primo nucleo della presidenza” di Aprile, l’associazione di tendenza di quella che era la minoranza al congresso DS di Pesaro, una vera e propria formazione politica si è costituita dentro l’opposizione.

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→  gennaio 22, 2003

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Il voto sull’art. 18

Vedete? c’è ora la tentazione di dire a sinistra, ecco la prova: con il suo referendum Bertinotti dimostra la sua “oggettiva” consonanza con Berlusconi. Prova non convincente, tentazione pericolosa. Perché rimproverare proprio a Rifondazione inflessibilità e spregiudicatezza nel cercare visibilità, quando quotidianamente ne dànno prova i partiti dell’Ulivo? E perché spostare il tiro sul bersaglio sbagliato, quando è stata la battaglia dalla CGIL in nome dei “diritti” a creare i presupposti per l’iniziativa referendaria?

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→  settembre 6, 2002

lavoce
Una sinistra disattenta

Sarebbe logico attendersi che fossero proprio i sindacati e i partiti politici vicini al mondo del lavoro i più pronti a seguire la tendenza alla “smaterializzazione” dell’economia, quella per cui nel prodotto globale aumenta la quota dei servizi rispetto a quella dei beni, e, in questi, il valore della componente “di scambio” rispetto a quella “d’uso”. E che quindi sindacati e partiti politici si facessero più pronti a individuare e più attenti a valorizzare le componenti nuove e “ricche” delle prestazioni lavorative, per farle emergere anche nell’area dei servizi a basso valore aggiunto: i luoghi di alienazione degli attuali “tempi moderni”.

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→  maggio 30, 2002

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Da Bertinotti la proposta per un referendum sull’art 18.

“Come se la lezione francese non fosse bastata”: è risaputo che la sinistra, divisa, perde. Stupefacente che, a dirlo, sia Fausto Bertinotti: leggere, per credere, la sua intervista a Repubblica di ieri. Stupefacente ricordando il passato, la caduta del governo Prodi, il mancato accordo sulle candidature al Senato nelle ultime elezioni; ancor più stupefacente detto a proposito del referendum per cui Bertinotti vuole raccogliere le firme, un referendum con cui si chiede che venga abrogata la norma per cui l’art. 18 non si applica alle aziende con 15 dipendenti o meno.

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→  maggio 11, 2000


Se fosse vero quello che ambiguamen­te fanno intendere i sindacati, e cioè che con il referendum si legalizzano i licenziamenti ingiustificati, ovviamente voterei No. Invece così non è, il divieto di licenziamenti antisindacali o discriminatori rima­ne in vita esattamente come prima; abrogando l’arti­colo 18 dello Statuto dei lavoratori si leva solo ai giu­dici il compito di stabilire se è vero o no che un’azien­da non ha più lavoro da dare, e quindi il potere discre­zionale di ordinare il reintegro del lavoratore licenziato: magari dopo due anni di incertezze per tutti.

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