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→  giugno 5, 2011


Il nuclearista, di questi tempi, è solo. Sull’ acqua si discute, perfino sul legittimo impedimento si discute. Sul nucleare, dopo quel che è accaduto in Giappone, cosa argomentare? Il nuclearista evita occasioni pubbliche, tuttavia tiene contatti e non fa passi indietro.

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→  maggio 3, 2011


Efficienza e concorrenza nella gestione dei servizi idrici

La cosa più sconcertante nel referendum sull’acqua è che una sostanza, simbolo di pulizia e di trasparenza quale è l’acqua, sia usata per coprire una molteplicità di operazioni che con l’acqua non hanno nulla a che fare. Non fosse altro che per questa ragione di pulizia, pulizia logica e pulizia politica, il referendum che chiamerò “sull’acqua tra virgolette”, dovrebbe essere respinto con perdite, cioè bocciato clamorosamente.

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→  aprile 26, 2011


dalla rubrica Peccati Capitali

Di Pietro attacca a testa bassa il Governo: fa marcia indietro sul nucleare solo per rendere più difficile che i “suoi” referendum raggiungano il quorum, vuole evitarsi una sconfitta politica. Qualunque sia l’intenzione, l’accusa é fuori bersaglio. Dai disastri si deve imparare: dopo Fukushima, chi ha impianti nucleari ne verifica la sicurezza anche a costo di spegnerli; chi li ha solo sulla carta, che dovrebbe fare, andare avanti come se nulla fosse?

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→  gennaio 16, 2011


di Eugenio Scalfari

Anzitutto l’ aritmetica. A Mirafiori ha votato il 94 per cento dei dipendenti, 5.136, tra i quali 441 impiegati, capireparto e capisquadra. Le tute blu, cioè gli operai verie propri, erano dunque 4.660 in cifra tonda. I «sì» all’ accordo sono stati il 54 per cento e i «no» il 46 per cento. Al netto del voto impiegatizio i «sì» hanno vinto per 9 voti, due dei quali contestati. Marchionne aveva dichiarato che per andare avanti doveva avere almeno il 51 per cento. Con il voto dei colletti bianchi lo ha avuto, ma senza quel voto no: ha avuto il 50 più nove voti (o sette), per arrivare al 51 gli mancano 41 voti. Questa è l’ aritmetica, che ovviamente non dice tutto ma dice già abbastanza. Dice cioè che la situazione di Mirafiori che esce da questa votazione sarà assai difficilmente governabile tenendo soprattutto presente che una parte notevole dei «sì» ha votato di assai malavoglia e molti l’ hanno esplicitamente dichiarato.

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→  luglio 25, 2010


Sindacato. Il caso Pomigliano

Parti invertite. Fissare per legge che vale quanto pattuito tra l’azienda e la sigla maggioritaria: c’è il sì della Cgil, la Cisl minoritaria a livello nazionale si oppone.

Dopo il referendum di Pomigliano, le cose si sono ingarbugliate. Lo riconosce con la solita franchezza Sergio Chiamparino sul Sole24Ore di sabato: oltre alla “indifferenza generale” oltre allo “scetticismo”, ci sono precisi “problemi di rappresentatività sindacale” se il Progetto Fabbrica Italia è stato accolto in modo così deludente.

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→  giugno 16, 2006

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ROMA— Per aprire una nuova stagione di riforme, basterebbe un’intesa tra i leader dei due poli: comunque vada il re ferendum, dal giorno dopo ci si siede a un tavolo. Basterebbero poche parole, ma indipensabi1i. Perché se restasse il muro contro muro, anche se il 25 giugno vincesse il no, “potrebbe essere poi difficile tare le riforme”. Lo dice Franco Debenedetti, ex senatore dell’Ulivo. Che al referendum voterà no.

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