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→  maggio 30, 1995


Le elezioni amministrative hanno avuto un valore politico, esaltato o sminuito a seconda delle aspettative o dei timori prima del voto, della soddisfazione o delle delusioni dopo la chiusura delle urne. Significato politico di primaria importanza avranno i referendum dove su questioni, alcune importanti (le TV) altre meno (gli orari dei negozi), si deciderà della sorte di Berlusconi e di Forza Italia, un movimento che appena un anno fa aveva rivolu­zionato il panorama politico italiano.

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→  maggio 30, 1995


Nel 1998 anche il servizio telefonico di base dovrà essere liberalizzato.
Questo, dettato dall’ITE, è l’unico punto fermo sul futuro del sistema delle TLC in Italia. Tutto il resto è incertezza. Questa incertezza nuoce al paese: dissiparla è perfino più impor­tante che decidere sulle modalità di privatizzazione della Stet. Due anni e mezzo ci separano dalla scadenza del 1998: pochi se rapportati ai tempi di implementazione dei dispositivi di legge e di realizzazione delle infra­strutture, tanti invece per chi aspetta migliori servizi a minor prezzo. Come si vuole impiegare questo tempo? Attendendo passivamente oppure facendo sì che la scadenza decisa dall’UE trovi un mercato pronto a recepirne i dettami?

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→  maggio 30, 1995


I servizi di pubblica uti­lità sono la spina dorsa­le dell’economia di un paese; farli funzionare con efficienza ed economia è una delle cose che un cittadino pretende dai suoi gover­nanti. In tutto il mondo si ricono­sce che i governi assolvono meglio a questo compito affidan­done l’esecuzione all’iniziativa privata in regime di concorrenza, limitandosi a stabilirne le regole ed a controllarne l’osservanza. Per questo, la massima parte del mio tempo da parlamentare viene dedicata a questo tema, che riguarda tutti direttamente, ed in cui mi è di aiuto l’esperienza pro­fessionale accumulata in tanti anni. Di tutti i servizi di pubblica utilità le telecomunicazioni sono i più interessanti, quelli dove l’in­novazione è più vivace, quelli da cui più dipende il nostro futuro, di cittadini e di imprenditori.

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→  maggio 30, 1995


Ed ora, i referendum, dopo le elezioni regionali e prima di quelle generali. I referendum (e mi riferisco a quelli sulla TV) hanno valenze politiche ancora maggiori: direttamente perché toccano il cuore degli avvenimenti che hanno tenuto la scena nell’ultimo anno e mezzo; indirettamente perché influen­zeranno l’assetto del sistema delle comunicazioni in Italia. L’informazione è potere e la politica è comunicazione, da ben prima che esistesse la TV. Berlusconi è diventato un leader politi­co perché ha le televisioni. Forse per proteggere il suo impero televisivo, certo perché solo il possesso di un grande strumento di comunicazione di massa rendeva possibile aggregare un consenso tale da entrare in competizio­ne con partiti organizzati da anni su tutto il territorio nazionale.

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→  maggio 1, 1995


Chi comprerà Enel, Stet, Eni? Che, alla (presunta) vigilia della loro privatizzazione ancora ce lo si domandi, è un’ulteriore dimo-strazione dei limiti di un processo cui sono mancate fin dall’inizio priorità precise. La domanda non riguarda solo l’identità dei soci, ma anche la loro idoneità a esercitare la funzione di controllo e di supervisione sul management.

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→  maggio 1, 1995


Il mio amico benpensante lo incontro in libreria, reparto saggi.
Passeggiamo un po’ tra i titoli chiac­cherando dell’attualità politica.
Arriva puntuale la domanda: “Quando andremo a votare? Ho letto che lei voleva andarci a giugno: ma come si fa con questa situazione delle TV?”

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