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→  novembre 1, 1995


Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio, intendo attenermi strettamente al disegno di legge finanziaria: l’avrei fatto comunque, lo faccio a maggior ragione avendo lei richiesto che solo i temi delle sue comunicazioni siano oggetto di indirizzi del Parlamento.

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→  ottobre 14, 1995


A essere pessimisti non si corre nessun rischio, a essere liberisti, nel nostro paese, sì. Questa è la considerazione che viene in mente leggendo il Geronimo di giovedì, quello su banche e fondazioni. Il nostro, sostiene pessimista Geronimo, non è un mercato: una Borsa asfittica, dove i piccoli risparmiatori sono taglieggiati, i fondi pensione non esistono, e scorrazzano le mani forti. Chi conta su un mercato siffatto per restituire alla proprietà privata le banche possedute da fondazioni non può non avere un altro disegno, quello di consentire a quelle stesse mani forti di impadronirsi prima delle banche e poi delle privatizzande Enel, Stet. Conclusione: il liberismo non fa per noi, lasciamo perdere le privatizzazioni: in queste condizioni sarebbero solo occasione per un «esproprio non proletario».

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→  ottobre 1, 1995


Storie di viaggio in Italia. È il comandante che parla: «Ci comunicano che dobbiamo rientrare al posteggio e che la messa in moto è ora prevista fra un’ora e dieci. Siamo all’assurdo ma non dipende da noi». Molti di quelli che hanno cercato di viaggiare in aereo negli ultimi tempi avranno sentito frasi del genere, magari anche accompagnate da qualche (più o meno) spiritoso commento del pilota.
Dovendo andare da Roma a Milano, quindi nella priv ilegiata situazione di potere usufruire dell’unico collegamento ferroviario relativamente veloce del nostro beneamato paese, ho preso il pendolino: dove la hostess mi ha comunicato che, dato l’aumentato numero di passeggeri, non c’erano più pasti disponibili. Dovevo scusare, ma non dipendeva da lei. Anzi, a ben vedere, la colpa era mia: dovevo sapere che i pasti vanno prenotati all’acquisto del biglietto.

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→  settembre 1, 1995


Con tutte le gratificazioni, di prestigio e di potere, che dà l’essere a capo di una grande azienda, il mestiere dell’ingegner Schisano, amministratore delegato dell’Alitalia, non è proprio uno di quelli da invidiare. La nostra compagnia di bandiera ha perso 174 milioni di dollari nel 1994; su conti del l 995 peseranno le agitazioni sindacali; scioperi a parte, il livello di servizio è tale che per arrivare puntuali ad un appuntamento bisogna calcolare almeno il doppio del tempo di volo normale; di customer satisfaction non è neppure più il caso di parlare, le reazioni dei passeggeri a volte assomigliano a quelle di una ciurma ammutinata.

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→  luglio 1, 1995


Signor presidente, signor rappresen­tante del Governo, colleghe e colle­ghi, vorrei fare solo alcune osservazio­ni senza pretesa di completezza, anche perché ci troviamo – credo – nei tempi supplementari.

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→  giugno 1, 1995


Ricordate lo slogan del fortunato e premiato spot televisivo di Armando Testa per Telecom, ‘Il telefono ti allunga la vita’? A chi allunga la vita la mamma che prepara la pasta, mentre il simpatico Lopez si dondola tranquillo davanti a un imponente plotone di esecuzione? Via con la psicoanalisi da salotto, col giochino delle associazioni libere: pasta, fili, cavi, reti-cavo: trovato! Mamma Stet prepara le reti cavo che garantiscono la vita a Lopez-Telecom minacciato dai truci esecutori, (dove invano ho cercato somiglianze con Van Miert e Amato, nonché col sottoscritto). Lopez aspetta tranquillo sulla seggiola: sa di che sono armati i fucili del plotone liberista; antitrust, regolazione asimmetrica, regole europee per il 1998, timori del Moloch delle infrastrutture. Si dondola e si allunga la vita. Non farebbe meglio a saltar giù dalla seggiola, volteggiare sul muro del forte, e coraggiosamente correre per l’aperta campagna?

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