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→  aprile 14, 1996


L’ uninominale maggiori­tario sta morendo. Sono appena passati due anni, e due tornate di voto. Al sistema elettorale si chiedevano due risultati. Primo, garantire coalizioni coese: e ancora non ci siamo. Secondo, una migliore selezione del personale politico, un rapporto più responsabile e diretto con l’elettorato: e sotto questo profilo andiamo ancora peggio.
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→  febbraio 20, 1996


Quali garanzie dare in un sistema maggioritario, all’elettorato moderato da parte di una coalizione di centrosinistra caratterizzata su una proposta di governo e non di protesta? Il problema si identifica con la ragione stessa per la quale, due anni fa, decisi di raccogliere la candidatura al Senato offertami dai progressisti.
Allora, il maggioritario era alla sua prima prova, l’elettorato moderato era sotto il fortissimo impatto del crollo repentino dei tradizionali partiti di governo ai quali per tanti anni aveva garantito il consenso, lo scontro elettorale fu dominato da una violenta e reciproca delegittimazione. Tutto ciò rese la scelta, se non isolata, sicuramente minoritaria. Una parte del consenso dei moderati si indirizzò verso la residua offerta di un centro politico inteso come terzo polo elettorale – allora il Ppi e Segni; un’altra parte, sotto la suggestione propagandistica anticomunista, facilitata in ciò dal terzo polo centrista, si indirizzò verso il Polo; non abbastanza furono coloro che videro nei progressisti ga-ranzie per un governo stabile ed europeo del paese.
Le differenze rispetto a due anni fa sono numerose, e profonde le implicazioni: tanto da far sperare in un risultato di segno diverso.

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→  febbraio 1, 1996


Il 21 dicembre scorso il sen. Debenedetti, con altri colleghi di diversi schieramenti, ha presentato l’interpellanza che qui riportiamo. Con essa ha voluto denunciare, e cercare di bloccare, il tentativo di pregiudicare i futuri assetti del settore dell’energia elettrica. Tale settore, infatti, al pari di altri servizi pubblici oggi gestiti in regi­me di monopolio da aziende pubbliche, vedrà la privatizzazione dell’Enel e una diversa organizzazione di tutto il setto­re anche per gli aspetti che riguardano gli utenti. Il Parlamento nel settembre 1995 ha approvato la legge con cui sono state istituite le Autorità chiamate nel prossimo futuro a sovraintendere a tutto ciò che concerne produzione, ero­gazione e gestione dei servizi pubblici. In numeri precedenti di SD ci siamo già occupati della questione riportando le posizioni espresse dai parlamentari del Gruppo.

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→  febbraio 1, 1996


Se il soccorso al Banco di Napoli fosse avvenuto con l’ingresso di un socio privato, avrebbe aumentato le risorse (finanziarie e manageriali) disponibili, e reso credibile il piano di indispensabile ristrutturazione aziendale; invece il rifinanziamento mediante emissione del prestito obbligazionario postula una difficile ristrutturazione per forze endogene, i cui tempi e modalità divengono difficilmente programmabili, mentre gli orizzonti temporali si allungano e diventano meno certi. Definire tale intervento di mercato è poi dubbio, per la presenza della Cassa Depositi e Prestiti e per la reale rispondenza di tale operazione agli interessi degli azionisti delle banche coinvolte. Così ha detto il professor Donato Masciandaro della Bocconi sul Sole del 10 dicembre: e non si saprebbe dir meglio.

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→  gennaio 1, 1996


Tra tutte le democrazie europee occidentali l’Italia è quella che ha conosciuto e ancora conosce la più massiccia e pervasiva presenza dello Stato nei settori industriale e creditizio. Logico che le privatizzazioni incontrino particolari difficoltà di ordine politico e tecnico quando dalla generica enunciazione del programma si passa alla sua concreta implementazione.

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→  dicembre 1, 1995


Sta per ricomparire la ‘politica industriale’? Da alcuni, per ora deboli segnali, c’è da temerlo: lo ha evocato in un’intervista il ministro C16, e anche alcuni, commentatori e politici, che pure si professano in favore delle privatizzazioni, invocano i superiori interessi nazionali: non disperdere un patrimonio, le poche grandi aziende che ci sono, finiremo per dare tutto agli stranieri, i privati non sono poi granché meglio, ricordiamo Telettra, Finsiel farà la stessa fine, eccetera eccetera: tutto l’armamentario di vecchi argomenti rigurgita, quando si tratta di venire al dunque, di giudicare i concreti esiti delle dismissioni.

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