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→  maggio 1, 1995


Franco Debenedetti intervista Franco Ferraresi

D: I risultati delle recenti elezioni regionali ci hanno descritto un’Italia spaccata in due in termi­ni di orientamenti politici: centro destra e centro-sinistra. Secondo lei, Professor Ferraresi, è un’Italia al bivio o un’Italia che ha sbattuto contro il muro e non riesce ad andare né a destra né a sinistra? Questo stallo nasconde una domanda di centro e caso mai una nostalgia per il ruolo e la funzione assolta storicamente dalla DC?

R: Ci troviamo veramente a mio giudizio in una fase di transizione e di riaggregazione complessiva del sistema politico aperta a molte soluzioni. Mentre il raggruppamento di destra e centro destra appare ormai piuttosto omogeneo e delineato, almeno per quanto riguarda le forme di alleanza politica, il gruppo di sinistra e centro sinistra rappresenta una realtà molto più fluida.

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→  aprile 1, 1995


Il mio amico benpensante lo incontro in libreria, reparto saggi. Passeggiamo tra i titoli: Bobbio l’ha già letto, Napolitano e Occhetto pure. Frodi lo conosce da Micromega. Divertito davanti a Ricossa, si fa serioso per Lunghini. Si porta via Berselli e Salvati. Gli offro Liberai.
Arriva puntuale la domanda: «Quando andremo a votare? Ho letto che lei voleva andarci a giugno prossimo: ma come si fa con questa situazione delle Tv?»
Io: «Già: e il guaio è che più si prova a metterci mano, più il problema sembra ingarbugliarsi».

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→  aprile 1, 1995


Intervista di Franco Debenedetti a Bruno Manghi

La polarizzazione a cui stia­mo assistendo nel panorama politico italiano avrà secondo te un riflesso nell’ambito sociale? E quale?
Io sono del parere che non ci sarà un rapporto molto stretto tra pola­rizzazione politica (o meglio eletto­rale) e polarizzazione sociale. L’area di favore nei confronti di Berlusconi, infatti, è interclassista, come è interclassista l’opposizione. I sentimenti collettivi che Berlusconi interpreta sono sentimenti che tro­viamo anche nei ceti che si riconoscono nelle varie componenti del­l’opposizione. Il messaggio di Berlusconi ha successo perché è un messaggio di ottimismo.

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→  aprile 1, 1995


Liberalizzazione della TV via cavo e assetto del settore dell’energia elettri­ca: questi i due temi che mi hanno particolarmente impegnato in questi mesi. Due temi che solo superficial­mente possono apparire specialistici, mentre sono di straordinario interesse per tutti e non solo perché tutti, priva­ti e imprese, paghiamo le bollette della luce e del telefono, o perché guardiamo la televisione. Vediamo perché.

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→  aprile 1, 1995


Lettera a Romano Prodi

Caro Romano,
quando ti chiesi qualche giorno fa, quale idea costituisse il nucleo generatore del tuo programma, la ragione del ‘perché Prodi e non Berlusconi”, tu rispondesti di botto: perché io quel programma lo so realizzare e loro no. Lo dicevo anch’io nella mia campagna elet­torale: le aspirazioni ed i valori di gran parte dell’elettorato di Forza Italia e Lega, uno stato più efficiente che, issi le regole e dia ai cittadi­ni reali possibilità di scelta sono le nostre aspirazioni ed i nostri valori.
Questi valori vengono traditi se si imbocca la scorciatoia del popu­lismo, queste aspirazioni sono irrealizzabili se si governa nel segno della divisione.

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→  aprile 1, 1995


Politiche
La visione degli obbiettivi da rag­giungere si unisce in Prodi alla coscienza degli ostacoli da superare. Cattolico senza integralismi, laico senza radicalismi: una visione complessiva di società ed economia, la convinzione che i grandi mutamenti non si realizzano allettando con le promesse o alzando il tono delle minac­ce, ma sono duraturi solo se realizzati con l’arma della convinzione.
Prodi è il traghettatore che assicura il massimo del cam­biamento possibile.

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