Un appello di Debenedetti, Demattè, Guerci e Ricossa

maggio 30, 1995


Pubblicato In: Varie


Nel 1998 anche il servizio telefonico di base dovrà essere liberalizzato.
Questo, dettato dall’ITE, è l’unico punto fermo sul futuro del sistema delle TLC in Italia. Tutto il resto è incertezza. Questa incertezza nuoce al paese: dissiparla è perfino più impor­tante che decidere sulle modalità di privatizzazione della Stet. Due anni e mezzo ci separano dalla scadenza del 1998: pochi se rapportati ai tempi di implementazione dei dispositivi di legge e di realizzazione delle infra­strutture, tanti invece per chi aspetta migliori servizi a minor prezzo. Come si vuole impiegare questo tempo? Attendendo passivamente oppure facendo sì che la scadenza decisa dall’UE trovi un mercato pronto a recepirne i dettami?

Nella telefonia di base vocale, sulle lunghe distanze già esistono numerose reti alternative (Enel, FS, Snam, Autostrade, banche) e comunque il costo per aggiungerne altre non è proibitivo. Invece non esi­stono reti alternative a livello locale, e il duplicare le reti tradizionali in dop­pino di rame non avrebbe senso. La messa in opera di nuovi impianti loca­li, indispensabili se si vuole avere concorrenza, si giustifica solo se si possono offrire servizi che i vecchi impianti non consentono, in particola­re una maggiore ampiezza di banda mantenendo l’interattività: solo le reti via cavo con largo uso di fibra ottica rispondono a questi requisiti. Se si vuole che il 1998 sia la data alla quale la concorrenza deve già essere in atto e non quella in cui si inizia a modifi­care lo stato delle cose per ottenerla, bisogna:

  • Mantenere indipendenti dall’attua­le concessionario unico le reti lunga distanza esistenti.
  • Consentire che nascano in ambito urbano degli operatori cavo che rapidamente procedano alla rea­lizzazione degli impianti.
  • Impedire che questo ambito sia occupato dall’attuale mono polista telefonico e questo fintantoché i nuovi operatori non si saranno stabilmente affermati.

Alle forze politiche, in particolare ai candidati ad assumere la guida del paese dopo le prossime ele­zioni, poniamo quindi domande precise: Ritengono che il 1998 debba essere la data in cui esisterà un mercato competitivo nei servizi di telecomunicazione?

Se sì, intendono prendere impegni affinché fino a quel momento non si rafforzi la posizione monopolistica nelle reti a lunga distanza, e non si lasci che il monopolio su quelle urbane si estenda alle nuove tecnologie impe­dendo di fatto la nascita di ogni futuro concorrente? Ampio resterebbe comunque lo spazio per l’ulte­riore disegno di dettaglio del siste­ma. Ma risposte affermative alle questioni poste permetterebbero eli capire se c’è volontà politica dietro le ripetute affermazioni eli volere assetti di mercato libero e competi­tivo in Italia.

Franco Debenedetti, Claudio Dematté Carlo Maria Guerci, Sergio Ricossa

 

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