→ Iscriviti
→  settembre 9, 1999


Forse perché era la mia prima, ma io ricordo bene la campagna e­lettorale del 1994: noi, i Progressisti della «gioio­sa macchina da guerra», ad accusare Berlusconi di essere «sce­so in campo» per difendere le sue aziende, e ad alzare il tiro contro il pericolo del Grande Fratello che corrompe e coarta la volontà degli elettori; e Bossi .i garantire che, al primo accen­no di scorrettezze da parte del suo alleato», gli avrebbe ficca­to dove si meritava «una bella legge antitrust». A leggere quel­lo di cui si sta discutendo in que­ste settimane, sembra che sei an­ni siano passati invano.

leggi il resto ›

→  agosto 5, 1999


Diabolici, quelli di liberal. Ci siamo cascati tutti e due: io che ho scritto la letterina a Giu­lio Anselmi, nuovo diret­tore dell’Espresso; e Giam­paolo Pansa che mi ha ri­sposto con una violenta polemica sul sito Internet del settimanale. La trappola è scattata e liberal ha così potuto raccogliere le rea­zioni autentiche del numero due del set­timanale di Via Po.

leggi il resto ›

→  luglio 15, 1999


L’Economist quasi sempre, liberal qualche volta, gli altri quasi mai. Questa la mia personale consuetudine di lettura dei settimanali. E dunque quanto segue è influenzato da questa premessa: che del resto i direttori dei settimanali conosco­no bene, visto che si tratta di u­no strumento editoriale che più di tutti gli altri ha pagato un duro prezzo all’affermarsi della televisione, privo com’è rimasto della capacità sia di produrre notizie – vista la contrazione frenetica dei tempi avvenuta negli ultimi anni – che di aspirare ap­profondimenti esclusivi, prima che sia schermo a farlo.
leggi il resto ›

→  giugno 11, 1999


Caro Michele,

è accaduto che, poco dopo aver letto – stampata su carta, naturalmente – la tua risposta a Miriam, ( “Le vie della sinistra? Il problema non esiste” Caffè Europa del 4 Giugno) mi cadesse sotto gli occhi un diagramma a supporto di un articolo di Martin Wolf sul Financial Times. Vi è plottato l’output gap dei vari paesi europei, qualcosa come il grado di utilizzo della capacità produttiva.

leggi il resto ›

→  gennaio 7, 1999


In Italia molti hanno accusato il governatore Fazio di essere alla testa del partito euro-scettico. In Germania, nel corso di tutta la campagna elettorale Schröder si è conquistato sul campo il titolo di eurofobo. Perché Kohl era troppo eurofilo, si diceva, anzi perché era il padre della moneta unica come condizione per­ché la riunificazione tedesca non inquietasse i partner europei. Ora che Schröder siede alla cancelleria te­desca è più che legittimo, oltre che curioso, fare un paragone a distanza tra la sua Germania e l’Italia in nome della quale ammoniva il governatore. Chi è il vero eurofobo? Uno solo, nessuno o tutti e due?

leggi il resto ›

→  dicembre 17, 1998


Torino è la sede dell’unica grande industria rimasta nel nostro Paese. Può sembrare paradossale, invece partire da questa considerazione non lo è affatto. In Italia c’è una grande industria di servizi, Telecom, ci sono grandi banche e assicurazioni, c’è una grande industria nel settore petrolifero, l’Eni, ma se intendiamo industria nella sua accezione originaria di impresa manifatturiera, alla fine del nostro secolo – e al compimento dei suoi cent’anni, l’anno prossimo – resta solo la Fiat e Torino ha il privilegio di essere la sede di questa singolarità.

leggi il resto ›