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→  novembre 25, 2009

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da Peccati Capitali

Perché non si mette il crocifisso nei tram? Quello che sta nelle aule scolastiche ha fatto nascere il problema: se levarlo per rispetto a chi è di religione diversa, oppure lasciarlo come segno dell’identità culturale del Paese. La discussione si è poi impennata su temi alti, diritti di maggioranze e minoranze, tolleranza e multiculturalismo. Sta però il fatto che i crocifissi su cui si discute sono solo quelli che si trovano nelle aule scolastiche e in quelle dei tribunali: la ragione per cui sono solo lì e non altrove può aiutare a capire in che cosa veramente consista il problema.

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→  novembre 11, 2009

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da Peccati Capitali

L’opera d’arte nell’epoca della riproducibilità tecnica è il saggio che Walter Benjamin scrisse di fronte all’invasione di cinema e fotografia. “La persona nell’epoca delle registrabilità totale” è la riflessione che dovremmo fare dopo questa sbornia collettiva di sesso e potere. Per il filosofo è l’”aura”, il valore di unicità, autenticità e autorità dell’opera, ciò che la distingue dalla riproduzione, anche se questa fosse identica in ogni suo atomo. Quale “aura” proteggerà l’autenticità della nostra persona dalla possibilità di registrare ogni atomo della nostra vita?

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→  ottobre 28, 2009

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da Peccati Capitali

Pare del tutto infondata l’accusa del Times, che l’Italia avrebbe pagato un capo talebano per non attaccare i nostri soldati: quel capo l’abbiamo fatto fuori noi con i Mangusta. Dato che è una bufala, approfittiamone per fare un discorso astratto, senza tirare in mezzo i ragazzi che combattono una guerra così giusta e così disperata. Chiediamoci: se non fosse una bufala, ci sarebbe da scandalizzarsi? Le guerre si combattono per ideali, ma si fanno per interessi. Con l’interesse si comprano spie, si rompe l’omertà di mafiosi e terroristi; su ricatti e riscatti si tratta per non dover continuare a pagare.
Assoldare capi tribù, usare la loro ambizione per controllare il territorio, lo hanno fatto tutti, Inghilterra e Italia compresi, all’epoca delle colonie: a maggior ragione dovrebbe essere una buona tattica oggi che l’obbiettivo non è dominare ma liberare. Certo meglio che arricchire i talebani lasciandogli il controllo della produzione di oppio a casa loro, e garantendogli alti prezzi con il proibizionismo a casa nostra. Ce la caveremo dicendo, come Roosevelt di Somoza, che i talebani sono tutti figli di puttana, ma che quelli sono i nostri figli di puttana?

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→  agosto 26, 2009

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da Peccati Capitali

“Già l’aquila d’Austria/ le penne ha perdute./ Il sangue d’Italia/ e il sangue polacco/ bevé col Cosacco/ ma il cor le bruciò”. Meno male che di solito non la si canta fino alla fine, perché nelle situazioni ufficiali il cerimoniale prevede solo la prima strofa e in quelle sportive, si aspetta solo il calcio d’inizio: se no veramente verrebbe da dire che l’inno di Mameli è una Potiomkin pazzesca! Tanto convinti non dovevano essere neppure i costituenti, se sancirono l’uso del tricolore, ma si dimenticarono (?) di scegliere l’inno nazionale.

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→  agosto 19, 2009

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da Peccati Capitali

Era un genio chi coniò l’espressione “gabbie salariali”: ha una tale valenza negativa che da allora è impossibile riproporle. Nessuno, tra l’altro, se lo sogna, almeno com’erano prima della loro abolizione nel 1968, cioè con salari predeterminati dal centro su base regionale. Nel settore privato, la differenziazione territoriale dovrebbe essere il risultato di una contrattazione aziendale, che lega il salario alla produttività. In realtà le cose sono meno semplici: la CGIL non ci sta, i salari d’ingresso sono comunque uguali a quelli del nord, il modello applicato alla realtà delle aziende meridionali produce una crescita dei salari molto appiattita.

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→  luglio 28, 2009

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da Peccati Capitali

Alla sanità USA si rimproverano i 45 milioni di cittadini americani senza copertura sanitaria e il costo, il 15% del PIL, più che doppio di quello “europeo”. Ma è poi proprio così? Di quei 45 milioni, un 10% ha mezzi per provvedere con proprie assicurazioni, moltissimi sono “in transito” tra un impiego e un altro, dato che sono le aziende a fornire l’assicurazione sanitaria ai loro dipendenti.
Quanto al costo, il 60% è spesa privata, per tre quarti assicurazioni e fondi di investimento e per un quarto i cittadini direttamente.

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