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→  ottobre 11, 2011


dalla rubrica Peccati Capitali

Qualcuno, a Roma, ha fotografato autisti dell’ATAC mentre parlano col telefonino, e ha sporto denuncia: ma come, se lo faccio alla guida della mia 500 in autostrada perdo 5 punti, se lo fa chi conduce un autobus snodato con cento persone a bordo in mezzo al traffico, niente? Un finimondo: i sindacati – FILT Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Fit trasporti – la chiamano persecuzione, “video, denunce, querele, aggressioni fisiche e verbali si susseguono ogni giorno”. Invocano la legge: l’art 173 commi 2 e 3 del codice della strada esonera dal divieto le forze armate, e l’art 138 comma 11 anche i conducenti di veicoli adibiti al trasporto pubblico. E a loro volta denunciano gli “Zorro conterranei, i giustizieri” col videofonino.

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→  ottobre 1, 2011


Il caso dopo le denunce dei passeggeri

Una nuova «caccia alle streghe», una vera e propria «rappresaglia mediatica ai danni dei lavoratori». A scagliarsi contro il proliferare di notizie, riportate con rilievo dai media, che riguardano gli autisti del trasporto pubblico ripresi a guidare parlando al telefono cellulare, sono i sindacati del settore Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl trasporti. «Video, denunce, querele, aggressioni fisiche e verbali si susseguono ogni giorno contro chi gestisce la sua vita all’ interno dell’ intricata giungla metropolitana – denunciano i sindacati in una nota a lavoratori e azienda – Operatori tpl come presunti colpevoli, sempre. O peggio, come colpevoli a priori, dall’ innocenza tutta da dimostrare. E il mondo giudica.

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→  agosto 30, 2011


dalla rubrica Peccati Capitali

Cosa sarebbe Cogne senza il suo pratone? Disteso sotto il Gran Paradiso, al confine del Parco Nazionale, è l’attrazione dei turisti e l’orgoglio degli abitanti. Mi son quindi strabuzzati gli occhi a leggere che due albergatori hanno chiesto di farvi l’uno un garage l’altro un centro benessere, minacciando richieste di danni se glielo impediscono. Il fatto è che, secondo la legge, hanno ragione.

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→  marzo 1, 2011


dalla rubrica Peccati Capitali

Dopo 89 giorni a Rebibbia e 9 mesi agli arresti domiciliari, di cui 4 con la proibizione perfino di aprire la finestra, la settimana scorsa Silvio Scaglia è stato “liberato”. Intanto é iniziato il processo che lo vede imputato, in quanto capoazienda di Fastweb, per la vicenda delle compravendita di carte telefoniche fasulle, le “frodi carosello” che hanno consentito ad altre aziende di sottrarre al fisco importi molto rilevanti.

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→  aprile 21, 2010


da Peccati Capitali

Mancano i soldi per la mensa scolastica dei bambini, e i genitori sdegnosamente rifiutano l’offerta di un industriale di pagarla. I vetri delle aule sono sporchi, e i genitori si danno il turno per lavarli durante i week end. Fotocopie, certificati, carta (perfino quella igienica) bisogna o pagarli o contribuire in natura. Perché stupirsi? La scuola gratuita è la scuola più cara: inevitabile, quando le tasse sovvenzionano l’offerta invece che contribuire a sostenere la domanda. Se il controllo di efficienza e di efficacia è sottratto al consumatore, se gli si leva la possibilità di scegliere, non c’è santo: e più si cerca di supplire con controlli e valutazioni, più il costo aumenta e la qualità degrada.

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→  aprile 17, 2010


TOGLIERE LA MENSA SCOLASTICA A UN BAMBINO E’ SEMPRE UN’INGIUSTIZIA, PERCHE’ NON SI PUO’ FAR CARICO A LUI DEI COMPORTAMENTI DEI SUOI GENITORI, PER QUANTO SCORRETTI – MA IN MOLTI ALTRI CASI IL RISCHIO DI DIFENDERE INDEBITAMENTE POSIZIONI DI RENDITA PARASSITARIA DEVE ESSERE ATTENTAMENTE CONSIDERATO E LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA ETICO-POLITICO NON E’ ALTRETTANTO FACILE

Editoriale di Andrea Ichino su La Stampa del 17 aprile 2010

Di fronte a bambini messi alla berlina in mezzo ai loro compagni solo perché i loro genitori non hanno pagato la retta della mensa o dello scuola-bus, è naturale gridare all’ingiustizia. E il motivo è che quei bambini non sono certo responsabili di questa situazione. Ma proprio questo motivo ci invita ad una riflessione su quali siano le situazioni in cui è opportuno che la collettività si faccia carico dello stato di indigenza e povertà dei suoi membri e quali invece quelle in cui l’assicurazione sociale può diventare uno strumento che finisce per proteggere rendite parassitarie.

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