Vietato parlare al conducente (è al telefonino)

ottobre 11, 2011


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair


dalla rubrica Peccati Capitali

Qualcuno, a Roma, ha fotografato autisti dell’ATAC mentre parlano col telefonino, e ha sporto denuncia: ma come, se lo faccio alla guida della mia 500 in autostrada perdo 5 punti, se lo fa chi conduce un autobus snodato con cento persone a bordo in mezzo al traffico, niente? Un finimondo: i sindacati – FILT Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Fit trasporti – la chiamano persecuzione, “video, denunce, querele, aggressioni fisiche e verbali si susseguono ogni giorno”. Invocano la legge: l’art 173 commi 2 e 3 del codice della strada esonera dal divieto le forze armate, e l’art 138 comma 11 anche i conducenti di veicoli adibiti al trasporto pubblico. E a loro volta denunciano gli “Zorro conterranei, i giustizieri” col videofonino.

Anch’io provo repulsione all’idea di un paese dove i cittadini fanno i poliziotti a tempo perso. Come pure di uno stato che, contro l’evasione fiscale, incoraggia alla delazione, o che compera liste di clienti rubate alle banche. (E il sindacato, che ne pensa?). Lo stato non funziona più se predica solidarietà e fomenta l’invidia, se esige il rispetto della legge ma fa il ricettatore in proprio. Allo stesso modo perde credibilità un sindacato che, se si tratta di difendere i propri tesserati scatta “a prescindere”, ma per tranquillizzare i loro clienti non abbozza neanche un impegno di facciata a combattere gli abusi.

Nel loro comunicato, i sindacati difendono “chi, ogni giorno, gestisce la sua vita nell’intricata giungla metropolitana”. Se non spendono una parola per chiarire che “gestire la propria vita” non comporta il diritto di libero telefono, non si lamentino se “vietato parlare, al manovratore” glielo dicono i passeggeri. Questi telefonini, adesso mettono anche le virgole.

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