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→  settembre 2, 2005


di Dino Messina

Senso di superiorità e linguaggio oscuro nell’autocritica di uno studioso schierato

Si racconta che quando Dio creò il mondo concesse a ogni popolo due virtù perché potessero prosperare: fece gli svizzeri ordinati e rispettosi delle leggi, gli inglesi perseveranti e studiosi, i francesi colti e raffinati, gli spagnoli allegri e accoglienti, ma quando arrivò agli italiani disse: «Gli italiani siano intelligenti, onesti e di Forza Italia». All’angelo che gli faceva notare di averci assegnato tre virtù invece di due il Signore rispose: «È vero, però ogni persona non potrà averne più di due». Fu così che l’italiano che è di Forza Italia e onesto non può essere intelligente. Colui che è intelligente e di Forza Italia non può essere onesto e quello che è intelligente e onesto non può essere di Forza Italia.

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→  agosto 9, 2005


di Edoardo Boncinelli

Si accende lo scontro tra evoluzionismo e pensiero religioso
«O uomo da dove vieni? – si chiede Immanuel Kant giunto alla sua ultima stagione – Troppo poco per essere opera di un Dio, troppo per essere frutto del caso». Una bella domanda davvero. Per parte mia ricordo che in terza elementare il maestro ci fece leggere una favoletta che mi è rimasta impressa. Una colonna di fumo nero si alza verso il cielo e incontra sul suo cammino una nuvoletta candida. «Scostati, fammi passare! – dice il fumo alla nuvola – Mi devi rispetto. Io sono figlio del nobile fuoco, mentre tu non sei figlia che dell’umile acqua».

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→  luglio 17, 2005


di Alessandra Iadicicco

Dio e Darwin. Significativa la congiunzione «e» che, nel saggio di Orlando Franceschelli (Dio e Darwin. Natura e uomo tra evoluzione e creazione, Donzelli) esclude come da programma esposto in copertina ogni dogmatica disgiunzione (Dio «o» Darwin), ogni aggressiva contrapposizione (Darwin «contro» Dio), perfino la spinoziana e, sul lungo termine, nichilista identificazione Deus sive natura («Dio o, se preferite, la natura», «Dio o, che è lo stesso, la natura», «Dio, anzi, al suo posto la natura») con cui si finisce per far aderire l’uno all’altra, per schiacciarvelo e appiattirvelo sopra fino ad annientarlo del tutto.

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→  luglio 7, 2005


di Corrado Ocone

Dio o Darwin? Oppure, se così posta la quaestio vi sembra alquanto irriverente: creazione o evoluzione? Progetto o cieca casualità? Disegno divino o no? Sembra che il nostro pensiero, che è un pensare per cause, non possa uscire da questo dilemma, da questa secca alternativa. «Gettati», per dirla con Heidegger, in un mondo la cui semplice esistenza non sappiamo ricondurre alle nostre categorie, non possiamo non chiederci, con Leibniz e con tanti altri prima e dopo di lui, «perché l’essere piuttosto che il nulla?».

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→  luglio 6, 2005

il_riformista
di Oscar Giannino

Ieri, il sondaggio aperto due settimane fa dal sito di Repubblica sulle primarie del centrosinistra era giunto a quasi 93 mila suffragi. Non è un sondaggio su campione rappresentativo, ma il rapporto tra il popolo di centrosinistra e la testata fondata da Eugenio Scalari è tale che il sondaggio ha un suo valore. Il 64% dei voti va a Romano Prodi e il 19% a Bertinotti. Ma c’è un terzo dato rilevante: quasi il 10% indica espressamente che voterebbe un altro candidato rispetto a quelli sin qui fattisi avanti.
Allarghiamo ora lo sguardo all’Europa. In Francia, quale è stato l’effetto delle divisioni nella famiglia socialista rincorrendo le posizioni più estreme? La sconfitta netta alle presidenziali prima, poi la lezione sembrava compresa ed ecco la grande vittoria unitaria alle regionali, ma col ritorno delle spaccature e della rincorsa alle posizioni antagoniste ecco la nuova rovina. Al referendum europeo. In Germania, la Spd va alle elezioni anticipate a sua volta sotto l’effetto crescente della concorrenza portatale dalla neoformazione radicale “Alternativa elettorale per il lavoro e la giustizia sociale”, in cui confluiscono i comunisti del Pds e i radicali come Oskar Lafontaine. Ed ecco che nella piattaforma elettorale Spd tornano proposte come l’innalzamento delle tasse ai ricchi, riportando l’aliquota marginale di nuovo al 45% sopra i 250 mila euro di reddito: proposte demagogiche destinate a raccogliere poche risorse, visto che si tratta solo dello 0,12% dei contribuenti, e che al contrario esercitano effetti economici certamente negativi, in termini di abbassamento ulteriore della propensione al lavoro e alla produzione di reddito, risparmio e investimenti.

Un riformista. Torniamo all’Italia. Quando Giuliano Amato sul Sole domenica scorsa e Romano Prodi due giorni fa sottolineano con nettezza che Blair avrà tante ragioni ma il suo non è un modello valido per l’Italia, nelle loro prese di posizione si legge la stessa preoccupazione di non irritare la sinistra radicale nostrana, in vista delle politiche. Di qui l’annacquamento di proposte ispirate a riformismo sanamente individualista e di mercato, che va affiancato a proposte di maggior integrazione sociale per gli have not come un motore senza la cui robusta propulsione non vale la sola scintillante carrozzeria a vincere la gara della crescita e della competitività. Torniamo allora al sondaggio di Repubblica. C’è una parte importante dell’elettorato di centrosinistra pronta a esprimere un segnale di riequilibrio della piattaforma programmatica e della stessa eventuale futura squadra ministeriale del centrosinistra. Per farlo, ha bisogno di un candidato alle primarie che oggi non c’è ancora. Come propone il senatore Debenedetti, un candidato il cui profilo personale non imbarazzi i Ds, perché se fosse loro espressione incorrerebbero in leso prodismo. E che non ingeneri attese di voler davvero candidarsi al premierato o a un ministero. Un candidato-idea, votando il quale l’elettorato più riformista segnali tangibilmente a Prodi che nel programma e nel governo la via blairiana deve essere ben presente, non solo quella della sinistra radicale. Se magari fosse un imprenditore-manager di nome e prestigio, senza grilli politici per la testa e disposto alle primarie solo per un programma di governo meno radicale e più di mercato, sarebbe un servizio reso al paese e non solo alla sinistra. Meno entrambi i programmi dei due poli politici fossero intrisi di retorica statalista e tributarista, meglio sarebbe per tutti, alla fine.

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Non possiamo rassegnarci al gioco dei nove. Candidato riformista, se ci sei batti un colpo
di Franco Debenedetti – Il Riformista, 05 luglio 2005

Appello ai riformisti, schieriamo un nostro candidato
di Franco Debenedetti – Il Corriere della Sera, 25 giugno 2005 2005

Lettera ai riformisti
di Franco Debenedetti, 24 giugno 2005

→  giugno 25, 2005

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Racconta che l’idea gli è venuta di notte, sfogliando il Corriere. «Stavo terminando la lettura di un articolo di Michele Salvati, quando all’improvviso ho avuto l’illuminazione: serve un candidato riformista. Perchè se queste primarie si devono fare, almeno che servano a qualcosa». Il senatore ds Franco Debenedetti non ci ha pensato su due volte ed è subito passato dalla teoria alla pratica: ieri ha preso carta e penna e ha inviato una lettera aperta a tutti i suoi «amici riformisti». E cioè, tra gli altri, a Michele Salvati, Enrico Morando, Claudio Petruccioli, Nicola Rossi, Umberto Ranieri, Peppino Caldarola e Biagio De Giovanni.

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