Appello ai riformisti, schieriamo un nostro candidato

giugno 25, 2005


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali

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Racconta che l’idea gli è venuta di notte, sfogliando il Corriere. «Stavo terminando la lettura di un articolo di Michele Salvati, quando all’improvviso ho avuto l’illuminazione: serve un candidato riformista. Perchè se queste primarie si devono fare, almeno che servano a qualcosa». Il senatore ds Franco Debenedetti non ci ha pensato su due volte ed è subito passato dalla teoria alla pratica: ieri ha preso carta e penna e ha inviato una lettera aperta a tutti i suoi «amici riformisti». E cioè, tra gli altri, a Michele Salvati, Enrico Morando, Claudio Petruccioli, Nicola Rossi, Umberto Ranieri, Peppino Caldarola e Biagio De Giovanni.

L’obiettivo? Cercare di individuare entro ottobre un candidato di area riformista che si presenti alle primarie. Gesto necessario, come spiega il senatore della Quercia nella sua lettera. Partendo da un ragionamento: «Primarie a ottobre, assemblea programmatica a dicembre. Schema “1+9″, cioè Prodi più i nove segretari dei partiti, ciascuno col suo diritto di veto: quanto hanno concordato i leader dell’Unione solo apparentemente definisce le regole di governance della coalizione; in effetti ne determina in modo preciso l’identità politica». Il nodo, però, secondo Debenedetti, è nella formula scelta, così lontana da quella che avrebbe accompagnato la Federazione: «Allora si trattava di dare alla coalizione un “forte timone riformista”. Adesso si tratta di assicurare al candidato stabilità. Per questo risultato si paga un prezzo rilevante: l’accettazione aprioristica della sua cifra politica del candidato stesso. Tant’è che le primarie si terranno a ottobre e la conferenza programmatica a dicembre». E non va bene, chiarisce il senatore, che ci sia un appiattimento così forte su Prodi. Appiattimento inevitabile, visto che, come scrive sempre nella lettera, «queste primarie serviranno a dimostrare una cosa che già si sa, vale a dire che è Prodi il candidato del centrosinistra; e a misurare una cosa che è inutile sapere, vale a dire il consenso personale di cui gode. Se gli avversari di Prodi saranno Pecoraro Scanio, Di Pietro, Bertinotti, il solo risultato delle primarie sarà di consentire loro di misurare la propria forza. Il profilo politico dell’Unione risulterà dal condizionamento da parte di forze antagoniste, e non dalla dialettica tra programmi riformisti. Sarà frutto di una contrapposizione, per così dire, dall’esterno, non da un confronto dall’interno». Servono «idee nuove», per Debenedetti, perchè anche se «Prodi è portatore di idee politiche che ci hanno dato l’euro, l’avvio delle privatizzazioni e le riforme del suo breve ma intenso governo, perchè il Paese non continui a scivolare indietro sarà necessario un cambiamento netto. Non possiamo permetterci che idee nuove non vengano neppure rappresentate al Paese, che di esse non si discuta, in modo che diventino il cuore e l’anima della proposta di governo». Ma ricorda che «con il sistema che è stato messo insieme dopo la fine della Federazione, c’è un solo modo per farlo: presentare un candidato alle primarie che si identifichi in queste idee, che ne sia portatore personalmente, come si addice alle primarie. Solo così si riuscirà ad arricchire dall’interno quella che altrimenti sarà un’identità politica già definita a priori». A questo punto, però”, la domanda è obbligata: chi candidare per l’area riformista? Debenedetti per ora non vuole rispondere all’interrogativo, forse per non suscitare polemiche premature. Si limita, invece, in attesa di risposte, a ribadire la sua proposta invito nella lettera aperta: «Esistono, ne sono certo, candidati capaci di raccogliere e mobilitare le energie e le volontà di chi è disposto a scommettere su un’Italia attiva e vibrante, come lo è stata in altri periodi della sua storia, candidati capaci di innescare il “populismo riformista”. Scegliamone uno e candidiamolo alle primarie».

IL TIMORE. Senza mettere in campo «alternative interne» rischiamo di accettare a priori il progetto politico del Professore.
LA CONSULTAZIONE Ho pensato: se proprio si deve fare questa consultazione, almeno è bene che serva a qualcosa.

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