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→  maggio 26, 2005

il_riformista
Otto anni dopo

Ciò che non si riesce a scacciare, nella vicenda innescata dallo “strappo” della Margherita sulla lista unitaria, è la sensazione di un passato che, irrisolto, ritorna. La si potrebbe perfino leggere come il riproporsi di un’antica questione: fu Bertinotti o fu Marini a provocare la caduta di Prodi nel 1998?

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→  maggio 11, 2005

il_riformista
Idee. Eliminiamo da ora l’incertezza

Nel formare le decisioni di risparmiatori e imprenditori non contano solo gli atti del governo, contano pure i propositi dell’opposizione. Lo fanno tanto più quanto più probabile appare una sua prossima vittoria, e, più efficacemente che con i programmi che promette di attuare, conciò che fin da ora si impegna a non fare a non cambiare.
C’è in proposito un caso esemplare: l’imposta di successione.

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→  aprile 27, 2005

il_riformista
Proposte. Dopo Benedetto XVI

Il Riformista ha lanciato un appello per sostenere la candidatura di Elio Toaff, rabbino emerito, a senatore a vita. L’ho firmato con convinzione, per la qualità della persona e per la testimonianza di una vita; ma anche perché mi sembra utile che in Parlamento sieda un maestro della religione del Libro, quella che si fonda interamente e solamente sulla parola, e quindi non cessa di scavarne la profondità, di analizzarne il significato, quella in cui preghiera e meditazione sono anche discussione con Dio.

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→  aprile 22, 2005

il_riformista
CONSIGLI. ASSET ELETTORALI

«Se perde lui», aveva detto l’avvocato Agnelli commentando la discesa in campo del Cavaliere «perde lui solo; se vince lui, vinciamo tutti». Penso che una versione aggiornata di quella battuta frulli di questi giorni per il capo a Follini (e a Fini): «Se vince lui, vince lui solo; facciamo in modo che, se perde, non si perda tutti». Puntare sulla vittoria della Casa delle libertà alle prossime elezioni è azzardato per chiunque: per Follini (e Fini ) è anche rischioso.

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→  marzo 2, 2005

il_riformista
Che fare. Dopo il caso Morando

“Sic vos non vobis mellificates apes” proprio coloro che alla costruzione dell’alveare – la federazione dell’Ulivo – avevano lavorato quando nessuno ci credeva, proprio coloro che chiedevano che su temi importanti si convocasse l’assemblea degli eletti dell’Ulivo, un’assemblea dove alla fine si vota e ci si conta, proprio coloro che in occasione del congresso Ds, addirittura avevano rinunciato a distinguersi con una propria piattaforma politica per sottolineare il proprio sostegno all’innovazione organizzativa, non avranno un proprio rappresentante nella direzione della Federazione dell’Ulivo. Capisco quindi la protesta – tutta politica – di Enrico Morando.

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→  febbraio 28, 2005


di Oscar Giannino

Si vede che c’è un gran lavoro dietro alle quasi trecento pagine dell’ultima fatica di Timoty Garton Ash, il direttore dello European Studies Centre al St. Anthony College dell’Università di Oxford e senior fellow presso la celebre Hoover Institution dell’Università di Stanford. Il suo Free World, America, Europa e il futuro dell’occidente (Mondadori) è l’ideale continuazione post 11 settembre del suo ampio manuale mondiale del post muro, che aveva avuto il torto di uscire in libreria proprio pochi mesi prima dell’attentato alle Twin Towers, risultandone immediatamente annullato.

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