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→  giugno 15, 2014


È “giocoforza riconoscere che la strada finora seguita è del tutto sbagliata” scrive Luciano Gallino (Rpubblica, 11 giugno): pagando gli interessi sul debito – 81 miliardi nel 2013, 86 nel 2014, 104 nel 2016 – lo Stato viene meno all’impegno di restituire ai cittadini le risorse che da loro riceve, e così alimenta la disoccupazione.

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→  giugno 25, 2012


Affari&Finanza, pag. 1, 10

Caro Direttore,
“il popolo e le classi dirigenti tedesche non possono permettersi di sbattere fuori la Grecia ed è inutile ricordarne il perchè, stampato nella memoria del mondo intero a caratteri indelebili”, scrive Eugenio Scalfari nel suo editoriale della Domenica. Il perchè è stato sempre presenti nella memoria dei padri dell’Europa, da Jean Monnet, a Mitterrand e Kohl.

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→  febbraio 21, 2012


“L’esistenza dell’articolo 18 è utile soltanto per impedire licenziamenti discriminatori che vanno comunque bloccati e sanzionati”, scrive Eugenio Scalfari (nel suo articolo di domenica). Ciò di cui da anni e particolarmente oggi si discute, però, é il licenziamento per giustificato motivo economico: qui l’articolo 18 protegge il lavoratore soltanto nel caso in cui il giudice ritenga che il motivo addotto dall’imprenditore non sia sufficiente, ma lascia il lavoratore con un pugno di mosche in mano quando invece il licenziamento sia ritenuto giustificato. La proposta di cui si discute è di prevedere invece un indennizzo automatico, sottratto alla decisione del giudice, e un trattamento di disoccupazione universale, più robusto e accompagnato da servizi di assistenza intensiva per la ricerca della nuova occupazione, responsabilizzando per questo anche l’impresa che licenzia.

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→  febbraio 20, 2012


Caro Direttore,
come l’ipocrisia è, secondo il proverbio, il tributo che il vizio paga alla virtù, così si potrebbe dire che le Autorità sono il tributo che il dirigismo paga al mercato. Quelle di regolazione dei servizi di pubblica utilità dovevano essere lo strumento per consentire il passaggio dal monopolio pubblico al mercato concorrenziale; tant’è che la legge Ciampi impone che, prima di privatizzare un settore, sia costituita la relativa autorità.

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→  febbraio 10, 2012


I “bond della morte” (Stefano Rodotà, Repubblica, 8 febbraio) hanno un precedente, seppur di segno contrario, di cui parla Raghuram Rajan in Fault Lines. Poiché la monarchia francese nel XVIII secolo, pur di far cassa, aveva escogitato la vendita di rendite vitalizie, banchieri ginevrini pensarono di selezionare gruppi di donne “per la maggiore aspettativa di vita rispetto agli uomini” sui trent’ anni, in salute, di “impacchettarne” i vitalizi per diversificare rispetto al rischio di morte accidentale, e di rivenderne quote.

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→  luglio 12, 2011


Caro Augias, a me pare che le nomine nelle aziende di Stato le firmi il Direttore generale del Tesoro o quanto meno ne prenda coscienza ed eserciti dovuta vigilanza. Tremonti, della cui onestà economica non dubito, si fidava di dormire nella casa di un ricattatore. Grilli, della cui onestà sono certo, si fidava di avallare le nomine proposte dallo stesso personaggio. Spero che chi di dovere abbia già fatto paralleli del genere e concluso che in quello stagno conviene mettere il divieto di pesca.

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