Lo Stato si impegni a non fare default

giugno 15, 2014


Pubblicato In: Giornali, La Repubblica


È “giocoforza riconoscere che la strada finora seguita è del tutto sbagliata” scrive Luciano Gallino (Rpubblica, 11 giugno): pagando gli interessi sul debito – 81 miliardi nel 2013, 86 nel 2014, 104 nel 2016 – lo Stato viene meno all’impegno di restituire ai cittadini le risorse che da loro riceve, e così alimenta la disoccupazione.

Non mi par di ricordare che Gallino protestasse quando lo Stato dava, e si impegnava a dare per il futuro, più di quello che avrebbe ricevuto. Lo Stato l’ha fatto chiedendo prestiti, assicurdando che avrebbe considerato suo “impegno” prioritario pagare gli interessi. Mancare a quell’impegno si chiama fare default, e ha conseguenze che di solito non vanno nella direzione di ridurre la disoccupazione. Il “battere e ribattere sui rugginosi chiodi del pareggio di bilancio e simili”, che tanto infastidisce Gallino, ha lo scopo di rassicurare i creditori che questo impegno non verrà meno. “Pericoloso” sarebbe se pensassero che i propositi che Gallino esprime possano diffondersi: in tal caso vedremmo immediatemente lo spread schizzare verso l’alto. Per fortuna non è finora avvenuto, ma sarebbe meglio non rischiare.

La risposta di Luciano Gallino

Tra il ’600 e il ’700, in Inghilterra, i creditori venivano cacciati in prigione per anni. Ci volle uno scrittore, Daniel Defoe, per far capire al governo quanto l’idea fosse, oltre che crudele, economicamente insensata. Per l’Italia, l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione, e il Fiscal Compact, sono l’equivalente odierno della prigione per il debitore. In apparenza vanno incontro alla preoccupazione dei creditori, ma nella sostanza rendono impossibile il rimborso del debito, mentre per mezzo di avanzi primari sempre più esorbitanti fanno camminare l’intero Paese verso la miseria. Tra le vie per uscire dalla prigione ne circolano molte. E non credo si preferisca continuare a pensare che la prigione per il debitore sia meglio che discutere dei mezzi con cui questo potrebbe continuare a servire il suo debito.

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