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→  maggio 21, 2010


Lettera aperta di Franco Debenedetti, Oscar Giannino, Antonio Martino, Alberto Mingardi, Roberto Perotti, Nicola Rossi, Paolo Savona, Vito Tanzi

Caro direttore,
nei momenti di grande incertezza, il ruolo dell’informazione è assai delicato. Se gli economisti rischiano spesso di essere consiglieri del principe, estendere i rudimenti della cultura economica e finanziaria costituisce condizione per un dibattito pubblico più consapevole.

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→  gennaio 17, 2010


Come cambia la sfida cinese:
dal prodotto alle persone

di Marco Carone e Giorgio Secchi
FrancoAngeli Editore, 2010
pp. 216


La riforma del mercato del lavoro, cioè delle tradizioni e delle istituzioni determinano le modalità con cui il lavoro viene prestato, è la grande assente nell’agenda delle riforme che si auspica che vengano introdotte nell’economia cinese. Lo era prima della Grande Crisi Finanziaria del 2008, quando il pericolo sembrava essere quello di una crisi monetaria dovuta al debito estero degli USA e, per scongiurarlo, si indicava la necessità di introdurre riforme nell’economia cinese, volte ad aumentare consumi interni. Al centro dell’attenzione erano le istituzioni del welfare: tutele dei lavoratori cinesi avrebbero ridotto la necessità di risparmiare per coprirsi dai rischi di malattie e vecchiaia, e quindi avrebbero consentito di consumare di più.

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→  marzo 13, 2009


a cura di Alberto Mingardi

Alberto Mingardi, Direttore Generale dell’Istituto Bruno Leoni, collabora o ha collaborato con svariati quotidiani e riviste, fra cui Wall Street Journal, Washington Post, International Herald Tribune, Financial Times, L’Agefi, Apple Daily, Economic Affairs, National Review, The Freeman, Markets and Morality.

Il capitalismo ha fallito: è questa la chiave di lettura più comune della crisi finanziaria.

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→  febbraio 20, 2009

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L’intervista

di Franco Debenedetti

«Non è scandaloso parlare di nazionalizzazione: può essere uno strumento temporaneo, un passaggio, per rimettere poi le banche sul mercato».
Statalizzare, insomma, si può per Franco Debenedetti, già senatore indipendente della sinistra, oggi consigliere di Cir, Cofide, Iride e Piaggio.

Cosa intende per «nazionalizzazione temporanea» e come potrebbe avvenire?
«Lo Stato compra le banche, toglie dal bilancio i titoli tossici, le ricapitalizza e su questa base le fa ripartire».

Siamo alla disfatta del mercato…
«Il problema è che il mercato, in questo momento non riesce a dare un prezzo ai cosiddetti titoli tossici. Non si sa quanto valgono. Qual è il valore dei veleni? Questo è il problema su cui si sono sostanzialmente infrante le soluzioni finora messe in atto. Se proprietario è lo Stato, il problema di dare un prezzo non è più critico, perché vengono solo mosse da una posta a un’altra all’interno del bilancio dello Stato. In questo modo lo Stato surroga il mercato nella sua funzione di dare un prezzo ai beni».

Una via praticabile in Italia?
«Nazionalizzazione è una parola politicamente tabù, desta timori e preoccupazioni nei Paesi come l’America che non hanno avuto imprese di Stato, figurarsi da noi che ce le ricordiamo fin troppo bene. Ma si tratta di un passaggio che non deve spaventare: il punto critico non è il momento della nazionalizzazione, ma ciò che avviene dopo, cioè in quanto tempo le banche sono restituite al mercato. Lo Stato banchiere è una sciagura».

Con quali soldi realizzarla, nel caso?
«Il costo per lo Stato dipende dal prezzo al quale viene comprata la banca, dall’eventuale riconoscimento agli azionisti e agli obbligazionisti, e dall’entità dell’aumento di capitale e da quanto vale la banca risanata. E da quale valore avranno in futuro i “veleni”. Può essere un’operazione molto costosa; ma costoso è pure lo stillicidio di provvedimenti finora presi, e che sono lontani dall’essere stati risolutivi».

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di Franco Debenedetti – Il Sole 24 Ore, 26 febbraio 2009

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di Nouriel Roubini – La Repubblica, 26 febbraio 2009

A una condizione
di Alberto Bisin – La Stampa, 24 febbraio 2009

Tra «stoccaggi» e paracadute, per il futuro Scudo o bad bank?
di Rossella Bocciarelli – Il Sole 24 Ore, 24 febbraio 2009

Titoli tossici? Preferisco il sidecar di George Soros
di Giuliano Amato – Il Sole 24 Ore, 22 febbraio 2009

Come salvarci dall’abisso
di Francesco Giavazzi – Il Corriere della Sera, 21 febbraio 2009

→  novembre 15, 2008

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L’instabilità finanziaria ha svelato gli effetti della circolarità perversa tra aiuti, azzardo morale e regolazione. Un’autorità mondiale da Bretton Woods 2

“Quelli di noi – ed io in primo luogo – che avevano pensato che bastasse l’interesse delle istituzioni che erogano il credito a proteggere gli investimenti degli azionisti, oggi sono colpiti nelle loro convinzioni”. Anche dopo la sua uscita di scena, le parole di Alan Greenspan lasciano il segno.

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→  ottobre 7, 2008

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da Peccati Capitali

E se qualcuno facesse un’OPA su Mediaset? Con questo cataclisma finanziario niente è più ipensabile, sono cambiate convenienze e strategie. Mediaset valeva 11 € oggi balla sui 4 €; ma vendendo la Cinco in Spagna, Endemol in Olanda, e le torri con gli apparati trasmittenti in Itallia, chi la compera si troverebbe le attività italiane quasi gratis.

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