→ novembre 15, 2005

Al Direttore – Sul Foglio lei analizza le ragioni per cui “Berlusconi ha vinto”. Sul Corriere, Sergio Romano (più o meno) elenca le “importanti riforme” che ha fatto. Ma le une e le altre discendono da e convergono nell’avere realizzato in Italia il bipolarismo maggioritario.
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→ settembre 27, 2005

Caro Direttore,
“l’aborto[…] è un crimine nascosto dell’uomo e della donna moderni, il più grande alla pari dello sterminio degli ebrei d’Europa”, scrive sul Foglio del lunedì.
Non condivido le posizioni da lei prese in tempi recenti su bioetica, valori, modi con cui combattere il terrorismo: e ora aborto.
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→ febbraio 18, 2004

Bersani, Letta e Debenedetti spiegano perché l’Ulivo non cade nella “trappola” di Maranghi
Roma – Né sulla lettera di Vincenzo Maranghi. Né sulla replica di Antonio Fazio.
Come non ci fossero mai state, per il centrosinistra. Non una delle figure di spicco dell’Ulivo ha ritenuto di commentarle. In alcun modo. Ma perché?
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→ gennaio 15, 2004

I timori di Debenedetti
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul lodo Maccanico, a sinistra c’è chi esulta e chi ragiona. Il senatore Franco Debenedetti non si tira indietro, lui ragiona e su tre presupposti. “E’ l’ennesima sconfitta del partito degli avvocati di Berlusconi, ed è un peccato perché io l’avevo scritto che il problema dell’improcedibilità temporanea per le alte cariche istituzionali c’era, e meritava una soluzione condivisa che non incorresse in scomuniche.
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→ maggio 10, 2003

- Al Direttore –
Sono i riformisti nella sinistra a essere i più danneggiati dallo smottamento dell’orografia politica innescato dalle reazioni di Silvio Berlusconi alla condanna in primo grado di Cesare Previti, poi amplificato dalla dichiarazione spontanea resa al processo in cui egli stesso è imputato, e che ora dilaga.
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→ gennaio 25, 2003

L’avvocato, sogno e incubo per borghesi e proletari
Per mezzo secolo Giovanni Agnelli é stato il simbolo del capitalismo privato italiano. Enrico Cuccia ne é stato il difensore, molte volte il salvatore. Agnelli, all’estero e in Italia, ne era il portabandiera. Senza cedere alla suggestioni simboliche di un trapasso dalla vita alla vigilia di un trapasso di poteri, io preferisco ricordarlo per questo suo ruolo, per come l’ha interpretato e per come la sua persona ha contribuito a dare al nostro capitalismo privato la sua attuale forma e le sue caratteristiche.
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