→ luglio 20, 2006

Caro Direttore,
la legge italiana offre alle oltre 600 stazioni televisive la possibilità di investire nel digitale terrestre. Oggi trasmettono in digitale 10 reti nazionali controllate da 6 diverse società. Tre di esse (D-Free, L’Espresso, H3G) sono nuovi entranti nel mercato TV. Inoltre la legge impone a RAI e Mediaset di cedere a terzi il 40% della loro capacità trasmissiva. L’Inghilterra invece, a quanto riferisce il Corriere Economia, impone alla BBC, che ha ricavi di poco inferiori alla somma di RAI più Mediaset, di investire nel digitale, e la finanzia con un aumento del canone. Ma per Bruxelles è l’Italia quella che deve essere messa sotto accusa perché perpetua anche nel futuro digitale le posizioni dominanti del presente analogico: e il Governo italiano annuisce. Gratia violentia?
senatore Franco Debenedetti
→ aprile 6, 2006

Al direttore.
Confesso di aver letto, anch’io “non senza vergogna”, la lettera di Alberto Mingardi (Il Foglio di martedì): ancor più perché è un amico e un liberale.
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→ novembre 15, 2005

Al Direttore – Sul Foglio lei analizza le ragioni per cui “Berlusconi ha vinto”. Sul Corriere, Sergio Romano (più o meno) elenca le “importanti riforme” che ha fatto. Ma le une e le altre discendono da e convergono nell’avere realizzato in Italia il bipolarismo maggioritario.
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→ settembre 27, 2005

Caro Direttore,
“l’aborto[…] è un crimine nascosto dell’uomo e della donna moderni, il più grande alla pari dello sterminio degli ebrei d’Europa”, scrive sul Foglio del lunedì.
Non condivido le posizioni da lei prese in tempi recenti su bioetica, valori, modi con cui combattere il terrorismo: e ora aborto.
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→ febbraio 18, 2004

Bersani, Letta e Debenedetti spiegano perché l’Ulivo non cade nella “trappola” di Maranghi
Roma – Né sulla lettera di Vincenzo Maranghi. Né sulla replica di Antonio Fazio.
Come non ci fossero mai state, per il centrosinistra. Non una delle figure di spicco dell’Ulivo ha ritenuto di commentarle. In alcun modo. Ma perché?
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→ gennaio 15, 2004

I timori di Debenedetti
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul lodo Maccanico, a sinistra c’è chi esulta e chi ragiona. Il senatore Franco Debenedetti non si tira indietro, lui ragiona e su tre presupposti. “E’ l’ennesima sconfitta del partito degli avvocati di Berlusconi, ed è un peccato perché io l’avevo scritto che il problema dell’improcedibilità temporanea per le alte cariche istituzionali c’era, e meritava una soluzione condivisa che non incorresse in scomuniche.
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