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Archivio per il Tag »Il Foglio«

→  marzo 14, 2024


“Crimini contro l’umanità”, “genocidio” sono termini che ricorrono sovente nei resoconti delle guerre di Ucraina e di Gaza: di solito a sproposito, comunque senza riferimento al contesto in cui i due termini vennero creati. Sono termini giuridici, comprensibili però solo avendo ben presente le vicende vissute e le sofferenze patite: per questo se ne sentì la necessità. “La strada verso est” di Philippe Sands descrive la ricerca minuziosa di tracce e di indizi con cui ricostruire le vite dei personaggi e delle loro famiglie: singole storie nelle immense tragedie per cui furono creati gli strumenti atti a condannare i capi nazisti al processo di Norimberga, e che poi entrarono nel diritto internazionale.

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→  marzo 4, 2024


di Franco Debenedetti e Carlo Stagnaro

Il piano del governo Meloni non è una rivoluzione ma un aggiustamento marginale delle partecipazioni pubbliche. In questo contesto le privatizzazioni possono diventare un’occasione per aumentare la concorrenza

Le polemiche sull’ingresso dello stato nel capitale di Stellantis hanno fatto perdere di vista la polemica precedente: quella sulla “svendita” di asset pubblici. D’altronde, le stesse imprese italiane – come ha notato Ferruccio De Bortoli sull’Economia del Corriere della sera di lunedì 19 febbraio – sembrano ben poco interessate alle privatizzazioni, diversamente dal passato. Forse la ragione è che in ballo non c’è una scelta (verrebbe da dire) di politica industriale, ma una mera riorganizzazione delle partecipazioni finanziarie dello stato. Sul quotidiano di via Solferino, Francesco Giavazzi aveva a sua volta notato che ciò “significa che [Giorgia Meloni] vuol continuare a controllarle e usarle come strumento di intervento sui mercati” (3 febbraio). A noi sembra che possa essere vero anche il contrario: le privatizzazioni possono diventare un’occasione per aumentare la concorrenza.

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→  febbraio 29, 2024


Al direttore.
Prendere ostaggi in un contesto di conflitto armato è considerato un crimine contro l’umanità. Non è invece un crimine fare prigionieri, purché essi siano trattati umanamente, in modi definiti da accordi internazionali. C’è quindi una insanabile contraddizione alla radice delle trattative fra Hamas e Israele per scambiare cittadini israeliani presi come ostaggi con prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane: nessun moltiplicatore numerico può eguagliare un crimine contro l’umanità a fatti leciti purché nel rispetto di determinate condizioni.

→  febbraio 23, 2024


Al direttore.
Martedì 20 febbraio, nella Sala Buzzati del Corriere si presentava “Giacomo Matteotti, il nemico di Mussolini” di Marzio Breda e di Stefano Caretti. Matteotti fu assassinato nel 1924, cent’anni giusti prima che la stessa sorte toccasse ad Alexei Navalny, “il nemico di Putin”, anch’egli in modi ancora da chiarire, anche la sua salma brutalmente offesa. Ma quando uno spettatore fece notare la singolare e pur non insignificante coincidenza, nessuno, né dal palco né dalla sala, accennò a un applauso di solidarietà.

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→  febbraio 14, 2024


Al Direttore.
Israele e quella prova di Amleto, ha scritto lunedì Giuliano Ferrara: non una vendetta cieca, ma l’unico mezzo, forse, per difendere democrazia e libertà. Ben lo sanno gli americani: è stato necessario ammazzare Bin Laden per poter di nuovo salire su un aereo con la ragionevole sicurezza che non sarebbe stato dirottato. Gli amici di Israele e la prova di Amleto: non ammonimenti e minacce ma aiuti concreti e mezzi condivisi per riuscire a smantellare l’organizzazione terroristica rispettando i civili innocenti. E’ difficile ma su può fare, anzi si deve fare.

→  dicembre 13, 2023


Al direttore.

Se non proprio tutti, certo la maggior parte dei femminicidi non è conseguenza di uno scoppio improvviso di ira irrefrenabile: in ognuno di essi c’è una qualche forma di premeditazione, anche se non nel senso strettamente giuridico del termine. L’omicida ha avuto modo di essere cosciente delle conseguenze del suo atto; sa che verrà catturato, anzi sovente è lui stesso a consegnarsi; sa la conseguenza inevitabile a cui va incontro, non meno di 21 anni di reclusione. E io non riesco a immaginare che cosa possa suscitare nell’omicida un sentimento più forte dell’istinto di sopravvivenza, un sentimento che solo la scomparsa della donna possa sedare. Mi sembra quindi che il suicidio, a volte attuato, più sovente immaginato, sia una pulsione che non segue, ma che precede l’atto: i 106 femminicidi (2022) dovrebbero quindi essere contati anche nel novero dei suicidi, almeno di quelli tentati: 3.686 nel 2020, uno ogni 16 ore nel 2022, 822 (oltre a 763 tentati) da inizio anno. Se è così, le cause del femminicidio vanno ricercate non solo nella distorsione del rapporto con le donne, ma anche nell’incapacità di reggere i dolori della vita. E quindi le iniziative per eliminarlo non devono solo essere di educazione relazionale, ma anche di forza per resistere alle difficoltà della propria vita e di capacità di trovare mezzi per superarle. All’origine non c’è tanto la lesione dei presunti diritti del patriarcato, quanto l’incapacità di adempierne ai doveri.

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