→ maggio 3, 1999

Un anno fa, il 2 di maggio, l’Italia veniva ufficialmente ammessa a far parte dell’unione monetaria. A un anno di distanza, poco manca che nessuno se ne ricordi. Allora il nostro ingresso coi primi nel club dell’euro faceva il titolo a piena pagina, oggi a far notizia è proprio questa indifferenza.
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→ aprile 29, 1999

Caro lettore, per il Quirinale io sono un elettore. E a conti fatti non è il caso di invidiarmi. Mi sono rifiutato a tutte le iniziative volte a sostenere candidati.
Un conto è che chi ambisce alla più alta carica della Repubblica renda nota la sua disponibilità, rendendo il confronto più trasparente ai cittadini. Sarebbe auspicabile, anche se con ogni
probabilità non avverrà: finché le regole sono queste, candidarsi significa «bruciarsi».
Altro conto è che i cittadini promuovano iniziative per sostenere questo o quel nome, «segnalandolo» dall’esterno ai grandi elettori.
Tutt’altro conto è che a farlo siano i parlamentari e i delegati regionali. Personalmente credo di dover conservare la libertà di usare del diritto che gli elettori mi hanno conferito a seconda di come si svolgerà il processo di votazione.
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→ aprile 29, 1999

“Lo sviluppo da consentire” é l’obbiettivo che la politica deve porsi
Come quelli che l’hanno preceduto nella serie, anche questo articolo comparirà sotto il titolo “lo sviluppo da rilanciare”. Ma la locuzione a me pare logicamente contraddittoria, dato che ha in sè la negazione del proprio assunto; infatti, se lo sviluppo é l’obbiettivo, proporsi di “rilanciarlo” non indica una soluzione, ma piuttosto crea un problema. “Lo sviluppo da consentire”, questo é il titolo che vorrei; perché questo é l’obbiettivo che la politica deve porsi.
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→ aprile 21, 1999

Il primo a profferire la parola fu, se non andiamo errati, Romano Prodi: fu il presidente designato della Commissione Europea, interpellato sulle prime voci di un possibile accordo tra Telecom Italia e Deutsche Telekom, a parlare di “pariteticità”, condizione capace di rendere vantaggioso ogni accordo tra le due società. Da allora “pariteticità” è entrata nel circuito della comunicazione, è diventata il faro di ogni politica, l’obiettivo di ogni piano, il vincolo di ogni accordo.
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→ aprile 18, 1999

Quando un aereo è in scandaloso ritardo, quando un treno è improvvisamente annullato, quando la burocrazia oppone la sua stanca ottusità, insomma quando un servizio non funziona, penso che l’utente debba adottare l’atteggiamento di considerare chi gli sta di fronte – l’impiegato dietro lo sportello, il controllore, l’assistente di volo – non come un dipendente ma come il rappresentante dell’azienda, non l’ultimo anello della catena organizzativa, ma la personificazione del vertice.
La reazione dell’utente, dicono i teorici dell’organizzazione, è il solo mezzo per migliorare il servizio: quindi il cliente che «reagisce» svolge un ruolo socialmente utile. Bisogna dunque non prestare orecchio quando, di fronte a proteste di cui è impossibile non riconoscere la ragionevolezza, il poveretto o la malcapitata si difende protestando che la colpa non è sua…, che anche lui…, che il superiore…, che il regolamento… Come se l’utente, oltre a subire gli inconvenienti del malservizio, dovesse anche perdere il suo tempo nei meandri delle responsabilità, nei labirinti delle matrici organizzative.
Così quando il ministro Piero Fassino, intrappolato per ore in un aereo, ha protestato contro Alitalia in modo colorito («una bettola» secondo quanto riferiscono) ho applaudito. E quando l’altro ieri l’amministratore delegato di Alitalia, cifre alla mano, indicava nel controllo del traffico aereo il principale responsabile del disservizio di cui ogni viaggiatore è testimone e vittima, ho avuto conferma della mia teoria: protestare è un dovere civico e più la catena di comando è lunga più forte bisogna gridare. Alcune spiegazioni sono complicate: separazione verticale ed orizzontale, procedure e manovre di riattacco, angoli degli svincoli e interassi piste. Ma altre sono assai comprensibili anche ai profani: come quando veniamo a sapere che il controllo del traffico aereo è un ente pubblico, i cui dipendenti sono inquadrati in 14 organizzazioni sindacali.
Quando infine apprendiamo che questo ente risponde al ministero dei Trasporti, quello stesso che, sempre per ragioni di rapporti sindacali, ha bocciato il piano di Claudio De-matte, presidente delle Ferrovie dello Stato, per ridurne le perdite scandalose, allora tutto diventa assolutamente chiaro.
E sorge dalla memoria un ricordo, il famoso scontro che oppose proprio i controllori di volo al presidente Reagan nel 1981, all’inizio del suo primo mandato; per averla vinta Reagan non esitò a licenziarli tutti.
Nessuno auspica che da noi si applichino misure così draconiane, ma varrà la pena ricordare ai nostri governanti, ministro Treu in testa, che proprio con quel braccio di ferro iniziò una presidenza di eccezionale successo, in cui si misero le basi dello straordinario boom economico americano, che ancora’oggi continua.
→ aprile 18, 1999

L’OPA Olivetti sta diventando il reagente che, aggiunto alla soluzione, fa precipitare gli avvenimenti; le sue implicazioni ormai non riguardano solo più le due società interessate, ma politiche e assetti industriali italiani ed europei.
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