→ maggio 8, 1999

Considero Friedrik von Hayek, di cui oggi ricorre il centenario della nascita, il più grande scienziato sociale del secolo. In Italia tale merito è assolutamente misconosciuto e fa malinconia. La sua battaglia novantennale ha avuto un esito essenziale: unire in un blocco logico coerente il valore preminente delle scelte individuali su quelle collettive e insieme affermare il loro limite. Senza scelte individuali non c’è sistema dei prezzi, dunque non c’è mercato; ma il limite dei nostri atti individuali anche più intenzionali è che a prevalere sono le loro conseguenze inintenzionali, ed è impossibile per qualsiasi soggetto collettivo governare e superare tale limite.
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→ maggio 6, 1999

La contingenza pre-contrattuale può giustificare che si alzino i toni; ma se le analisi sono tanto semplificatrici da apparire rozze, il risultato nuoce alla credibilità stessa di chi le enuncia.
Stiamo parlando, come si sarà capito, della recente intervista di Sergio Cofferati “Un capitalismo egoista sta fiaccando l’economia” (La Repubblica, 4 maggio ). Sarebbe fin troppo facile ribattere ricordando quanta responsabilità sindacale ci sia nei vincoli che ostacolano lo sviluppo, dalla flessibilità alla burocrazia centrale e locale, dai trasporti alla scuola. Ma il problema posto da Cofferati é un altro e va affrontato con serietà non fosse altro perché il suo “senza qualità” sembra riecheggiare, sia pure con toni e accenti assai diversi, il “senz’anima” pronunciato pochi giorni fa da Carlo Azeglio Ciampi.
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→ maggio 3, 1999

Un anno fa, il 2 di maggio, l’Italia veniva ufficialmente ammessa a far parte dell’unione monetaria. A un anno di distanza, poco manca che nessuno se ne ricordi. Allora il nostro ingresso coi primi nel club dell’euro faceva il titolo a piena pagina, oggi a far notizia è proprio questa indifferenza.
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→ aprile 29, 1999

Caro lettore, per il Quirinale io sono un elettore. E a conti fatti non è il caso di invidiarmi. Mi sono rifiutato a tutte le iniziative volte a sostenere candidati.
Un conto è che chi ambisce alla più alta carica della Repubblica renda nota la sua disponibilità, rendendo il confronto più trasparente ai cittadini. Sarebbe auspicabile, anche se con ogni
probabilità non avverrà: finché le regole sono queste, candidarsi significa «bruciarsi».
Altro conto è che i cittadini promuovano iniziative per sostenere questo o quel nome, «segnalandolo» dall’esterno ai grandi elettori.
Tutt’altro conto è che a farlo siano i parlamentari e i delegati regionali. Personalmente credo di dover conservare la libertà di usare del diritto che gli elettori mi hanno conferito a seconda di come si svolgerà il processo di votazione.
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→ aprile 29, 1999

“Lo sviluppo da consentire” é l’obbiettivo che la politica deve porsi
Come quelli che l’hanno preceduto nella serie, anche questo articolo comparirà sotto il titolo “lo sviluppo da rilanciare”. Ma la locuzione a me pare logicamente contraddittoria, dato che ha in sè la negazione del proprio assunto; infatti, se lo sviluppo é l’obbiettivo, proporsi di “rilanciarlo” non indica una soluzione, ma piuttosto crea un problema. “Lo sviluppo da consentire”, questo é il titolo che vorrei; perché questo é l’obbiettivo che la politica deve porsi.
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→ aprile 21, 1999

Il primo a profferire la parola fu, se non andiamo errati, Romano Prodi: fu il presidente designato della Commissione Europea, interpellato sulle prime voci di un possibile accordo tra Telecom Italia e Deutsche Telekom, a parlare di “pariteticità”, condizione capace di rendere vantaggioso ogni accordo tra le due società. Da allora “pariteticità” è entrata nel circuito della comunicazione, è diventata il faro di ogni politica, l’obiettivo di ogni piano, il vincolo di ogni accordo.
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