Il traguardo dell’Euro è già dimenticato

maggio 3, 1999


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


Un anno fa, il 2 di maggio, l’Italia veniva ufficialmente ammessa a far parte dell’unione monetaria. A un anno di distanza, poco man­ca che nessuno se ne ricordi. Al­lora il nostro ingresso coi primi nel club dell’euro faceva il tito­lo a piena pagina, oggi a far no­tizia è proprio questa indiffe­renza.

Allora fiumi d’inchiostro per spiegare i rischi, e fiumi di tas­se versati per scongiurarli. Oggi un trafiletto per chiedersi il perché di que­sta rimozione.

Non se ne parla – potrebbe essere una spie­gazione – perché abbiamo tal­mente assimila­to il nostro esse­re eurocittadini che è come se lo fossimo da sem­pre. Che non si possano più fi­nanziare le spese coi debiti da noi lo sanno maggioranza e opposizione, anzi lo sanno meglio di altri; tant’è vero che il governo Prodi è caduto per un errore di calco­lo sui rapporti politici interni della sua coalizione; mentre è per contrasti sulla politica eco­nomica che il governo tedesco ha dovuto liberarsi di Oskar La­fontaine. Il «trucco», come so­steneva Ciampi, era solo aggan­ciare i tassi di interesse tede­schi, l’eurotassa era un prestito per giocare una partita sicura­mente vincente. Ci hanno fatto credere che era difficile entrare nell’euro, invece era solo ri­schioso non entrarci. Eravamo pronti e preparati per entrare nel club, i fatti lo hanno dimo­strato, la ricorrenza non ci commuove più di tanto. Per l’ottimista questa indifferenza è logica.

Non così per il pessimista. Ci hanno fatto credere che si po­tesse entrare nell’euro aumentando le tasse anziché taglian­do le spese; ora i veri rischi so­no quelli che corriamo stando nell’euro. Una disoccupazione tra le più alte d’Europa, un pae­se spaccato in due, una macchi­na statale costosa e inefficien­te, trasporti prossimi al collas­so, un prelievo fiscale che sco­raggia le inizia­tive: se il tempo dovesse girare in tempesta, non potendo più contare sulla svalutazione, per noi sarebbe­ro guai seri. Ma noi continuia­mo a non dare ascolto a chi ammonisce che la vita nell’euro è un Purgatorio, non poniamo mano ai nostri problemi. Per il pessimista que­sta rimozione è incoscienza.

Intanto, men­tre l’economia americana cresce, quelle euro­pee ristagnano, l’euro in quest’anno ha perso il 16%. La Commissione europea è stata sfiduciata. Presidente di quella nuova sarà Romano Prodi: i meriti europei sono serviti a candidarlo, ma è stata la guerra per il Kosovo a farlo nominare. Perché i traguardi raggiunti si dimenticano, i problemi diffici­li si rinviano, a muovere le azioni degli uomini sono perlo­più le emergenze. E questo lo osservano i realisti.

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