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Archivio per il Tag »Ulivo«

→  marzo 2, 2005

il_riformista
Che fare. Dopo il caso Morando

“Sic vos non vobis mellificates apes” proprio coloro che alla costruzione dell’alveare – la federazione dell’Ulivo – avevano lavorato quando nessuno ci credeva, proprio coloro che chiedevano che su temi importanti si convocasse l’assemblea degli eletti dell’Ulivo, un’assemblea dove alla fine si vota e ci si conta, proprio coloro che in occasione del congresso Ds, addirittura avevano rinunciato a distinguersi con una propria piattaforma politica per sottolineare il proprio sostegno all’innovazione organizzativa, non avranno un proprio rappresentante nella direzione della Federazione dell’Ulivo. Capisco quindi la protesta – tutta politica – di Enrico Morando.

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→  febbraio 28, 2003


Così, pian piano, l’ex leader della Cgil sta cambiando il volto dell’Ulivo

“Le accuse scatenate contro chi ha votato anche la mozione di Rifondazione sono una polemica priva di ragione, scatenata all’interno dell’Ulivo. Francamente, trovo che i liberal DS abbiano usato parole sgradevoli e offensive”. Così Sergio Cofferati nell’intervista a l’Unità di domenica 23 Febbraio. Che sull’Irak 31 senatori abbiano rotto l’unità dell’Ulivo, non è per lui motivo di preoccupazione. E che l’abbiano fatto votando due documenti, di cui uno dice il contrario dell’altro, è per lui solo “un corollario”.

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→  febbraio 4, 2002


Sinistra italiana in crisi, laburisti col vento in poppa:
il nuovo libro di Giddens, padre della Terza via

Mentre l’Ulivo si contorce in una crisi di identità e di strategie, diventa particolarmente attuale ascoltare la voce di quelli che, a sinistra, hanno vinto.


«La nuova socialdemocrazia si occupa prioritariamente delle condizioni necessarie per raggiungere il successo elettorale», dice Anthony Giddens, nel suo ultimo libro; Where now for New Labour? (Polity Press, The Fabian Society). Ma quanti nella sinistra italiana sarebbero disposti a sottoscrivere senza riserve questa affermazione? Quanti invece avrebbero timore di perdere i valori identitari della sinistra, vittime del «mito dell’incoerenza»?

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→  novembre 19, 2001


Rubrica “Porto Franco” sul congresso dei Ds

AL «porto franco» è approdata ieri una nave col gran pavese: un gran discorso di Giuliano Amato, uno straordinario esempio di oratoria politica. Ecco, mi dicevo, la voce che può conquistare consensi nuovi; e qualcuno, sottovoce, si è anche spinto a considerare che forse con uno come lui i risultati delle passate elezioni potevano essere diversi… Un’oratoria, quella di Amato, che spicca in un congresso in cui la vecchia scuola è risultata ancor più vecchia: le uniche altre voci che hanno suscitato entusiasmi sono state quelle di D’Alema e Veltroni. (Quest’ultimo però come presidente di un partito che avesse come segretario Sergio Cofferati, l’uno a richiamare la sinistra di valori, l’altro a tutelare la sinistra dei diritti acquisiti).

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→  giugno 8, 2001


Rifondare I DS? Certo, partendo però dagli uomini che hanno fatto parte del governo

“Muoiono anche i partiti” è il grido di dolore che Miriam Mafai ha lanciato dopo l’ultima direzione DS. Ma il problema per i DS non è della buona morte ma del significato della vita; non è risalire da quel misero 16% dei voti ottenuti al proporzionale, ma definire la propria natura. E cioè se essere un partito che ambisce ad avere la guida dell’opposizione e ad esprimere il futuro candidato premier, o se accettare di essere confinati nel ruolo di portatori di truppe, che al comando possono dare solo il numero due. Da questo punto di vista, per i DS, peggio ancora della loro direzione è stata la successiva riunione dei comitati per Rutelli: sul palco c’erano Veltroni e Fassino, la rappresentazione vivente di una ricorrente subalternità.

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→  gennaio 28, 1999


Sinedocche è la figu­ra retorica con cui «si usa figuratamente una parola di significato più ampio o meno ampio di quella propria, ad esempio una parte per il tutto, il contenente per il contenu­to».

E nominalismo è «negare agli oggetti della realtà ogni valore che vada oltre quello rappresentato dai relativi segni verbali». Così il Devoto-Oli.

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