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Archivio per il Tag »Raghuram Rajan«

→  giugno 5, 2012


recensione di Federico Fubini

L’indiano Rajan e Franco Debenedetti denunciano gli squilibri strutturali dell’Occidente.

La crisi del debito pubblico in Europa, ancora aperta, è stata anticipata da quella del debito privato negli Stati Uniti. Si potrebbe pensare a queste esplosioni di panico finanziario come a eventi gemelli, non fosse che fra le molte  differenze ce n’è anche una che non ha molto attratto l’attenzione: la crisi americana ha già prodotto una serie di saggi e ricostruzioni che vanno ben oltre la pura cronaca dei fatti; molti di quei libri americani su Lehman o sul crollo dei mutui subprime approfondiscono i motivi dei protagonisti principali, scavano nelle cause meno superficiali degli eventi, ripensano alla teoria economica che dovrebbe spiegare ciò che è avvenuto e, spesso, non riesce a farlo.

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→  maggio 24, 2012


Si sente parlare di piano per la crescita e si pensa a fiumi di soldi. Chi soffre sotto il peso della crisi chiede ai politici di fare qualcosa; questi vorrebbero annunciare qualcosa di concreto e rapido, tanti soldi in poco tempo. Così nasce la grande mistificazione.

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→  maggio 6, 2012


Recensione di Alberto Mingardi

Le linee di faglia sono quelle fratture che rivelano il movimento fra le due masse tettoniche che separano. Lo sforzo di questo libro di Raghuram Rajan è proprio quello di non fermarsi al racconto del terremoto, ma di ripercorrere i movimenti delle zolle. Uscito nel 2010, Fault Lines si è conquistato il plauso quasi unanime dei recensori. La crisi finanziaria aveva già movimentato l’industria editoriale: il lavoro di Rajan era il saggio più complesso, più generoso nelle sfumature, più ambizioso nel tentativo di superare spiegazioni unilaterali e semplicistiche. Chi lo leggesse con la mente aperta non ripeterà più la bestialità per cui la crisi non si dovrebbe ad altro che all’avidità degli attori di mercato. L’edizione italiana è corredata di una nuova introduzione, scritta ad hoc, e da una postfazione che risale alla ristampa del 2011.

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→  maggio 4, 2012


recensione di Ilaria Liprandi

La crisi finanziaria ha rovesciato il mondo occidentale con l’irruenza di un terremoto. A differenza di un sisma naturale, però, il collasso economico poteva essere previsto. Pochi economisti lo avevano intuito: Raghuram Rajan è uno di questi e Terremoti finanziari – Come le fratture nascoste minacciano l’economia globale (Einaudi) è il libro in cui spiega come ha fatto. La metafora usata per raccontare la crisi è semplice ma potente: tutta l’economia è attraversata da fratture nascoste, vere e proprie faglie che minacciano la stabilità dell’economia mondiale.

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→  febbraio 10, 2012


I “bond della morte” (Stefano Rodotà, Repubblica, 8 febbraio) hanno un precedente, seppur di segno contrario, di cui parla Raghuram Rajan in Fault Lines. Poiché la monarchia francese nel XVIII secolo, pur di far cassa, aveva escogitato la vendita di rendite vitalizie, banchieri ginevrini pensarono di selezionare gruppi di donne “per la maggiore aspettativa di vita rispetto agli uomini” sui trent’ anni, in salute, di “impacchettarne” i vitalizi per diversificare rispetto al rischio di morte accidentale, e di rivenderne quote.

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→  gennaio 24, 2012


Terremoti finanziari.
Come le fratture nascoste minacciano l’economia globale

di Raghuram G. Rajan
Prefazione di Franco Debenedetti
Einaudi, 2012
pp. 200


Titolo originale
Fault Lines.
How Hidden Fractures Still Threaten the World Economy

by Raghuram G. Rajan
FT editor
pp. 200

1. Da Ginevra a Jackson Hole.
Vendere rendite vitalizie fu uno degli strumenti di finanza creativa escogitati dalla monarchia francese nel XVIII secolo nella sua insaziabile ricerca di denaro. Sfruttando il fatto che, per renderle più attrattive, queste obbligazioni potevano essere legate non solo alla vita di chi le acquistava, ma anche a quella di terze persone, ad alcuni banchieri ginevrini venne l’idea di selezionare gruppi di donne – anche allora avevano aspettative di vita maggiori degli uomini – sui trent’anni, in buona salute, di acquistare vitalizi per ciascuna di esse, di «impacchettarli» in modo da diversificare rispetto al rischio di morte accidentale, e di rivenderne quote ai cittadini ginevrini.

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