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→  marzo 20, 2011


di Alberto Mingardi

Minogue rilancia la battaglia contro le pretese della politica

In inglese, “liberalism” è una parola ambigua, evoca una certa tradizione politica e il suo contrario. Già Schumpeter notava che ad appropriarsi dell’etichetta erano stati proprio i più accesi nemici del libero mercato. Per Giovanni Sartori, “un liberale americano non sarebbe chiamato liberale in nessun Paese europeo; lo chiameremmo un radicale di sinistra”. Nel 1963, Kenneth Minogue provò a dare un senso a questa polisemia in un libro che è un piccolo classico, “The Liberal Mind”, ora meritoriamente tradotto per i tipi di Liberilibri.

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→  gennaio 23, 2011


di Arnaldo Benini

All’inizio del secolo scorso Arnold Schönberg era certo che da lì a cinquanta anni la sua musica sarebbe stata fischiettata per le strade. Anche la musica di Beethoven, diceva, non fu capita fino al successo di Freude schöner Götterfunken. Schönberg è morto quasi sessanta anni fa e la musica dodecafonica sua e di Theodor Adorno, quella concreta di Karlheinz Stockhausen, i collage di rumori di Pierre Henri, le composizioni di Alban Berg, di Pierre Boulez non trovano accesso alla cultura di massa. Se si suona quella musica, hanno scritto i musicologi Christoph Drösser e Alex Ross, le sale si svuotano.

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→  novembre 14, 2010


«Osceno» è etimologicamente collegato a scaevus (sinistro) oppure a coenum (melma) dal greco koinon (immondo). In questo senso, per Riccardo Ruggeri, osceni sono il museo Beaubourg e la conferenza di Copenhagen, i premi Nobel dati e quelli ricevuti, i derivati e Goldman sachs, fare l’amore in cima all’Everest e mangiare alle stelle Michelin; oscene sono le parole «dell’establisnment euro-americano che ci domina» e della cultura protestante e giacobina da cui discende. Oscene Parole è il titolo che ha dato alle riflessioni in cui si propone di “decrittarle” cercando «di restare padrone dei pensieri e delle emozioni»: brevi saggi o rapide analisi, 7 al mese per 12 mesi, raccolti in una sorta di diario.

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→  settembre 26, 2010


di Francesco Pacifico.

«Freedom» scatena polemiche e divide i lettori: scettici ed entusiasti. Ecco le loro ragioni.

Jonathan Franzen torna nelle librerie americane con un nuovo romanzo, Freedom, a un decennio dal successo delle Correzioni, e in America si formano due fronti rumorosi di detrattori e sostenitori, mentre «Time» gli dedica una copertina, come a uno scrittore non capitava dal 2000. Il libro è troppo coinvolgente per rivelarne le trame multiple e intrecciate – si parte comunque dal binomio letterario americano di famiglia disfunzionale e tardo capitalismo già affrontato nelle Correzioni – ma voglio lasciare ai due fronti in lotta il compito di illustrare pregi e difetti.

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→  giugno 13, 2010


dalla Domenica del Sole 24 Ore

Mercati e logiche del capitalismo

Le crisi finanziarie sono prevedibili? Nessuno è più credibile di Nouriel Rubini per rispondere affermativamente: nel febbraio 2008 , sette mesi prima del fallimento della Lehman (ma già nel 2006 lanciava i suoi ammonimenti), nel suo paper “12 passi verso il disastro” prevedeva con accuratezza la dinamica per cui una crisi tutto sommato di modeste dimensioni – Bernanke stesso all’epoca la stimava in alcune centinaia di miliardi di $ – avrebbe provocato il disastro che abbiamo visto.

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→  maggio 30, 2010


dalla Domenica del Sole 24 Ore

Lo scrittore inglese demolisce ambiguità,trasformismo e retorica di figure emergenti promosse dagli affari.

Da giovane, Michael Beard, in un breve periodo di esaltata concentrazione intellettuale, aveva tratto una conseguenza inaspettata dal famoso lavoro di Einstein sull’effetto fotoelettrico: la “Conflation Beard-Einstein” gli aveva valso il premio Nobel per la fisica. All’inizio di Solar, l’ultimo romanzo di Ian McEwan, Beard ha 53 anni; il suo quinto matrimonio sta andando a rotoli; è calvo e fisicamente appesantito, imbolsito e intellettualmente spento, etilista e sessualmente compulsivo. “Un solipsista, con una pepita di ghiaccio al posto del cuore”.

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