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→  marzo 17, 2010

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di F. G.

A seguito delle intercettazioni della procura di Trani, nel tritacarne, insieme a politici di primo e secondo piano, è finita anche l’Agcom. Franco Debenedetti ebbe un ruolo di primo piano nella formulazione della legge che istituisce le autorità di regolazione. A lui chiediamo che cosa ne pensa delle accuse, in particolare di quella di aver perso la propria caratteristica d’indipendenza. La parola indipendente, risponde Debenedetti, non ha senso se non si specifica “da chi”.

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→  dicembre 17, 2009

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Intervista a Francesco Caio

«L’annuncio della Francia, due giorni fa, di un forte stanziamento pubblico per la banda ultralarga s’accompagna all’iniziativa del governo Brown che metterà 50 pence su ogni bolletta per finanziare la rete di nuova generazione. Gli altri paesi accelerano».
L’Italia non è al palo, ma su un passaggio tecnologico cruciale, rischia di scivolare verso l’eterna affabulazione avvolta com’è in un dibattito senza fine. Francesco Caio già responsabile di Olivetti, Omnitel, Merloni, Cable & Wireless, oggi nei ranghi più alti di Nomura e consulente sia del governo inglese sia di quello italiano sullo sviluppo del digitale, spinge ad agire.

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→  ottobre 5, 2009

Gli interventi di Franco Debenedetti

Dall’archivio della radio, una scelta di interventi e interviste relative al biennio 2007-2009

Milano, 5 ottobre 2009
In che modo va completata la riforma del mercato del lavoro in Italia? Convegno organizzato dall’Istituto Bruno Leoni

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→  giugno 3, 2009

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Intervista a Il Giornale

Franco Debenedetti, lei è stato parlamentare dell’Ulivo ma non voterà Pd alle elezioni europee. Perché?
«Prima di tutto, diciamo che darò comunque un voto all’opposizione. Il voto per il Pd in questo momento non mi desta alcun entusiasmo. L’alternativa di votare uno come Antonio Di Pietro è per me improponibile. E quindi voterò per la lista Bonino-Pannella».

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→  marzo 11, 2009

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L’opinione di Franco Debenedetti: «Il centrosinistra avrebbe dovuto farlo quando era al governo»

«Ferruccio de Bortoli è il “mio” direttore e perciò sono contento che rimanga al Sole. Ma a parte questa personalissima ragione, ritengo che sarebbe stato un ottimo presidente della Rai». . Questo il commento personale dell’ex senatore Franco Debenedetti, economista ed editorialista del quotidiano di Confindustria su Ferruccio de Bortoli, all’indomani della sua rinuncia a presiedere la televisone di Stato.

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→  febbraio 20, 2009

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L’intervista

di Franco Debenedetti

«Non è scandaloso parlare di nazionalizzazione: può essere uno strumento temporaneo, un passaggio, per rimettere poi le banche sul mercato».
Statalizzare, insomma, si può per Franco Debenedetti, già senatore indipendente della sinistra, oggi consigliere di Cir, Cofide, Iride e Piaggio.

Cosa intende per «nazionalizzazione temporanea» e come potrebbe avvenire?
«Lo Stato compra le banche, toglie dal bilancio i titoli tossici, le ricapitalizza e su questa base le fa ripartire».

Siamo alla disfatta del mercato…
«Il problema è che il mercato, in questo momento non riesce a dare un prezzo ai cosiddetti titoli tossici. Non si sa quanto valgono. Qual è il valore dei veleni? Questo è il problema su cui si sono sostanzialmente infrante le soluzioni finora messe in atto. Se proprietario è lo Stato, il problema di dare un prezzo non è più critico, perché vengono solo mosse da una posta a un’altra all’interno del bilancio dello Stato. In questo modo lo Stato surroga il mercato nella sua funzione di dare un prezzo ai beni».

Una via praticabile in Italia?
«Nazionalizzazione è una parola politicamente tabù, desta timori e preoccupazioni nei Paesi come l’America che non hanno avuto imprese di Stato, figurarsi da noi che ce le ricordiamo fin troppo bene. Ma si tratta di un passaggio che non deve spaventare: il punto critico non è il momento della nazionalizzazione, ma ciò che avviene dopo, cioè in quanto tempo le banche sono restituite al mercato. Lo Stato banchiere è una sciagura».

Con quali soldi realizzarla, nel caso?
«Il costo per lo Stato dipende dal prezzo al quale viene comprata la banca, dall’eventuale riconoscimento agli azionisti e agli obbligazionisti, e dall’entità dell’aumento di capitale e da quanto vale la banca risanata. E da quale valore avranno in futuro i “veleni”. Può essere un’operazione molto costosa; ma costoso è pure lo stillicidio di provvedimenti finora presi, e che sono lontani dall’essere stati risolutivi».

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Titoli tossici? Preferisco il sidecar di George Soros
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Come salvarci dall’abisso
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