Sul terzo polo tv pesano gli eccessi della politica non i vincoli della legge

agosto 15, 2000


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali


Caro direttore,

che Angelo Panebianco («Le smemorate api della sinistra» Corriere della Sera di ieri) trovi consonanze tra il mio modo di guardare ai problemi della società italia­na e il suo, mi lusinga; ma assai più mi pre­occupa che mi voglia garante dei futuri sviluppi virtuosi del nostro sistema delle comunicazioni. Quanto al caso Seat-Tmc, però, non ci sono da attendere esiti virtuo­si che riscattino il vizio di origine: per il semplice fatto che questo «vizio» – l’essere questo contratto contro la legge – non esi­ste.

Innanzitutto una precisazione sostan­ziale: Telecom non ha per ora il controllo di Seat, e il contratto è tra Seat e Trae. Que­sto è legittimo senza bisogno di nessuna modifica di legge; è soggetto solo all’appro­vazione dell’Antitrust, come ogni fusione o concentrazione, e a quella dell’Autorità delle Comunicazioni. Solo quando Tele­com avrà acquisito il controllo di Seat, che oggi non ha e potrebbe anche non avere domani, si porrà il problema del conflitto tra la legge Maccanico – che vieta al titolare di concessione te­lefonica di acquisire una rete Tv – e la norma comu­nitaria – che imponeva di trasformare la concessio­ne in licenza fin dal 1° Gennaio 1999. La Macca­nico va adeguata alla norma di Bruxelles: i pareri divergono se lo si possa fare con atto am­ministrativo o se lo si debba fare con una nuova legge.

Se l’adeguamento alla norma comunita­ria è dovuto, concludere quel contratto è un diritto di Telecom. Così come era dirit­o di Olivetti che l’Opa prevista dalla leg­ge Draghi si svolgesse regolarmente.

Avviene però una circostanza straordi­naria. Cioè che se un’impresa pensa a fare ciò che la legge consente, quando tocca i santuari del potere economico – come nel caso dell’Opa – o del potere mediatico – co­me nel caso Tmc – ciò appaia un fatto tal­mente eccezionale da indurre per forza a credere che ci debba essere qualche inter­vento o almeno qualche sponsorizzazione politica. So bene che Angelo Panebianco, nel crederlo per Seat-Tmc, ha l’attenuante delle dichiarazioni fatte da Ministri in ca­rica. Dichiarazioni improprie perché han­no avuto il torto di alimentare l’impressio­ne di quella commistione tra potere econo­mico e potere politico di cui egli parla.

La libertà è anche libertà di fare contrat­ti legittimi: bisognerebbe lasciar decanta­re il polverone e cercare di ricordarlo alle «api smemorate». Che sono a sinistra, cer­to. Ma che sono, in questi giorni, soprattut­to a destra. Nel ’94 erano gli stessi Progres­sisti a sostenere che Berlusconi era sceso in campo per difendere le sue televisioni. Oggi è Storace, che la Casa delle Libertà ha portato alla Presidenza della Regione Lazio, a minacciare di usare il manganel­lo contro Telecom.

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