RADIOTRE – Intervista a Saskia Sassen

settembre 2, 2004


Pubblicato In: Varie

Domenica 5 Settembre ci sarà un incontro che ha questo titolo: Le alternative al dominio del mercato e al neoliberismo. Sarà presente anche la sociologia Saskia Sassen, dell’Università di Chicago, che è nostra ospite.

Buon pomeriggio Saskia Sassen e grazie per essere con noi a Farenheit. Vorremmo parlare con lei, oggi, di quello che sta succedendo oggi nel mondo, in particolare di questo attacco del terrorismo. E’ come se fossimo di fronte a un specie di paradosso: mondializzazione, città globali, traffici sempre più estesi e contemporaneamente questa minaccia che colpisce le città più importanti del mondo. Come cambierà il mondo e il nostro modo di vivere in risposta a questi attacchi terroristici?

C’è una distinzione importante da fare. Quello che lei descrive sta capitando. Ma il secondo fatto è che è in atto una specie di esagerazione totale. Quando noi vediamo che ogni giorno muoiono cinquantamila bambini al mondo di diarrea, che ci sono negli Stati Uniti cinquantamila incidenti stradali, non possiamo cadere vittime di questa paura. Quello che a me dispiace molto è l’utilizzazione della paura, da parte di diversi tipi di potere, specialmente l’Amministrazione Bush, per assicurare una più grande violenza nel mondo, in questo caso militarizzata. Allora c’è senza dubbio una condizione nuova e Madrid è un caso che ben rappresenta tutto questo, ma c’è anche un’esagerazione. Io vorrei che facessimo più attenzione a come muore la grande maggioranza della gente in questo mondo. Non è davvero possibile fare questa distorsione.

Saskia Sassen, non c’è anche qui, anche se forse può essere sgradevole ammetterlo, una forma di razzismo? In fondo quando muore un bimbo, o un cittadino bianco, la notizia va sulle prime pagine dei giornali. Muoiono ogni giorno molte persone, pensiamo a quello che sta succedendo in Irak, e nessuno ne parla, al massimo una notiziola in coda ai telegiornali In fondo non c’è qui una forma di razzismo?

Certamente che c’è. Voglio però ritornare alla domanda che mi ha fatto all’inizio: il fatto è che questo tipo di terrorismo può veramente rendere ancora più deboli gli elementi di democrazia liberale (che già non sono più elementi di democrazia sociale) presenti nel mondo. Preoccupa il fatto che il potere utilizza questa paura per restringere sempre di più lo spazio democratico nelle nostre società. Il numero di morti che abbiamo avuto per il terrorismo, comparato con quello che succede nel resto del mondo, non possiamo esagerarlo. Questa minaccia al processo democratico, il restringimento dello spazio pubblico di deliberazione, quello sì è molto allarmante.

Lei sta pensando, immaginiamo, agli Stati Uniti, al Patriot Act, oppure anche a certe leggi in Gran Bretagna, che, incredibilmente, nella patria del diritto, limitano il diritto di difesa delle persone incriminate.

Sto pensando anche a una disposizione più generalizzata, da parte della gente, ad accettare un certo tipo di potere da parte dello Stato in nome della lotta al terrorismo. Non si tratta semplicemente di un abuso di potere da parte dello Stato che abbiamo visto nei nuovi diritti che lo stato ha assunto. E’ una questione che riguarda l’immaginario della gente, i nostri paesi: è la possibilità dell’inizio del fascismo, quando la popolazione accetta questa logica di uno Stato che può esercitare questo tipo di potere.

Accettare l’idea di una città-fortezza, che siamo assediati, che c’è un assalto alla nostra civiltà?

Sono le grandi città i posti strategici per gli attacchi di terrorismo, ma alla fine tutto ciò penetra nell’immaginario sociale. Ognuno di noi diventa un costruttore di questa nuova società fortezza, è veramente un’egemonia di questa nuova paura, che non riguarda solo lo Stato.

Un’egemonia che si traduce nell’accettazione di essere controllati, che le nostre conversazioni siano monitorate da centri a loro volta non sottoposti al controllo democratico. Molti sono disposti ad accettare limitazioni alla loro libertà in nome del terrorismo. Si comincia così, ma non si sa dove si va a finire…

Conoscere di più quello che sta succedendo nel mondo può essere molto utile per mantenere un equilibrio, per capire che noi stiamo molto bene nelle nostre società del nord, e per aiutarci a negoziare questa paura, questa disposizione a cadere vittima di questa paura e concedere allo Stato un potere esagerato. Io vedo questa configurazione che si è creata a partire dagli attacchi terroristici come una manifestazione molto acuta di una dinamica che dura almeno da quindici anni: nelle nostre democrazie l’esecutivo ha guadagnato potere, con la globalizzazione, e il legislativo ha perso molto potere. Lo si vede in Inghilterra, soprattutto negli Stati Uniti, e anche un po’ in Italia, dove l’esecutivo può fare quello che vuole, oggi. Nel libro che ho appena concluso ho cercato di capire come funziona lo stato nazionale, quali sono le nuove tendenze in un’epoca di globalizzazione. A partire dalle privatizzazioni e dalle liberalizzazioni, la globalizzazione ha messo fuori dall’ambito della “legislatura” tutta una serie di processi che in precedenza erano sottoposti allo scrutinio pubblico. La legislatura è quella parte del potere su cui noi cittadini abbiamo influenza. In Italia veramente non ha sempre funzionato così bene…

Non particolarmente…

E’ importante recuperare il ruolo del legislativo, che sta perdendo terreno, mentre l’esecutivo cresce. Quello che prima accadeva a livello di legislatura, e che anche entrava all’interno di un dibattito pubblico, spesso molto visibile, oggi avviene a porte chiuse, e l’esecutivo gestisce tutta una serie d regolazioni, che non sono sparite, ma sono diventate più segrete, più tecniche. Questo è una manifestazione della globalizzazione all’interno dei nostri stati nazionali.

Il tutto con l’alibi, o la giustificazione dell”“emergenza”, questa nuova parola…

Esatto, questo potere non è sottoposto né al controllo pubblico e nemmeno al dibattito pubblico, se non quando emerge come decisione presa. Negli Stati Uniti e in Inghilterra questa è una dinamica molto chiara. Il modo in cui lo Stato gestisce il terrorismo è parte e sintomo di questa dinamica molto più profonda e strutturale di quanto non sia la contingenza degli attacchi del Settembre 2001, in cui inizia questa nuova fase. C’è molto lavoro da fare per recuperare elementi democratici, anche se molto imprfetti che vent’anni fa esistevano e oggi non più. In questo contesto, invocare la paura del terrorismo per giustificare un potere dello Stato che non deve rendere conto del proprio operato è un elemento distruttivo della democrazia. Il sistema democratico, negli Stati Uniti, non lo chiamo più democratico, ma credo sia una “gestione”.

Un’ultima domanda per Saskia Sassen, su questo tema particolarmente inquietante. Pensiamo al caso clamoroso dello strano statuto giuridico dei prigionieri nella base di Guantanamo, che sono privi di statuto giuridico…

E non fa scandalo…

E’ quella una sorta di prefigurazione di questo sistema di potere distribuito e tuttavia non controllabile democraticamente?

Negli Stati Uniti oggi abbiamo il fascismo, sebbene non corporativizzato, come è stato in Italia e in Germania. E’ molto più sofisticato, ma la gente non se ne accorge. La gente può continuare a dire quello che vuole, perché tanto non importa. Mio figlio e mio marito, che fa l’artista a New York, hanno lasciato entrambi gli Stati Uniti e sono venuti in Inghilterra dove hanno avviato le pratiche per la cittadinanza. Io che sono l’unica non americana della famiglia, sono l’unica che rimane negli Stati Uniti.

Che dire “In bocca al lupo”

Io credo che negli Stati Uniti ci sia molto lavoro da fare. E’ una situazione molto più critica e acuta di quello che si capisce.

La ringraziamo molto, Saskia Sassen, di essere stata con noi, e ricordiamo gli ultimi titoli pubblicati in Italiano, dall’ultimo Le città nell’economia globale, pubblicato dal Mulino, a Globalizzati e scontenti, il Saggiatore e ancora, nel 1999, Migranti, coloni e rifugiati. Dall’emigrazione di massa alla fortezza d’Europa, pubblicato da Feltrinelli. Ricordiamo anche che Saskia Sassen sarà presente nella discussione “Le alternative al dominio del mercato e al neoliberismo” che si terrà domenica 5 Settembre a Parma.

Grazie a voi e arrivederci.

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di Franco Debenedetti – Panorama, 16 settembre 2004

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