Il ds Debenedetti: «Ho votato sì ma questa norma è tutta sbagliata»

febbraio 28, 2001


Pubblicato In: Varie


Intervista di Laura Cesaretti

«Ho votato, per disciplina di schiera­mento, ma non posso certo dirmi entu­siasta della soluzione trovata».
Franco Debenedetti, senatore Ds, spie­ga perché non è soddisfatto per l’atto «declamatorio» con cui il centrosinistra ha affrontato il conflitto d’interessi: «Innanzitutto il problema esiste, e lo ha perfettamente individua­to Ciampi invitando a risolver­lo. E’ un problema fondamenta­le per il Paese e per Berlusconi, se si troverà a governarlo. C’era­no due strade per affrontarlo: o un accordo con l’opposizione, oppure andare avanti facendo passare una legge forti della propria maggioranza. Non è stata scelta né l’una né l’altra».

Lei quale strada avrebbe preferito?
«La prima, quella di un’intesa con il Po­lo, era sicuramente la più vantaggiosa per tutti. Ma per mettersi d’accordo bi­sogna essere in due, e questo può avvenire solo in una prospettiva fondante, vale a dire nella ricerca di nuove regole condivise. Invece, dopo la breve pa­rentesi della Bicamerale, a prevalere è stata sempre la contingenza, la prospet­tiva a breve con l’occhio attento ai risul­tati elettorali».

E la seconda strada?
«Il rischio di una soluzione non condivi­sa è quello di consentire all’avversario di recitare la parte della vittima di un’ingiusta imposizione, agevolandolo nella ricerca di consensi, in forza dei quali ‑ ottenuto il potere – potrà ribaltare la leg­ge. E allora come farà la sinistra a lamentarsene?».

Secondo lei, non è questo che ha fat­to l’Ulivo?
«No. Ciò che si è fatto è votare un testo in un solo ramo del Parlamento. Un atto declamatorio. Ma al contempo c’è un messaggio chiaro: ricordare al Polo che, per tornare un domani alla prospettiva di una soluzione condivisa, che è quella che preferisco, bisognerà che il centrodestra la individui con lo stesso atteggiamento di una comune definizio­ne delle regole che il centrosinistra eb­be ai tempi della Bicamerale. Ogni for­zatura unilaterale non risolve il problema».

Ma per il momento che succede?
«Si andrà alle elezioni con il problema del conflitto d’interessi ancora irrisolto, e alla fine giudicheranno gli elettori».

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