Al direttore.
Vent’anni fa le grandi banche svizzere accettarono di versare $1,25 miliardi ai sopravvissuti ai campi di sterminio per chiudere la vertenza sui fondi di giacenza di superstiti dell’Olocausto o dei loro discendenti. Le banche erano incolpate di non aver ricercato o di non averlo fatto con adeguati mezzi e impegno, gli aventi diritto, se c’erano, di quei fondi. Fondi dormienti sono anche quelli depositati presso le banche italiane. Ovviamente nessun paragone, ma solo analogia in una questione giuridica.
Da noi è previsto che i depositi di denaro, libretti e conti correnti bancari, azioni e obbligazioni, inutilizzati vadano in prescrizione trascorsi 10 anni da quando le somme non hanno subìto movimento. Che cosa ha fatto la banca in quei 10 anni? Si dà il caso che nessuna delle persone rintracciate – e, si ha ragione di pensare, tanto meno i loro eredi – abbia ricevuto comunicazioni dalla banca: questa si è limitata ad inviare l’estratto conto all’ultimo indirizzo noto. I fondi sono stati trasferiti al capitolo 3382 delle entrate del bilancio dello stato: trascorsi 10 anni, finiscono nelle Casse pubbliche, come previsto dalla Norma approvata nel 2005 sostenuta e promossa dall’allora ministro delle Finanze, Giulio Tremonti. Per custodire questi conti non incassati dai titolari, fu creato nel 2008 il “Fondo dei rapporti dormienti, gestito dalla Consap”. Nel 2008, vi confluirono €673 milioni: ad oggi sono circa €2 miliardi.
Una questione analoga si pone per le assicurazioni. L’Ivass (Istituto per la vigilanza delle assicurazioni), presieduta dal direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, ha stimato in circa €40 miliardi le polizze a rischio “dormienza”. Incrociando i dati delle compagnie con quelli delle agenzie delle entrate, è riuscita a rintracciare i beneficiari: in poche settimane, ben 190 mila polizze sono state risvegliate e hanno restituito ai contraenti 3 miliardi e mezzo di euro. Non risulta che la stessa cosa sia stata fatta per i conti bancari.
La disponibilità del denaro gestito appunto dal Fondo rapporti dormienti, insieme a quello interbancario, costituisce una delle fonti di finanziamento, inserito nell’ultima legge di Bilancio, che sarà utilizzata per indennizzare i risparmiatori vittime delle crisi bancarie. Non aver fatto di tutto per rintracciare superstiti ed eredi è ciò di cui furono incolpate le banche svizzere. Nella sconfinata differenza di situazione è però doveroso esigere da banche ed assicurazioni italiane che facciano anche loro la stessa cosa. Nel reperire i fondi per provvedere all’indennizzo, il governo deve assicurarsi che esso non comporti lesione di diritti di terzi. Sarebbe intollerabile se, per risarcire coloro che da alcune banche sono stati indotti con (presunta) frode a fare investimenti risultati poi disastrosi, si usassero fondi depositati fiduciosamente in altre banche che li hanno lasciati andare in prescrizione con (interessata?) incuria. In entrambi i casi, quei soldi sono frutto del risparmio di cittadini: la Costituzione li tutela entrambi.
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maggio 17, 2019