→ Iscriviti
→  dicembre 23, 2009

vanityfair_logo_red
da Peccati Capitali

Il premio “gattopardo dell’anno” , se esistesse, dovrebbe andare al Alistair Darling, il “ministro del Tesoro” inglese, per la proposta di applicare ai bonus dei banchieri una tassa straordinaria del 50% su quanto eccede 25000£. Sarkozy ha applaudito, un po’ verde per non esserci arrivato prima lui, la Merkel si è detta, serafica, pronta a rincarare la dose: sperano nell’ex aequo. Motivazione del premio: avere incassato il plauso dei loro elettori senza avere fatto sostanzialmente nulla.

leggi il resto ›

→  dicembre 7, 2009

vanityfair_logo_red
da Peccati Capitali

L’Antica Osteria del Ponte di Cassinetta di Lugagnano è una mecca, e lo chef Ezio Santin il suo profeta. Che ha fatto scandalo abiurando al sacro testo, al libretto rosso della Guida Michelin. Da anni la doppia stella lo poneva stabilmente nell’empireo dei ristoratori italiani: ha detto basta, non si sottoporrà più al giudizio dei severi esperti che in incognito vengono a valutare fantasia e tradizione, menu e carta dei vini, cristalleria e servizi: saranno i clienti agiudicarlo. A condurli non saranno più le pagine dei “vale un viaggio”, ma l’indirizzo segnato sull’i-Phone, il messaggino su twitter, il video su You Tube.

leggi il resto ›

→  novembre 25, 2009

vanityfair_logo_red
da Peccati Capitali

Perché non si mette il crocifisso nei tram? Quello che sta nelle aule scolastiche ha fatto nascere il problema: se levarlo per rispetto a chi è di religione diversa, oppure lasciarlo come segno dell’identità culturale del Paese. La discussione si è poi impennata su temi alti, diritti di maggioranze e minoranze, tolleranza e multiculturalismo. Sta però il fatto che i crocifissi su cui si discute sono solo quelli che si trovano nelle aule scolastiche e in quelle dei tribunali: la ragione per cui sono solo lì e non altrove può aiutare a capire in che cosa veramente consista il problema.

leggi il resto ›

→  novembre 11, 2009

vanityfair_logo_red
da Peccati Capitali

L’opera d’arte nell’epoca della riproducibilità tecnica è il saggio che Walter Benjamin scrisse di fronte all’invasione di cinema e fotografia. “La persona nell’epoca delle registrabilità totale” è la riflessione che dovremmo fare dopo questa sbornia collettiva di sesso e potere. Per il filosofo è l’”aura”, il valore di unicità, autenticità e autorità dell’opera, ciò che la distingue dalla riproduzione, anche se questa fosse identica in ogni suo atomo. Quale “aura” proteggerà l’autenticità della nostra persona dalla possibilità di registrare ogni atomo della nostra vita?

leggi il resto ›

→  ottobre 28, 2009

vanityfair_logo_red
da Peccati Capitali

Pare del tutto infondata l’accusa del Times, che l’Italia avrebbe pagato un capo talebano per non attaccare i nostri soldati: quel capo l’abbiamo fatto fuori noi con i Mangusta. Dato che è una bufala, approfittiamone per fare un discorso astratto, senza tirare in mezzo i ragazzi che combattono una guerra così giusta e così disperata. Chiediamoci: se non fosse una bufala, ci sarebbe da scandalizzarsi? Le guerre si combattono per ideali, ma si fanno per interessi. Con l’interesse si comprano spie, si rompe l’omertà di mafiosi e terroristi; su ricatti e riscatti si tratta per non dover continuare a pagare.
Assoldare capi tribù, usare la loro ambizione per controllare il territorio, lo hanno fatto tutti, Inghilterra e Italia compresi, all’epoca delle colonie: a maggior ragione dovrebbe essere una buona tattica oggi che l’obbiettivo non è dominare ma liberare. Certo meglio che arricchire i talebani lasciandogli il controllo della produzione di oppio a casa loro, e garantendogli alti prezzi con il proibizionismo a casa nostra. Ce la caveremo dicendo, come Roosevelt di Somoza, che i talebani sono tutti figli di puttana, ma che quelli sono i nostri figli di puttana?

leggi il resto ›

→  agosto 26, 2009

vanityfair_logo_red
da Peccati Capitali

“Già l’aquila d’Austria/ le penne ha perdute./ Il sangue d’Italia/ e il sangue polacco/ bevé col Cosacco/ ma il cor le bruciò”. Meno male che di solito non la si canta fino alla fine, perché nelle situazioni ufficiali il cerimoniale prevede solo la prima strofa e in quelle sportive, si aspetta solo il calcio d’inizio: se no veramente verrebbe da dire che l’inno di Mameli è una Potiomkin pazzesca! Tanto convinti non dovevano essere neppure i costituenti, se sancirono l’uso del tricolore, ma si dimenticarono (?) di scegliere l’inno nazionale.

leggi il resto ›