→ marzo 6, 1996
Una nomina effettuata, quella di Gianni Merlini a presidente della Compagnia di S. Paolo; una riconferma annunciata, quella di Bernabé all’Eni: ed è subito polemica. Che va letta innanzitutto con riferimento al quadro istituzionale in cui tali nomine avvengono.
Il presidente della Repubblica ha deciso di lasciare il governo Dini nella pienezza dei suoi poteri, così come aveva fatto per il governo Ciampi.
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→ marzo 3, 1996
Che il successo di Cecchi Gori all’asta peri diritti sulle partite di calcio possa sconvolgere le abitudini dei telespettatori è comprensibile; che preoccupi gli addetti alle strutture di produzione Rai è umano; ma vedere in questo addirittura una catastrofe nazionale sembra veramente troppo. Non è cambiato il mondo, è solo cambiato il canale. Ci sono invece altri elementi, positivi e negativi, su cui vale la pena riflettere.
Elemento positivo è il passo avanti compiuto verso il chiarimento dell’equivoco sulla ‘missione’ Rai. Una Rai che partecipa insieme a privati a una gara di queste proporzioni è una Rai completamente inserita nel meccanismo concor-renziale: lo fa avendo il vantaggio dei proventi del canone, e lo svantaggio di essere soggetta, perché pubblica, a vincoli procedurali, a dubbi – può un servizio pubblico impegnare tanto danaro? – a problemi di equilibri interni – un direttore generale che ‘si dimentica’ di concorrere per il ciclismo! Per la Rai forse i due effetti si compensano, per noi certo si sommano, e danno una somma doppiamente negativa. Se la Rai agisce da privato si provveda a separare ciò che è, ciò che dovrebbe essere, veramente servizio pubblico, e si privatizzi il resto.
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→ febbraio 16, 1996
Sulle ragioni per vendere separatamente le aziende facenti capo alle sub-holding Stet e Finmeccanica non sarebbe neppure il caso di ritornare, tanto esse sono forti: il maggior valore che così si fa emergere, stimato in 10mila miliardi, gli investitori in tutto il mondo preferendo aziende focalizzate alle conglomerate; la vivacizzazione della Borsa, arricchita dalla presenza di un maggior numero di valori; assetti di settore più aperti a soluzioni concorrenziali e liberati dalle opacità dei rapporti infra-gruppo. Tutti argomenti già sostenuti in un precedente articolo («Il Sole-24 Ore» del 2 febbraio scorso). Ma poiché l’amministratore delegato Stet, Ernesto Pascale, obietta («Corriere della Sera» del 7 febbraio) che questo processo introdurrebbe un ritardo di quindici mesi per sole «operazioni fiscali e di scorporo», si riprende l’argomento più in dettaglio. Risulterà dimostrato il contrario: il guadagno di tempo è una ragione Che si aggiunge a quelle già esposte a favore della vendita per aziende separate.
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→ febbraio 10, 1996
La questione torna alla mente a proposito di un progetto governativo secondo cui le attività di gestione dei sistemi informatici della Ragioneria Generale dello Stato e del ministero delle Finanze, attualmente affidate a società del Gruppo Finsiel, dovrebbero essere scorporate, e conferite a una nuova società interamente di proprietà dello Stato.
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→ febbraio 7, 1996
La nuova legge americana, sulle telecomunicazioni, che elimina i vincoli che finora segtmentavano il mercato – tra telefonia a lunga distanza e telefonia urbana, tra cavo e telefono, tra produttori e distributori di programmi – è stata accolta con perplessità, o con esplicita preoccupazione, da alcuni nostri autorevoli commentatori.
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→ febbraio 2, 1996
Il proposito di vendere subito e separatamente le quote di partecipazione dell’Iri nelle società quotate facenti capo al gruppo Stet si è fatta dunque strada nei vertici dell’Iri. Chi questa tesi sosteneva fin dal 1992 non si rallegra che a ciò si sia giunti sotto la pressione dei debiti anziché per ragioni a suo tempo avanzate: ampliare il sistema industriale italiano, rafforzare la Borsa, dare trasparenza nei rapporti di fornitura infragruppo, aumentare la concorrenza.
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