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→  marzo 29, 2013


Tutto ruota intorno al Quirinale: ma nessuno può offrire garanzie sul risultato di un’elezione a scrutinio segreto a Camere riunite con aggiunta dei rappresentanti delle regioni. Non esiste strumento per prendere impegni, tanto meno quando tra adesso e il voto c’è lo spazio di un mese, nel quale ci sarà la formazione del governo con assegnazione di ministri e sottosegretari. Il governo è ciò che più di ogni altra cosa può determinare l’esito di quella votazione: la nomina a Palazzo Chigi come strumento per la nomina al Quirinale.

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→  marzo 24, 2013


Perché tirarla fuori adesso? La tesi della ineleggibilità di Berlusconi è in circolazione da diciannove anni, è stata confutata in diritto, respinta in Parlamento, superata nell’urna. In 7 elezioni politiche, milioni e milioni di italiani hanno trovato il nome di Berlusconi sulla scheda, e circa la metà di loro l’ha votato: tirarla fuori oggi è come accusare Romita dei brogli nel referendum del 1946. Se fossero solo gli irriducibili sodali di Micromega, li si guarderebbe come gli orleanisti dei salotti du coté des Guermantes. Ma quando si legge che anche un personaggio come Luigi Zanda si è unito all’appello, vien da chiedersi: perché adesso? Perché una persona come lui, abbastanza moderata e molto navigata, appena nominato capogruppo del PD al Senato, si sente in dovere di aderire a una proposta così bislacca?

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→  dicembre 11, 2012


Al direttore

Poiché Monti si dimette per una “non sfiducia” del Pdl, Napolitano lo può invitare a restare nella pienezza dei suoi poteri e non solo per l’ordinaria amministrazione. Quindi la differenza è solo che durerà ancora due mesi anziché due e mezzo. Per quanto riguarda l’attività legislativa, con l’approvazione della legge di stabilità assicurata, e i partiti comunque nervosi per l’avvicinarsi della data delle elezioni, non cambia un granché.

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→  ottobre 31, 2012


Qualche dubbio ce l’avevo anch’io, che l’uscita dal campo di Berlusconi non fosse proprio last and final: ma non sono tra quelli che ora ammiccano «te lo dicevo io!». E neppure tra quelli che drammatizzano le conseguenze del suo voltafaccia, rientrare in campo, cavaliere solitario per ripulire la magistratura dai comunisti. Al contrario penso che la cosa potrebbe anche avere conseguenze positive a destra: e invece, per colmo di paradosso, averne magari di negative a sinistra.

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→  settembre 8, 2012


Al Direttore.

Supponiamo che Draghi avesse annunciato la Outright Monetary Transaction a novembre. Sarebbe iniziato il processo volto a definire le “condizionalità”, cioè gli impegni atti a conseguire il pieno aggiustamento macroeconomico oppure ad attuare le misure correttive richieste dal programma preventivo dell’Efsf. Intanto i mercati avrebbero reagito positivamente, lo spread sarebbe diminuito, nel generale entusiasmo sarebbe migliorato anche il clima politico nella maggioranza: è ipotizzabile che le dimissioni di Berlusconi non ci sarebbero state.

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→  giugno 7, 2012


I riluttanti.
Le élites italiane di fronte alla responsabilità.

di Carlo Galli
Laterza, 2012
pp. 130


Intervento di Franco Debenedetti al seminario su I riluttanti di Carlo Gallo, tenutosi il 7 giungo 2012 presso Casa editrice Laterza a Roma

Ci sono le élite e c’è la teoria delle élite. C’è la storia di cosa hanno fatto, del ruolo che hanno avuto; e c’è la storia di come sono definite, di come viene pensato il loro modo di formarsi e di agire. Ne “I riluttanti”, i primi due capitoli parlano di teoria delle élite; il terzo invece parla delle élite, quelle attuali, con severi giudizi sulle loro caratteristiche negative: di cui conseguenza è la riluttanza, intesa come “cinismo, apatia, mancanza di cultura, sottovalutazione del ruolo necessario della politica o della sua funzione universale” (XI). “Nell’età berlusconiana – scrive Galli – le élite non vogliono più sobbarcarsi il peso della libertà creatrice e del rigore disciplinato(110) […] Delle élite che non vogliono più essere tali nel senso pieno della parola, e in parallelo di una società che crede di non avere bisogno di élite, è stato garante Berlusconi.” (116). E’ un modo nuovo di motivare la condanna del berlusconismo: in questo consiste l’originalità del libro.

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