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→  giugno 21, 2011


dalla rubrica Peccati Capitali

Per puro caso il 25 Luglio del ’43 ero a Torino: sfollati a Saluzzo, mia madre mi aveva preso con sé per una breve scappata. Da un balcone di Via Andrea Doria 8 guardavo la gente, il loro allegro entusiasmo, la loro ritrovata speranza. Ma la mia attenzione di ragazzino era per il “lancio della “cimice”, il distintivo del Partito Nazionale Fascista, che tutti portavano all’occhiello: buttarlo in strada, era liberarsi di 20 anni di fascismo. Da allora, distintivi non ne ho mai voluti portare, né della Juve né del Rotary né del Senato.

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→  giugno 14, 2011


Il quorum c’è stato, l’astensione non è bastata, i referendum sono passati. Ma con i numeri sono venute alla luce del sole le mistificazioni: ora le cose non saranno più facili, ma almeno sono più chiare.

Si parla di referendum, ma si intendono quelli sull’acqua. Infatti il risultato di quello sul legittimo impedimento era sostanzialmente indifferente perfino all’unico interessato. Quello sul nucleare per diversi anni non cambia nulla sul piano pratico (chi avrebbe comunque osato proporci di impiantare centrali che non abbiamo quando Angela Merkel decide di spegnere quelle che ha?): l’unica cosa che potevamo fare era un po’ di ricerca, e questa ce la precludiamo. Già importiamo tecnologia del solare e dell’eolico, vorrà dire che, quando ci si accorgerà che dell’atomo non si può fare a meno, importeremo anche quella del nucleare.

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→  giugno 14, 2011


Se è vero che il giulivo imbonitore sulla copertina dell’Economist ha “fottuto” un intero Paese, visto che dal 94 ad oggi o ha vinto o ci è andato vicino, è stato di sicuro un rapporto tra adulti consenzienti. Come è stato possibile tante volte con tante persone, contrariamente al noto adagio (che usa il raffinato “fool” invece del carnale “screw”)?
La televisione, è la spiegazione politically correct: con le sue televisioni Berlusconi ha creato gli elettori che l’avrebbero poi eletto.

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→  giugno 10, 2011


Chissà perché non votare ai referendum sarebbe poco leale, una cosa al limite del lecito, magari da fare, certo da non dire. La soglia del 50% più un voto non è come l’asticella del salto in alto, messa lì per essere superata.

Se è la legge a stabilire una soglia, le conseguenze di starci sopra o sotto sono entrambe previste ed entrambe legittime: buoni cittadini sono gli elettori che votano tanto quanto quelli che non votano. Far mancare il numero legale è pratica corrente in assemblee societarie e in sedute parlamentari. Al Senato, non partecipare al voto ha un significato, è il modo per manifestare che ci si vuole astenere: è solo la conseguenza della regola per cui un provvedimento diventa legge dello Stato solo se ha la maggioranza dei voti a favore.

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→  giugno 5, 2011


Il nuclearista, di questi tempi, è solo. Sull’ acqua si discute, perfino sul legittimo impedimento si discute. Sul nucleare, dopo quel che è accaduto in Giappone, cosa argomentare? Il nuclearista evita occasioni pubbliche, tuttavia tiene contatti e non fa passi indietro.

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→  giugno 1, 2011


Come pochi giorni fa l’applauso scrosciante di Confindustria, anche quello che ieri all’assemblea di Banca d’Italia ha accolto le ultime “considerazioni finali” di Mario Draghi, esprimeva, oltre agli auguri, la soddisfazione e l’orgoglio per la sua nomina al vertice della BCE.

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