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→  marzo 25, 2021


Il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione». È Mario Draghi a dirlo, il 17 febbraio, nel discorso in cui chiede la fiducia al Senato. E a quanti credono che il mercato assicuri prosperità ai Paesi e libertà ai loro cittadini si è allargato il cuore: per un governo che «nasce nel solco dell’appartenenza all’Unione Europea», il valutare «con attenzione» può solo voler dire, se non ridurre, almeno non aumentare il «perimetro dei suoi interventi» che già fa dell’Italia un’anomalia in Europa. E invece sull’agenda dell’esecutivo incombono due problemi di tale portata che, se dovessero portare a ulteriori ampliamenti dei perimetro di intervento dello Stato farebbero dell’anomalia un’alterità. Si tratta della rete a banda ultra larga, e delle autostrade. Parafrasando Indro Montanelli, in questo articolo si parla solo del primo.

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→  marzo 16, 2021


Riformare il capitalismo o riformare lo stato? Il duello che manca nell’éra di Letta

Dopo le elezioni del 2018, a sostenere la causa europeista, a riconoscere il valore delle competenze e della necessità di avvalersene per governare è stato sostanzialmente il solo Pd (Forza Italia era minoranza nella destra). A tre anni di distanza, di uscita dall’euro non parla più nessuno: europeisti, più o meno caldi, lo sono tutti; e quanto alle competenze, alla testa del governo c’è la persona che tutta l’Europa considera la più autorevole nel suo ruolo. Non male il bilancio per un partito che alle elezioni non era arrivato neppure al 20%. Vantarsene esplicitamente potrebbe destabilizzare gli equilibri nella coalizione, il governo Draghi non è il suo governo, ma nelle circostanze è quanto di più vicino alla propria cultura e alle proprie posizioni il Pd possa immaginare. Neppure ricordarlo quando dà le dimissioni colui che del partito in questo periodo è stato segretario è un fatto che suscita qualche interrogativo: anche perché il Pd è stato un soggetto attivo di questa evoluzione. O forse è proprio questo il motivo: perché sia il passaggio dal Conte 1 a Conte 2, sia quello successivo a Draghi sono dovuti alla visione e alla determinazione di Matteo Renzi. E questo è ciò che il Pd non vuole accettare.

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→  marzo 15, 2021


Intervista di Matteo Martinasso

La ripresa della crescita dipenderà dall’aumento della produttività, ma per il rilancio c’è molto da correggere

Che ruolo hanno davvero le imprese nella società? Perseguire gli utili in un mondo sconvolto da crisi ambientali e pandemie è immorale o, al contrario, è proprio questa l’unica loro vera responsabilità? Prova a dare una risposta l’ingegner Franco Debenedetti che nel suo ultimo libro Fare profitti (edizioni Marsilio) guida i lettori attraverso un’analisi dell’etica dell’impresa. «L’impresa è l’unità base dell’economia capitalistica, potremmo dire il suo “mattoncino di lego”. Ad essa viene assegnata la responsabilità di creare ricchezza, producendo beni e servizi che la società vuole comprare a un prezzo superiore a quello degli imput necessari a produrli», spiega Debenedetti. «Questo surplus è il profitto, e i profitti di tutte le imprese formano la ricchezza della nazione. La pandemia distrugge ricchezza quindi a maggior ragione è necessario che le imprese che possono farlo lavorino e producano profitti, perché quelle che non ci riescono chiudono e chi vi lavorava al suo interno perde il proprio lavoro».

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→  febbraio 25, 2021


Da come Draghi affronterà i due dossier rete unica e concessioni autostradali, si capirà finalmente il ruolo e il peso del capitale pubblico nelle imprese. L’analisi di Franco Debenedetti

Non bastasse quello del divieto di licenziamento, la lista dei temi ereditati dal governo Draghi in materia di rapporti con l’industria è affollata di problemi. Due spiccano tra tutti, la rete telefonica e la rete autostradale: da come verranno affrontati e risolti si capirà qual è la politica del governo Draghi su un tema cruciale, di politica economica ma non solo: il ruolo e il peso del capitale pubblico nelle imprese.

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→  febbraio 25, 2021


La politica industriale è sempre al centro del dibattito, ma in cosa consiste? E come è stata perseguita in Italia? Per rispondere a queste domande si è tenuto ieri il webinar di presentazione del libro di Salvatore Zecchini Politica industriale nell’Italia dell’euro (Donzelli, 2020). Insieme all’autore hanno partecipato Franco Debenedetti (presidente dell’Istituto Bruno Leoni) e Nicola Rossi (professore ordinario di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata e consigliere d’amministrazione dell’IBL). L’incontro è stato introdotto e coordinato da Serena Sileoni (vicedirettore generale dell’Istituto Bruno Leoni).

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→  febbraio 12, 2021


Logico che non ci sia giornale o televisione che non descriva, tra l’ammirato e lo stupefatto, come Draghi, con la sua sola presenza, prima ancora di essere ufficialmente insediato, abbia scompaginato il quadro politico, dato nuova vita ai riti un po’ sclerotizzati della formazione dei governi, aperto nuove prospettive a un paese indebolito e provato. Incomprensibile invece che la maggior parte di loro non dedichi una riga o un minuto per riconoscere, non diciamo il merito, ma nemmeno il ruolo che, nel provocare questa svolta, ha avuto colui che avevano invece severamente condannato: colui che, per pura ambizione personale e imperdonabile incoscienza, aveva buttato in una crisi al buio un paese in piena pandemia. E parlo dei grandi giornali nazionali, delle reti televisive e della maggior parte dei loro autorevoli commentatori.

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