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→  ottobre 7, 2016


Quando abbiamo sentito dire (da Gustavo Zagrebelsky nel duello televisivo con Matteo Renzi) che perfino il verbo “vincere” applicato alle elezioni non è tanto appropriato, e che l’impossibilità di far mancare il numero legale alla settima votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica è un vulnus ai diritti delle minoranze: allora abbiamo avuto la conferma che la vera posta in gioco in questo referendum è l’alternativa maggioritario – proporzionale.

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→  agosto 20, 2016


Da cosa viene il “fascino (non) discreto” di Telecom per i governi? Con le aziende privatizzate, sia completamente – autostrade, aeroporti – sia parzialmente – Enel, Eni – i problemi sono di regolamentazione e di prezzi. Finmeccanica agisce nel quadro delle norme in un settore delicato come la difesa. Di banche e di acciaio, non ci fossero i crediti deteriorati e i problemi ambientali, il governo farebbe volentieri a meno di occuparsi. Anche nella telefonia, sono autorità indipendenti a stabilire tariffe, e a vigilare sulla concorrenza. Solo per Telecom le cose sono diverse: come se i governi, tutti i governi a partire da quello Prodi che ne decise la vendita nel 1998, non sappiano adattarsi all’idea di non controllarla più. Comportandosi come se non fosse mai stata veramente venduta, finiscono per dar ragione a quanti considerano quella di Telecom una pessima privatizzazione.

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→  luglio 27, 2016


Il dibattito e le idee. Tra riforma istituzionale e legge elettorale.

Diverse persone, anche autorevoli, dichiarano il proposito di votare contro una riforma istituzionale che pure apprezzano, a causa di una legge elettorale da cui dissentono: qual è la ragione di un comportamento che finisce per condannare ciò che piace senza eliminare ciò che non piace? È perché ben sanno che con il no al referendum si andrebbe incontro a una destabilizzazione di cui non si vede l’esito, ma non vogliono essere confusi con quelli che votano no solo per buttar giù Renzi? O è perché temono una svolta autoritaria, ma vogliono distinguersi da quanti vorrebbero affossare tutto, riforma e legge?

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→  luglio 7, 2016


Al direttore.

Come se non bastassero quelli economici, sono politici i rischi che la questione bancaria sta facendo correre a Renzi. Se vuole avere l’esenzione dal bail-in dovrebbe sostenere che la crisi minaccia la stabilità finanziaria del paese: siccome la crisi non può essere il Brexit, che è a ogni evidenza una crisi sistemica, questo equivarrebbe a dire che è l’intero sistema bancario italiano a rischiare di essere trascinato a fondo dalla crisi di Montepaschi.

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→  luglio 2, 2016


Al direttore.

Il sentimento negativo sul referendum è dovuto soprattutto all’Italicum: non potendo votarci contro, gli elettori si rifaranno su Senato e Titolo V. Ma col prevalere del No si aprirebbe un percorso pressoché obbligato: il Senato resterebbe con la legge elettorale proporzionale di prima del 1993, la Camera avrebbe l’Italicum maggioritario della discordia. Renzi, se battuto, si dimette; Mattarella, constatato che due Camere elette con due sistemi elettorali opposti sono a cronico rischio di ingovernabilità, incarica il presidente del Senato di formare un governo che vari una legge al posto dell’Italicum. Che fatalmente sarà il proporzionale puro dettato dalla Corte costituzionale nel 2013: il Consultellum. Leggi proporzionali in generale non producono governi stabili, con l’attuale quadro politico l’instabilità sarebbe una certezza. E di conseguenza il crollo di fiducia dei mercati. Però Renzi non vuole sentir parlare di modificare l’Italicum, e non gli si può dar torto: sarebbe manifestazione di debolezza, ed è dubbio se cambiando guadagnerebbe più voti di quelli che perde.

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→  giugno 14, 2016


Il convegno su “Antonio Maccanico e il dibattito costituzionale”, tenutosi a Roma la scorsa settimana, a dieci anni dalla pubblicazione della raccolta delle sue riflessioni sul tema, è stata l’occasione per illustrare continuità e differenze riguardo a problemi presenti nel dibattito politico fin dalla promulgazione della Carta nel 1948. Cresciuti di importanza col passare degli anni e del succedersi degli infruttuosi tentativi di risolverla, sono diventati dominanti con l’avvicinarsi di ottobre, quando il popolo italiano dovrà esprimersi sul progetto di riforma che Matteo Renzi è riuscito a far approvare dal Parlamento. C’è stato chi (Giorgio La Malfa) ha visto nell’iniziativa l’indebito tentativo di arruolare alla causa del “sì” chi ha combattuto altre battaglie; è stata invece l’occasione per riscoprire le radici delle questioni di cui si tratta.

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