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→  giugno 23, 2018


Al Direttore.

Leggo la preoccupazione, di Pomicino e sua, per la “politica svuotata”, e mi prende il terrore retrospettivo per quello che sarebbe potuto succedere se fosse successo quello che in tanti auspicavano, prima che Renzi perentoriamente chiudesse ogni prospettiva di alleanza con il M5s. Sicuri che il PD sarebbe riuscito a riempire il vuoto della politica, “il cambiamento che rischia di mutare il profilo della nostra Repubblica, avvelenando i pozzi della democrazia”, e non l’avrebbe invece tacitamente legittimato, finendo per lasciarlo riempirsi “nel migliore dei casi dai mandarini, nel peggio dai poteri loschi”? Mi piacerebbe pensare che sia stata la nostra Dunkerque.

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→  febbraio 1, 2018


Le campagne elettorali, di solito, non godono di buona stampa. Quella in corso, però, qualche merito l’ha pur avuto: in tema Europa, i toni di chi proclamava o di voler uscire dall’euro o di volerne sfidare le regole, si sono attutiti; e in tema di promesse elettorali, è tutta una corsa a dimostrarne la sostenibilità.  Se da un lato alcune idee – che l’uscita dall’euro sarebbe uno schianto, e che le riforme senza “coperture” sarebbero un’agonia – sembrano diventate opinioni acquisite, dall’altro ci sono equivoci che continuano a circolare nei discorsi pre-elettorali.

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→  luglio 25, 2017


“Aver privatizzato le rete” telefonica è stato un errore: è davvero questa la posizione del Governo, come afferma il sottosegretario Antonello Giacomelli? E, in questo caso, che cosa intende fare? Proporre la costituzione di una commissione d’inchiesta? A rispondere di tale errore, non potendo chiamare l’allora Ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, chiamerà a giustificarsi l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi? L’attuale premier sta gestendo situazioni complicate su molti fronti, interni ed esteri, non credo che desideri perdere tempo a riscrivere i libri di storia. Ci permettiamo, rispettosamente, di suggerirgli non già una smentita ufficiale, che sarebbe troppo onore, ma un personale invito al sottosegretario a non impegnare la posizione del governo su argomenti che appartengono, al massimo, a dibattiti e convegni di reduci.

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→  luglio 21, 2017


Il problema non sono i leader, ma il bagaglio (culturale, politico ed economico) del popolo della sinistra

È un vero peccato che su You Tube il video del discorso di Massimo D’Alema al 2° Congresso del PDS del febbraio 1997 al Palaeur di Roma risulti “bloccato dall’autore per motivi di copyright”. Peccato perché ricordo l’effetto che mi fece, diciamo pure l’entusiasmo che provai: e mi sarebbe piaciuto risentirlo dopo questi vent’anni. Mi sarebbe piaciuto paragonare le emozioni di allora con quelle provate a qualche Leopolda, e verificare se è vero quello che sovente mi vien di pensare: che il D’Alema di allora era il Renzi di adesso.

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→  maggio 9, 2017


Nella crisi Alitalia si è verificata una marcata discontinuità, che è importante rilevare per le conseguenze che avrà sul modo in cui essa verrà gestita.

Prima del referendum tra i dipendenti Alitalia del 24 Aprile, il presidente Gentiloni era stato esplicito: “non ci sono alternative, dovete votare sì al referendum”, li aveva ammoniti. Appena se ne conoscono i risultati, i ministri sono unanimi nell’esprimere rammarico e sconcerto. Ma è chiara la posizione: agli azionisti decidere che cosa fare, al governo ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori.

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→  marzo 15, 2017


Al Direttore.

I convegni politici, soprattutto quando vengono caricati di grandi aspettative, hanno un tema dominante: non fa eccezione Lingotto ’17, la tre giorni organizzata da Renzi per preparare la mozione da presentare al Congresso del PD. Con una singolarità: che mentre il tema dominante di solito lo è per la sua presenza, questa volta lo è stato per la sua assenza. Dominante, dopo la bocciatura del 4 Dicembre, è il tema del sistema elettorale ma, che io ricordi (e sono stato quasi continuamente presente), non è stato neppure nominato fin quasi alla fine. Solo domenica verso la chiusura, è stato prima evocato da Piero Fassino (la vocazione maggioritaria indispensabile per essere polo aggregante di un campo più grande), e poi nominato da Matteo Renzi nel discorso conclusivo. Il quale, avvertito, bontà sua, che “non sappiamo quale legge verrà fuori”, e ammesso che “dopo il 4 Dicembre quel disegno è più debole”, ha affermato che è “la legge elettorale è un punto irrinunciabile”. Che irrinunciabile sia il suo essere maggioritaria, è tanto noto da lasciarlo sottinteso?

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