→ Iscriviti
→  giugno 18, 2021


Autostrade a Cdp: le aziende del primo capitalismo oggi sono tutte pubbliche. Peccato

È finita così: la maggioranza assoluta di Autostrade per l’Italia è della Cassa depositi e prestiti (Cdp). Non è stato un esproprio per pubblica utilità, è stata la vendita forzata a un soggetto indicato dal governo. Mai più i Benetton in Autostrade, aveva sentenziato Toninelli: ma l’esito era condiviso dalla quasi totalità delle forze politiche, e non osteggiato, a volte esplicitamente, da larga parte dell’opinione pubblica, imprenditoria privata compresa. Si era suggerito che a comperare fosse il Mef, ciò che avrebbe più facilmente portato a soluzione il vero problema, cioè l’inadeguatezza del concedente a controllare il concessionario; si sarebbe anche potuto frazionare la rete e introdurre concorrenza per confronto. Il premier avrà pensato, non senza ragione, che, con il Pnrr e le riforme, non era il caso di mettere altra legna al fuoco.

leggi il resto ›

→  maggio 15, 2021


Caro Direttore,
“la trasformazione cosmetica dei populisti”: senza avere la tua genialità di trovare le parole per esprimerlo, è quello che pensai partecipando, in remoto, a un lunch talk con Luigi di Maio. La sua lettura dell’introduzione conferma che lo staff della Farnesina non ha bisogno di cosmesi. Nessuno si aspettava le visioni di uno statista: ma le risposte alle domande dei commensali, ospiti educati ma per nulla virtualmente inginocchiati, hanno rivelato un perfetto giovane e volonteroso sottosegretario: che a studiare si impari stupisce solo se a dimostrarlo è proprio chi voleva convincerci che uno vale uno. E poi: chi c’è oltre a lui (Sileri non ha bisogno di metamorfosi)?

I populisti “non fanno più paura”: ma dànno speranza? Non basterebbe neanche che spegnessero tutte e cinque le loro stelle: bisognerebbe che splendessero di una luce diversa. E chi glielo dice a quelli che li hanno votati? Nelle mie campagne elettorali, andavo nelle sezioni che erano state comuniste a spiegare perché bisognava abolire l’art.18: uscivo e i segretari gli dicevano che servivano i voti di chi la pensava come me per battere Berlusconi. Ma la rivoluzione liberale a destra non c’è stata, e a sinistra non è bastata.

E se non l’hanno imparato loro, chi insegnerà ai populisti che la scuola è per gli allievi e non per i sindacati, che salvare le aziende zombie è sprecare soldi e non risolve i problemi, che nella PA si entra per meriti e non per anzianità da precario, che solo la concorrenza produce efficienza e la proprietà pubblica la riduce, che il golden power esteso a tutti i casi ci porta all’autarchia e all’isolamento?

Certo che è meglio se, come Marine Le Pen, si schierano con Israele (costa anche poco, non ci sono israeliani sui barconi). Ma a salvare questo Paese, la trasformazione non basta che sia cosmetica: e neppure che riguardi solo loro.

→  aprile 27, 2021


Intervista di Michele Masneri a Franco Debenedetti

L’Olivetti. Sottsass. In affitto da Agnelli. E l’esperienza dell’Interaction Design Institute. Parla Franco Debenedetti

Poche persone si conoscono appassionate di design come Franco Debenedetti: manager, intellettuale, ex senatore. E poi ancora collaboratore del Foglio, dandy, fratello di, fashion victim impeccabile nei suoi completi Prada.

Una vita segnata dall’Olivetti, di cui fu amministratore delegato quando il fratello Carlo De Benedetti (sì, staccato) ne era il padrone. E lì, il nume tutelare di Ettore Sottsass, di cui Debenedetti è cultore: gli ha fatto disegnare le sue case, e compra spasmodicamente vasi Memphis, beato lui, di cui mi manda le foto. Incontro fatale a Ivrea. “Non lo scoprii certo io. Me lo ritrovai in azienda, e ebbi modo di lavorarci insieme. Io ero a capo del progetto Synthesis, i mobili per ufficio, e gli feci disegnare alcune cose. Sono gli anni leggendari della diarchia, Sottsass e Bellini. Poi vidi la meravigliosa casa che fece per Roberto Olivetti, figlio di Adriano”.

leggi il resto ›

→  aprile 10, 2021


Al Direttore.

“In the future everyone will be world-famous for 15 minutes”. Parafrasando il detto warholiano, d’ora in avanti ogni azienda sarà strategica per 15 giorni (il tempo di applicare il Golden power).

leggi il resto ›

→  aprile 7, 2021


di Carlo stagnaro e Franco Debenedetti

La gestione privata è il bene da preservare, distinguendo tra gestore e controllore. Nella concessione i difetti della governance. Una soluzione possibile: Aspi al Tesoro e non alla Cassa.

La nazionalizzazione di Autostrade appare ormai un passaggio obbligato. Sarà temporanea ed esplicita, o permanente e non dichiarata? La scelta che farà Mario Draghi avrà effetti di lungo termine: per gli assetti industriali del paese e per il giudizio sul suo governo. Attualmente, il pallino è in mano agli azionisti di Aspi: entro metà maggio l’assemblea dovrà esprimersi sull’offerta della Cassa depositi e prestiti. Se verrà accettata, il governo ancora una volta si troverà impiccato a scelte compiute prima del suo insediamento. Quella che noi consideriamo la via maestra – intervenire sulla governance e le regole del settore, senza interferire con gli assetti proprietari – appare difficilmente percorribile. Per un motivo politico: il Movimento 5 stelle fa del cacciare i Benetton un tema identitario. E per un motivo economico: la revoca della concessione ad Aspi impone penali proibitive. Anche se, finora, Aspi non ha impugnato decisioni ben più gravi, come la revisione retroattiva delle penali: se l’assemblea dicesse no alla Cassa, e il M5s facesse buon viso a cattivo gioco, non è detto che non si potrebbe arrivare alla revisione della concessione senza esborso di denaro dei contribuenti.

leggi il resto ›

→  marzo 20, 2021


Caro Direttore,

“Elisir di sì perfetta,/di sì rara qualità,/ne sapessi la ricetta,/conoscessi chi ti fa!”
Pfizer o AstraZeneca? Turbati, già se lo chiedevano Felice Romani e Gaetano Donizetti.