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→  novembre 17, 1998


La settimana del monopolio: chi è solito riflettere sullo “stagno piccolo piccolo” del nostro capitalismo, (l’espressione è di Federico Rampini), e sui suoi immutabili assetti, così potrebbe ricordare gli eventi della settimana scorsa. E’ iniziata con il decreto sul settore elettrico. Si poteva creare una pluralità di imprese nella generazione e nella distribuzione, più opportunità per più imprenditori. Non è stato fatto, l’Enel cederà centrali, ma il monopolio rimarrà integro.

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→  novembre 2, 1998


Ancora una volta, la sinistra si trova alle prese con la questione elet­t rica. Oggi, sul futuro assetto del mercato dell’energia, è polemica tra Ministero e Autorità regolatrice. All’inizio del secolo, prima che Lenin dichiarasse l’elettrificazione elemento portante della rivolu­zione comunista, in Italia fu Nitti a proporre la nazionalizzazione; questa divenne poi la bandiera del primo centrosinistra. Trent’an­ni dopo si aprono prospettive di liberalizzazione: ed è alla sinistra, durante il Governo Dini, che si deve la legge che istituisce l’Auto­rità di regolazione, fu la sinistra a insediarvi il primo Presidente, Pippo Ranci.

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→  dicembre 4, 1997


“Blowing in the wind” cantava Bob Dylan alla presentazione di Wind, la joint-venture tra Enel, France Télécom e Deutsche Telekom: telefonia fissa, cellulare, Internet, per aziende e famiglie. I grafici illuminavano il futuro: otto milioni di utenti, diecimila posti di lavoro, 12.000 miliardi di investimento. Dodicimila miliardi: e chi li mette?

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→  aprile 22, 1997


Al Direttore.

Credo fosse due anni fa, una calda giornata di sole. All’Università La Sapienza si dibatteva di liberalizzazione delle telecomunicazioni. E’ inaccettabile, sostenevo, che alla vigilia (fa fin tenerezza ripensarci!) del­la sua privatizzazione il monopolista pubblico si annetta anche il monopolio del cavo nelle città, e di I ì si conquisti l’ingresso nel settore te­levisivo. Lo sostenni con foga, tanto che Miro Allione, allora amministratore delegato di Stream, lasciò la sala indispettito. Se il suo suc­cessore Io sapesse avrebbe oggi un motivo in più per sorridere soddisfatto: Stet Telecom sta per concludere l’accordo che sancirà la sua entra­ta a vele spiegate nella televisione; non solo in quella via cavo, dove ormai più nessuno è in grado di contrastarla, ma in quella satellitare.

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→  febbraio 21, 1997


Al Direttore.

Che i governi di coalizione siano costretti a politiche di stop and go, tra sor­tite coraggiose e ritirate strategiche, è naturale. Ma nel caso nostro, dov’è il go?

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→  giugno 23, 1996


Ai nuovi governi, negli altri Paesi, si concedono i conto giorni di lima di miele; ai nostri si concede un solo colpo in canna: i loro primi atti ne marca­no successi o insuccessi, fortune o disgrazie. Differenza cui non è probabilmente estranea la trasversalità di certi temi rispetto agli schieramenti politici, con le forze liberalizzatrici disperse tra pds e fi, quelle centrastico-con­servatrici arroccate in rc e an. Così è stato per Amato e Ciampi, che riuscirono tirando bene li pri­mo colpo. Così accadde a Berlu­sconi, che lo fallì nello scontro tra entusiasmi da campagna eletto­rale e realtà sociale del Paese. Così fu per il governo Dini, mar­cato sul nascere dall’obbiettivo di annacquare il progetto di riforma pensionistica. Quanto al governo Prodi, è un governo politico con maggioranza politica, ma la rego­la – Maastricht in vista – vale anche per lui.

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