→ aprile 11, 2000

Quando gli scossoni di Borsa prendono i titoli di prima pagina, qualcuno può essere indotto a pensare che la new economy sia solo bolla speculativa, quotazioni stratosferiche sottratte alla forza di gravità dei conti economici. Invece la new economy è soprattutto un nuovo settore economico, i suoi prodotti e i suoi risultati possono diventare altrettanto tangibili di quelli della old economy. Se c’è il terreno economico e culturale adatto. Ne è un esempio questa «storia di due città».
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→ marzo 9, 2000

“Se le ex Fondazioni bancarie non sapranno cambiare il passo , allora tanto valeva distruggerle quando si è deciso del loro futuro”. Giuliano Amato ( “Le Fondazioni fuori dal credito”, Sole 24 Ore di martedì) deve usare toni sempre più forti per bacchettare le Fondazioni: non solo non intendono “scrollarsi di dosso il passato”, non solo mantengono posizioni di controllo, ma rivendicano per sé il ruolo di stabilizzatori del sistema bancario, di “ago della bilancia”, per usare le parole del Presidente della Fondazione Cariplo. E questo a pochi mesi dall’approvazione della legge che avrebbe dovuto indirizzare i loro capitali e le loro energie all’attività no profit.
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→ febbraio 25, 2000

Coglie il cuore del problema il Presidente del Consiglio quando, nel suo scritto pubblicato dal Sole 24 Ore il 20 Febbraio, individua nella complessità e nella incisività i due parametri in base ai quali valutare il disegno di riassetto del settore del gas.
C’è una complessità oggettiva, la difficoltà di liberalizzare un sistema a rete; e c’è una complessità soggettiva, la resistenza del monopolista ad accettare la concorrenza.
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→ febbraio 19, 2000

“Gli interessi degli azionisti a cui il governo ha venduto titoli Eni e gli interessi più generali che si tutelano con la liberalizzazione sono inconciliabili”. Così l’Eni per bocca del suo presidente commenta il decreto legislativo Letta sulla liberalizzazione del gas. Dato – e assolutamente non concesso, come ho avuto modo di argomentare – che ciò sia vero, si aprono due prospettive. Primo: le società pubbliche diventano, all’atto della privatizzazione, esse stesse portatrici di un interesse di ordine superiore, che prevale su quello generale, a perseguire il quale erano state concepite; sono dunque una figura giuridica nuova Oppure: la rappresentanza di interessi superiori a quelli generali viene attribuita a tutte le società per azioni, In tal caso, posto che nella stragrande maggioranza delle società per azioni non vale il voto capitario, e stante la struttura proprietaria delle nostre maggiori società, l’interesse generale si identifica con quello delle grandi famiglie.
→ febbraio 15, 2000

“Dobbiamo navigare tra Scilla e Cariddi, creare competizione sul mercato del gas, ma senza danneggiare l’ENI; l’Italia aprirà il suo mercato interno se ci verranno garantite condizioni di reciprocità dai nostri partner europei.”
Questo il concetto espresso dal Ministro dell’Industria in Senato. E mentre ascoltavo le sue parole pensavo – spero che Enrico Letta non mi giudichi irrispettoso – ai taxi di Roma. Perché è chiaro che il cittadino si avvantaggerebbe se il comune liberalizzasse concessioni orari e tariffe: ma i taxi a Roma sono 6000, controllano probabilmente 20.000 voti, quale politico può permettersi di ignorarli?
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→ gennaio 27, 2000

Le vicende che stanno travolgendo Kohl, coinvolgendo la memoria di Mitterand e sconvolgendo Israele, scoppiate mentre da noi la morte di Craxi ha dato l’occasione alla rievocazione degli scandali che travolsero il PSI, potrebbero indurre a rubricare tutto sotto una sola voce, quella di finanziamento illecito della politica. Sarebbe una grossolana semplificazione; e sarebbe grave se la commissione parlamentare d’inchiesta che sta per essere votata, dovesse indulgervi.
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