→ Iscriviti
→  maggio 22, 2018


Quanti saranno quelli che domenica mattina hanno perso il treno? Chi, per viale Monza o per Melchiorre Gioia andava verso il centro, trovava tutti gli accessi verso la Stazione Centrale bloccati da auto della Polizia municipale, a protezione di una fiumana di magliette verdi con la scritta PoliMIRun. Non so quelli che hanno svoltato: chi, come me, ha seguito verso Sud ha dovuto andare oltre il Politecnico. Già su «la» maratona di Milano ci sarebbe da ridire: quella però è una manifestazione sportiva ben nota. Ma è lecito infliggere a decine di migliaia di cittadini fastidi così rilevanti per consentire ad alcune centinaia di persone di trotterellare o di camminare stringendo in un cerchio il centro della città? Quali esternalità positive lo giustificano? Per quelle negative, esistono modi almeno per ridurle. Potrebbe essere un ottimo paretiano lasciare in funzione i semafori ad alcuni incroci: si consentirebbe ai mezzi l’accesso al centro cittadino, si offrirebbe ai “maratoneti” la pausa di cui evidentemente necessitano. Ci sono certo tecnologie per indicare tempestivamente le deviazioni necessarie, e alla peggio ci son sempre i vecchi cartelli gialli. La soluzione radicale sarebbe far svolgere la manifestazione in parchi ameni: minore visibilità, ma anche minore pubblicità negativa, proprio a quelle competenze ingegneristiche di cui abbiamo tanto bisogno.

→  aprile 8, 2018


Caro Aldo,
naturale pensare che a indurre Cassa depositi e prestiti, i cui vertici sono, com’è noto, in scadenza, a un intervento così muscolare nella contesa tra due soggetti privati, ci sia il desiderio di disporre le vele per prendere il vento del nuovo clima politico che sta dilagando nel Paese. Se il risultato sarà separare la rete dell’«incumbent», e riunirla a «Open Fiber» sotto il controllo dello Stato, avremo ricostituito il monopolio, e ridotto Tim a una catena di negozi. Chi ha demonizzato quella della telefonia come la peggiore delle privatizzazioni, potrà essere fiero di ciò che ha ottenuto: la rete rinazionalizzata, e una delle nostre poche grandi aziende dissolta.

→  marzo 24, 2018


Grazie, signora Giulia. Non sa quante volte, l’ultima ieri pomeriggio, mi son detto “ma perché non avere la vecchia Rai Radio 5 e la sua musica?”: lei invece ha scritto “la rivoglio”. Avevo sospettato qualcosa un anno fa, cercando il palinesto (allora non conoscevo Shazam): l’avevano cambiato. Perché cambiare una cosa che funziona bene e a cui il cliente è abituato?

leggi il resto ›

→  agosto 17, 2017


“Il pagamento elettronico è l’unico strumemto per combattere l’evasione degli esercenti”, sostiene il giornalista televisivo. “Lo Stato non deve intervenire sul modo in cui i negozi conducono i propri affari: saranno i clienti a scegliere”, ribatte l’imprenditore ed economista.

Qualche giorno fa mi trovavo a Salisburgo e mi sono seduto al famoso Caffè Tomaselli. Al momento di pagare il conto mi hanno rivelato che non accettavano la carta di credito. Nonostante avessi con me i contanti, ho protestato e annunciato che avevano appena perso un cliente. Per me solo in questo devono consistere le “sanzioni”: nella scelta dell’avventore di non frequentare più un certo esercizio. Lo Stato non deve intervenire sul sistema con cui un commerciante conduce i suoi affari.

leggi il resto ›

→  luglio 19, 2016



Intervista di Fabrizio Caccia a Franco Debenedetti.

«Ho parlato con mio fratello. Eravamo entrambi sicuri della condanna, nonostante la fiducia dei legali»

Un’ironia amarissima traspare, inizialmente, dalla sua voce: «Eccomi qua, ho 83 anni, non scappo, non fuggo, non sono ancora detenuto…», dice al telefono Franco Debenedetti, appena condannato dal tribunale d’Ivrea in primo grado a 5 anni e due mesi di carcere per il processo sull’amianto all’Olivetti. La stessa pena che ha avuto il fratello Carlo, l’Ingegnere.

leggi il resto ›

→  marzo 31, 2016


recensione di Antonio Polito al nuovo libro di Franco Debenedetti

Esce il saggio «Scegliere i vincitori, salvare i perdenti» (Marsilio). Teoria, prassi e sperperi dello Stato imprenditore in un’analisi critica di Franco Debenedetti

«Anche nelle maggiori ristrettezze, i denari del pubblico si trovano sempre, per impiegarli a sproposito». Alessandro Manzoni conosceva così bene il nostro carattere nazionale (tendiamo facilmente a dimenticare che il denaro pubblico è nostro), da meritarsi la citazione d’apertura nel nuovo libro di Franco Debenedetti, vera e propria biografia di un’idea (anzi, di «un’insana idea», come è definita nel sottotitolo). L’idea è quella della «politica industriale», e cioè di una «politica in cui l’attività industriale è svolta più o meno direttamente dal potere pubblico», che ha percorso la storia d’Italia da Giolitti a Renzi, e che ancora oggi resta popolare sia nel senso comune di molti italiani sia nella prassi di tanti politici. La convinzione insomma che tocchi allo Stato Scegliere i vincitori, salvare i perdenti della competizione economica (come nel titolo del volume in libreria da oggi, m per Marsilio).

leggi il resto ›