Questione RAI

dicembre 9, 2004


Pubblicato In: Giornali, La Stampa

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La polemica con Angelo Benessia

Chissà che anno era quando il gerarca sovietico in giro per l’America, di cui racconta Angelo Benessia («Tv pubblica e futuro», La Stampa di ieri), trovò che radio e televisioni erano d’accordo sulle questioni più importanti. Certo non poteva essere all’epoca della guerra in Corea, non in quella delle marce per i diritti civili di Martin Luther King, non all’epoca delle rivolte di Berkeley, non in quella del Vietnam, e neppure all’epoca del Watergate, e neanche in quella di Wade vs. Roe: tutte questioni che hanno appassionato e lacerato l’America.

Forse il nostro gerarca non capiva l’inglese della televisione. I suoi accompagnatori se ne accorsero, e gli fecero fare un giro in un grande magazzino. Grande fu il suo stupore, nel vedere non solo la quantità di prodotti, ma l’incredibile possibilità di scelta che offrivano alle gente: e senza che dovesse fare la coda dal mattino presto. «Da noi – disse ai suoi interlocutori – nonostante mettiamo la gente in prigione e la torturiamo, non ci riusciamo. Qual è il vostro segreto?». Gli spiegarono che questo è dovuto al libero mercato, un sistema in cui circolano le informazioni relative alle merci. A questo serve la pubblicità.
Tornato in patria, si ricordò di vecchie letture al Komsomol, parlavano di valore di scambio e di valore d’uso. Ci ragionò su, scoprì il valore delle informazioni contenuto nelle merci e nei loro prezzi, espresse i suoi dubbi a un amico fidato, finì in un gulag. Nelle fredde notti siberiane, rivedeva quella mitica televisione, i talk show, le news, i film in cui i cattivi erano gli indiani e quelli in cui i cattivi erano i bianchi, e soprattutto quelle meravigliose merci, e le pubblicità che le magnificavano. Sono passati gli anni, e il nostro gerarca degerarchizzato è invitato in un talk show italiano. Si parla di Rai, e della necessità di abolire la pubblicità per dare spazio a «un progetto politico di ampio respiro» basato sui «valori scolpiti». Vecchio era, ma di buona memoria, e vigoroso: dovettero accorrere in quattro per tenerlo.

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