→ marzo 2, 1999

È diventato un luogo comune: l’Opa su Telecom ha cambia to il volto al capitalismo italiano. Ma i luoghi comuni, quando si usurano, bloccano il ragionamento; mentre bisognerebbe chiedersi: lo cambia, ma in che senso?
Contro la banalità dei luoghi comuni serve la provocazione del paradosso. Come quello proposto da Francesco Giavazzi (Utile lezione da un assalto, Corriere della Sera del 24 febbraio): egli autorevolmente nota che è stato il Tesoro ad imporre la scelta di Franco Bernabè, e che è di nomina governativa il più numeroso gruppo di consiglieri di amministrazione. Da qui la sorprendente conclusione: si è «di fatto cancellata la privatizzazione» di Telecom. Se è così, allora l’Opa abbia o meno successo, va vista come un episodio della storia delle privatizzazioni italiane.
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→ febbraio 25, 1999

«Mercato sì, ma prima le regole»: alcuni commenti all’Opa lanciata da Olivetti su Telecom giustificano la diffidenza per questa pia giaculatoria. Perché, quando si viene al dunque, e si tratta finalmente di lasciar funzionare il mercato, e c’è qualcosa che non piace, c’è sempre qualche regolina nuova da aggiungere.
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→ febbraio 24, 1999

1. Struttura proprietaria di Telecom Italia.
Al tiro a segno contro il nocciolo duro voluto dal Tesoro, e individuato da Morgan Stanley, si sono esercitati proprio tutti; molti di quelli, giornalisti e politici, che oggi lo difendono dall’attacco di Olivetti, erano in prima fila. Sparavano contro contro Ciampi, che aveva regalato tanto gioiello ad azionisti tanto gretti ed imbelli.
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→ febbraio 17, 1999

Enel, la vittoria del monopolio
Entro il 19 febbraio il governo avrà dovuto recepire la direttiva comunitaria sulla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica: per quella data dovrà fissare i principali paletti di un processo iniziato da quando sette anni fa, precisamente nel febbraio 1992, la commissione europea avanzò la prima proposta. A quanto riferiscono i giornali, queste dovrebbero essere le decisioni sui tre punti chiave.
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→ febbraio 17, 1999

Al Direttore.
Se l’attivismo normativo del governo sarà servito a catalizzare la pacifica soluzione della guerra satellitare europea e i due contendenti troveranno il loro vantaggio a non combattersi nei nostri cieli, se dell’orientamento delle nostre parabole si deciderà in Franza e in Anglia, resterà pur sempre la dimostrazione di come spalanchiamo le parte alla concorrenza, come attiriamo gli investimenti stranieri. Finiremo dunque diritto nella casella in cui Carlo Maria Cipolla colloca quelli che fanno il male proprio e il bene altrui: “sprovveduti” per decreto legge.
→ febbraio 9, 1999

Penserà pure in francese Bruno Trentin, come scrive il Corriere di ieri, ma non é l’ esprit de finesse che parla in lui quando di flessibilità é il discorso: in quel caso, con geometrica precisione rivolge il tiro su chiunque nomini il vocabolo-tabù.
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