Per il governatore Ignazio Visco, la Banca d’Italia “deve poter valutare compiutamente l’idoneità dei manager delle banche, nel rispetto di criteri di trasparenza e imparzialità dell’azione amministrativa”, fino al diritto di sostituire i manager incompetenti assunti dalle banche. Il numero uno di Palazzo Koch, intervenendo all’assemblea Assiom-Forex, ha sottolineato che via Nazionale “deve poter intervenire efficacemente nei casi in cui, sulla base di fondate evidenze, ritenga necessario opporsi alla nomina di esponenti aziendali o rimuoverli.”
Ilsussidiario.net ha intervistato Franco Debenedetti.
Un pamphlet indica il lato nascosto delle elezioni italiane: basta la volontà popolare a governare la democrazia in un mondo complicato o servono élite e competenza? Due chiacchiere aspettando Sanremo.
Chiacchiere al Foglio. Hanno partecipato Franco Debenedetti (già senatore dei Democratici di sinistra, autore de “Il peccato del professor Monti” per Marsilio editori), Sylvie Goulard (parlamentare europea liberale, autrice insieme a Mario Monti di “La democrazia in Europa” per Rizzoli e Flammarion), Rita Di Leo (professore emerito alla Sapienza di Roma, autrice de “Il ritorno delle élites” per Manifestolibri) e il direttore Giuliano Ferrara.
Il problema di chi entra in politica è la definizione della propria identità. Nel pensiero di Mario Monti è presente una singolare rappresentazione, per cui sarebbe preferibile se le forze politiche si allineassero secondo la loro maggiore o minore propensione alle riforme piuttosto che sull’asse tradizionale destra-sinistra. Di questa semplificazione il Professore si serve per far coincidere la difesa delle azioni del suo governo passato con l’adozione dell’”agenda Monti”, il programma della sua coalizione. Ma se un programma lo può scrivere chiunque, l’identità politica, in base a cui si formano le volontà dei cittadini, non si può improvvisare. Franco Debenedetti individua nel proposito di Monti di cambiare radicalmente il discorso politico in Italia il suo vero Peccato Capitale, e lo mette a nudo in questo libro. Per comprendere la radice ideologica di questo peccato l’autore ripercorre la vita e le opere di Monti e del suo governo nel 2011-2012 in relazione a fenomeni più complessi e alle loro radici storiche: l’Europa, origine e fine del governo Monti; l’ambivalenza che noi europei sentiamo tra libertà e giustizia, tra democrazia e vita morale; la contrapposizione tra euroentusiasti ed euroscettici, i quali, con grossolana approssimazione, vengono fatti coincidere con i sostenitori e gli avversari del governo Monti; una ricostruzione inedita del vertice di Bruxelles di giugno 2012, l’episodio più significativo di politica europea del governo Monti.
Di chi sono le banche? A questa domanda in Italia non si è mai data una risposta chiara. Eppure se per il funzionamento di un’economia capitalistica la certezza dei diritti di proprietà è essenziale, a maggior ragione lo è quando si tratta di istituzioni che provvedono i mezzi finanziari a quella che viene (impropriamente) chiamata economia reale.
La ricostruzione storico-economica degli eventi non richiede particolari doti investigative: semplificando in maniera estrema, il Monte dei Paschi di Siena comprò, nel 2007, l’Antonveneta a 9,3 miliardi di euro (a cui si aggiunsero altri oneri per un miliardo) dal Banco Santander. Questi l’aveva acquistata solamente due mesi prima per 6,3 miliardi. Se l’immotivato prezzo aggiuntivo fu il frutto di una tangente o di considerazioni strategiche scriteriate, lo stabilirà la magistratura. Sta di fatto che l’operazione determinò un buco nelle casse dell’istituto che cerò di colmare, a livello contabile,con un altrettanto fallimentare operazione in derivati. Quel che ancora non è noto, è come è stato possibile che tutto ciò sia potuto avvenire.
Lo abbiamo chiesto a Franco Debenedetti.