Al direttore.
Se non proprio tutti, certo la maggior parte dei femminicidi non è conseguenza di uno scoppio improvviso di ira irrefrenabile: in ognuno di essi c’è una qualche forma di premeditazione, anche se non nel senso strettamente giuridico del termine. L’omicida ha avuto modo di essere cosciente delle conseguenze del suo atto; sa che verrà catturato, anzi sovente è lui stesso a consegnarsi; sa la conseguenza inevitabile a cui va incontro, non meno di 21 anni di reclusione. E io non riesco a immaginare che cosa possa suscitare nell’omicida un sentimento più forte dell’istinto di sopravvivenza, un sentimento che solo la scomparsa della donna possa sedare. Mi sembra quindi che il suicidio, a volte attuato, più sovente immaginato, sia una pulsione che non segue, ma che precede l’atto: i 106 femminicidi (2022) dovrebbero quindi essere contati anche nel novero dei suicidi, almeno di quelli tentati: 3.686 nel 2020, uno ogni 16 ore nel 2022, 822 (oltre a 763 tentati) da inizio anno. Se è così, le cause del femminicidio vanno ricercate non solo nella distorsione del rapporto con le donne, ma anche nell’incapacità di reggere i dolori della vita. E quindi le iniziative per eliminarlo non devono solo essere di educazione relazionale, ma anche di forza per resistere alle difficoltà della propria vita e di capacità di trovare mezzi per superarle. All’origine non c’è tanto la lesione dei presunti diritti del patriarcato, quanto l’incapacità di adempierne ai doveri.
La risposta del Direttore
E aggiungerei, caro Franco, che vi è un elemento in più da considerare. Ogni uomo che pratica violenza nei confronti di una donna mostra un grave vulnus della società (e le parole del papà di Giulia Cecchettin andrebbero tatuate come quelle di Tusk). Ma ogni volta che si considera la società occidentale come l’esempio plastico dell’incapacità che si ha nel difendere una donna bisognerebbe ricordare anche che il modello occidentale, più che essere denigrato, andrebbe migliorato, certo, discusso, ovvio, ma anche difeso ed esportato magari in quei paesi, come quelli regolati dalla sharia, dove, come abbiamo avuto modo di dire, la violenza sulle donne non è un problema perché semplicemente è stata istituzionalizzata.
Femminicidi e suicidi
dicembre 13, 2023
Francesca Ragni
10 mesee fa
Caro Franco grazie per rendermi partecipe dei tuoi pensieri e per aver condiviso con me queste riflessioni acute, profonde e condivisibili. Io credo che nella mente dei carnefici scatti un sentimento di odio incoercibile e talmente forte che faccia passare in secondo piano tutto il resto compresa la possibilità della pena e lo stigma sociale che sarà incancellabile anche con il suicidio. Il paradosso della nostra società è che quanto più le donne acquisiscono la possibilità di essere indipendenti e di ribellarsi da un rapporto che non vogliono più tanto più sembra esacerbarsi il sentimento d’odio e di sopraffazione che spinge gli uomini ad uccidere o a sfregiare per sempre le compagne . E’ una società viziata dal narcisismo nella quale la ferita narcisistica più profonda, quella dell’abbandono, non viene più accettata.