Quante balle in TV
di Antonio Polito
Non vedo molta tv. Sono al lavoro quando comincia il prime time. Però l’altra sera ho visto Anno zero. Vi confesso che a me Santoro piace. È uno che sa fare televisione, come si dice in gergo. Solo che quella televisione non ha più alcun rapporto con l’informazione. Volete chiamarla fiction, docu-drama, infotainment? Chiamatela come volete, ma non è informazione. Però la gente che guarda è indotta a credere che lo sia. E qui nasce un problema serio. Quando parlano di politica, e magari massacrano Berlusconi, chi se ne frega. La politica è chiacchiera. Ma quando parlano di mercati, dei soldi della gente, delle banche? Se mentre le autorità di tutto il mondo implorano i risparmiatori di non vendere, per evitare il disastro comune, la tv alla sera ti dice che i tuoi soldi sono in mano a dei banditi che li usano per scopi personali, il risultato è che il servizio pubblico diffonde il panico, e istiga a vendere. Diventa un attore della crisi, invece che un osservatore che informa sulla crisi.
Davanti alla tv. La puntata di giovedì sosteneva questo: i banchieri sono dei truffatori seriali, i banchieri amici di Berlusconi sono più truffatori degli altri. Banche come Unicredit fregano i loro clienti mollando loro consapevolmente titoli spazzatura per pura avidità, facendosi firmare contratti capestro che poi stracciano per eliminare le prove del misfatto. C’è un Grande Vecchio, indicato in Geronzi, che sulla piazza di Londra ordisce colossali speculazioni per regolare i suoi conti personali con Profumo, provocando lo sconquasso che è sotto i nostri occhi. Sono tesi ardite, spesso complottarde, sempre senza contradditorio, comunque legittime. Ma l’informazione è tale se dimostra le tesi con fatti. I fatti di Anno zero sono conversazioni con fonti anonime, ma trasformate in piccoli sketch dove al posto della fonte anonima compare un attore, che parla con la sua voce e la sua faccia, cosicché lo spettatore è indotto a pensare che si tratti di un’intervista vera con persona informata dei fatti, mentre quello sul video è un attore pagato che ripete voci non dimostrate e spesso indimostrabili. Siamo al di fuori di ogni deontologia professionale. Se un mio cronista scrivesse un’intervista falsa, sarebbe una giusta causa di licenziamento. Ad Anno zero è un titolo di merito professionale.
Al Quirinale. La visione notturna di Santoro mi è tornata in mente ieri mattina, mentre ascoltavo al Quirinale il presidente Napolitano che ricordava ai giornalisti il loro dovere professionale e civile: Non alimentate un allarmismo che in questo campo può diventare immediatamente fattore di aggravamento della crisi. E mi sono chiesto che fa la Rai. Intendiamoci: giù le mani da Santoro, nessuno tocchi Caino, basta con gli editti bulgari; ma, diamine, imponetegli almeno delle regole di deontologia professionale, ricordategli che ci vuole una fonte attendibile e identificabile per dare del malfattore alla gente, e soprattutto proibite le finte interviste televisive con attore, che sono la depravazione finale del giornalismo televisivo.
ARTICOLI CORRELATI
Non è colpa di Santoro se ormai il vero coincide con il bello
di Franco Debenedetti – Il Riformista, 14 ottobre 2008
Se tramonta l’egemonia degli Usa, rinasce l’uovo del serpente
di Antonio Polito, Il Riformista, 13 ottobre 2008
ottobre 11, 2008